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Il 2019 e tutti gli altri nove della nostra vita | Barbara Tampieri (Lameduck)

Non sono una particolare appassionata di numerologia. Non lo sono per il fatto che il giocare con i numeri, volendo trovare in essi ad ogni costo particolari significati, è un esercizio rischioso come la tavoletta Ouija, in grado di dare la stura ad un inconscio che raramente si riesce a tenere a bada; tanto che si finisce per darli, i numeri.
In questi giorni però, ragionando sull’anno che stava per arrivare, il 2019, l’anno in cui si svolge “Blade Runner” ovvero l’ennesimo film futuribile che ormai è scaduto a film d’attualità, mi sono accorta che gli anni con il nove, ovvero ogni ultimo del decennio, nel secolo scorso hanno scandito eventi molto significativi e così mi è venuta voglia di elencarli, giusto per sapere quali anniversari potremo celebrare nel corso dell’annata. Un tipico esercizio per riempire il capodanno e farlo passare il più presto possibile.
Ieri 1° gennaio sono stata afflitta da un mal di testa tremendo con nausea come non mi accadeva da anni e credo che, oltre ai postumi dei brindisi con vinacci vari mescolati e non agitati del trentun dicembre, sia stato il ventennale della nascita dell’euro a sconquassarmi le budella. Io sono una che somatizza molto, specie in occasione degli anniversari. Un mio professore diceva che era un fenomeno classico della psicosomatica e mi raccontava i casi sorprendenti di pazienti afflitti da mali inesplicabili, addirittura improvvise cecità, che si risolvevano appena costoro riuscivano a prendere coscienza del fatto che questi sintomi comparivano invariabilmente in occasione di date particolarmente significative per loro. Ad esempio ricorrenze di lutti e perdite che avevano subìto.
Il 1° gennaio del 1999, appunto, nasceva il mostriciattolo, il tessoro, l’irreversibile, che dal 2002, anno della sua entrata a gamba tesa nelle nostre vite, certifica senza pietà il nostro inesorabile declino economico. Per ironia della sorte nacque nell’anno in cui il Nobel per l’economia andò a Robert Mundell, il teorico dell’area valutaria ottimale, ovvero quella cosa che è stata scientificamente fatta mancare all’euro per renderlo apposta così letale.
Il 1999 offrì altri spunti particolamente significativi per tutto ciò che avrebbe caratterizzato il nuovo millennio. In quell’anno uscirono due film, “Eyes Wide Shut”, l’ultimo film di Stanley Kubrick e “La nona porta” di Roman Polanski che curiosamente si occupavano entrambi del medesimo soggetto oscuro: il satanismo praticato dalle élite. Un argomento divenuto oggi assai di moda. Fu l’anno anche di “Matrix”
Fu l’anno in cui si insediarono Ciampi alla presidenza della repubblica e Prodi alla Commissione europea, mentre D’Alema bombardava assieme alla NATO la Serbia. Atto assai imperialista che finora non pare essere mai stato rinnegato dalla cosiddetta sinistra di lotta e di governo ma anche pacifista. Si vede che era qualcosa che s’aveva da fare. Per fortuna che Eltsin si levò di torno e lasciò spazio a Vladimir Putin. Altro ventennale.
Il presidente Clinton (il marito) firmò la legge che di fatto cancellava il Glass-Steagall Act, la regolamentazione sulla separazione tra attività bancaria commerciale e di investimento che risaliva agli anni ’30. Legge che, negli intenti dei suoi estensori, avrebbe dovuto impedire la catastrofe di un nuovo ’29 e la cui eliminazione non ha infatti evitato la grande crisi dei mutui subprime.
Eh già, perché quest’anno saranno anche i novant’anni dal crollo di Wall Street, la prima grande crisi finanziaria del Novecento, culminata con il “venerdì nero” del 1929.
A dieci anni prima, al 1919, e qui siamo di centenario, data il famigerato
che tanti lutti avrebbe addotto all’Europa e che ispirò a J.M. Keynes “Le conseguenze economiche della pace”. In quell’anno nacquero i partiti che avrebbero di lì a poco fatto la storia della restante parte del Novecento: Anton Drexler fondò in Germania il Partito del Lavoro (futuro partito nazionalsocialista), Don Sturzo fondò il Partito Popolare (futura DC), Lenin e Trotsky la Terza Internazionale e Benito Mussolini i Fasci di combattimento. Non male.
Inutile ricordare cosa accadde nel 1939, come conseguenza del 1919 e del 1929.
Per i settantenni da celebrare, nel 1949 l’Italia aderì alla NATO e il Trattato di Londra sancì la fondazione del Consiglio d’Europa. Intanto i sovietici facevano esplodere la loro prima bomba atomica. Ma non è finita. il 1° ottobre nasceva la Repubblica Popolare Cinese e si riuniva il parlamento del neonato stato di Israele. Nacque quella Germania doppia che piaceva tanto a Giulio. Furono infatti proclamate la Repubblica Federale e la Repubblica Democratica. Il venir meno di un famoso muro, e oggi non sappiamo più dire se fu più devastante il muro o il suo crollo, avvenne in un altro “9”, nel 1989, anno in cui si celebra anche la nascita del web, la nostra catena quotidiana.
Nel 1959 la rivoluzione di Fidel a Cuba porta il socialismo nei Caraibi e un costante e fastidioso prurito alle parti basse d’America.
Altre ricorrenze europee sono scandite dal numero nove. Nel 1979 nacque il papà di Euro, quindi quest’anno si celebreranno i quarant’anni dello SME e nel 2009 entrò in vigore il Trattato di Lisbona. Un decennale niente male. Che il 2019 ci porti degli altri eventi significativi? Chissà.
E il cinquantenario, che fa sempre la sua porca figura celebrarlo? Il sessantanove, numero interessante sotto molti aspetti soprattutto mondani, nel senso di 1969 sarà celebrato come l’anno in cui furono alimentati sogni ed illusioni di gloria e di viaggi (in tutti i sensi) come mai prima nella storia, per poi infrangerli con quelli che potrebbero essere considerati i primi esempi della dottrina dello shock. Da Cape Canaveral a Piazza Fontana.
Dal mito (e/o illusione?) del “man on the moon” e dai viaggi interstellari mescalinici a Woodstock fino al bad trip in cima a Cielo Drive con le satanasse di Charlie Manson a compiere sacrifici umani su Sharon Tate (moglie di Polanski) e i suoi ospiti, in nome dell’Helter Skelter, l’imminente guerra razziale che avrebbe portato i neri al potere. Un orrore ormai divenuto pane quotidiano della cronaca e proclami allora considerati giustamente i deliri di un folle con la svastica tatuata in fronte ma che oggi potrebbero passare tranquillamente per i contenuti di qualche documento dell’ONU.
Cinquant’anni dall’estate della Luna. Ho già ricordato che fui tirata giù dal letto da mamma: “Vieni a vedere l’astronauta sulla Luna!” Ma a me, impastata di sonno, quell’omino nella TV in bianco e nero, che sembrava far finta di saltellare sulla scaletta, non diceva assolutamente nulla, tantomeno quel “ha toccato!!” quasi orgasmico di Tito Stagno. I bambini non li freghi e noi eravamo ancora bambini ingenui. Fu dopo, con i servizi fotografici a colori pubblicati su “Epoca” e una notevole fascinazione per gli astronauti che mi feci prendere. Tanto che avrei tenuto per anni appesa in camera la foto di Buzz Aldrin immortalato da Armstrong. Però quella mattina no, non mi impressionai e forse pensai che sembravano proprio in studio. In effetti la Luna ce la immaginavamo tutti diversa, diciamo la verità. Non così polverosa e tristarella come la spiaggia di Casalborsetti.
Un mese dopo ci fu il raduno di Woodstock, 500.000 persone ad assistere, strafatte, a musicisti anch’essi strafatti che però ci lasciarono delle performance memorabili e all’avanguardia che ormai sono diventate musica classica. Altra illusione, altro prestigio. Sesso, droga e rock & roll. I figli dei fiori che di lì a poco sarebbero diventati i fiori del male.
E’ un cinquantenario da celebrare, quindi? L’unica cosa certa è che, tra la Luna e Woodstock, almeno una delle due cose è avvenuta davvero. Jimi Hendrix ha davvero camminato sulla Luna.

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