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Troisi l’inimitabile del massimo.

Articolo di Arco Lubrano

Salve,non ci conosciamo,o forse si!
Sicuramente conoscerete lui,Massimo Troisi, come vogliamo classificarlo? Nella nobile Arte del messaggio in movimento credo che a livello nazionalpopolare sia ancor oggi uno dei massimi artisti, nel corso degli anni ognuno di noi ha almeno citato una sua battuta o un suo pensiero e non necessiariamente nella lingua Napoletana tanto cara all’artista stesso. Tanto cara da usarla come intercalare affettuoso, semplice, rapido, positivamente compassionevole in tutte le sue apparizioni al pubblico, pochi davvero han usato l’accento natio per dialogare durante innumerevoli premi ricevuti o chiacchiere della Domenica pomeriggio televisiva tradizionale. La semplicità, nonostante lui sia stato un’anima fragile ma sensibile, infinitamente alla ricerca di rinnovarsi e migliorare. Creatività eccezionale, sia da solista sia con il trio La Smorfia. Le pause, non erano silenzi erano pause ragionate, che invogliavano lo spettatore a capire e ridere del concetto oltre la frase stessa. Pause che ricordavano il grande teatro di Eduardo. Autoironia, satira mai banale, leggera, anche su temi attualissimi quanto discussi gente piegata in due dalle risate nonostante i sottotitoli giapponesi spacciati per napoletani in collegamento vero da New York, eventi religiosi come l’Annunciazione dell’arrivo del Cristo, il diluvio universale, rappresentati in chiave eterea ma spensieratamente comica il percorso della vita quasi intecciato con quella dell’attore stesso, film memorabili in cui il personaggio era riconoscibile nonostante il non apparire con costumi esagerati utili solo a distrarre lo spettatore, rappresentare un Re in fin dei conti è facile, ma un semplice giovanotto, seppur depresso immerso nella sua semplicità nel suo stupore su tutto, anche su proverbi di laparissiana lettura, cambiarli renderli riflessivi toccando sia il sorriso che la malinconia dei personaggi rappresentati, in simbiosi con chi provava a immedesimarsi.
Raffinatissimo,intellettuale, arrivare da una città con infinite sfumature sul tutto e non esser fagocitato dai luoghi comuni è compito arduo anche per mostri della comunicazione gestuale e non verbale come tante menti del 900. Nella sua carriera ha progressivamente colto e testardamente inseguito il passo in più senza annoiare il pubblico. La sua vera cifra lui è creato come dire ha portato nella nell’arte diciamo della comicità napoletana un grande segno di modernità è stato un grande innovatore ha portato qualcosa che era fermo nella statico nella comicità napoletana ha portato il suo tempo che era un tempo che stava cambiando con molta velocità il mondo della televisione quindi dalle interviste da davvero dadaista davvero rivoluzionario da uno che arrivava e scombinava sempre tutte le carte in fondo è stata la sua grande genialità. Quando poi andò a Los Angeles a fare i sopralluoghi e poco dopo in Messico comprò i diritti del Romanzo di Skármeta, il film appunto è ispirato a Il Postino di Neruda (Ardiente paciencia), romanzo scritto dal cileno Antonio Skármeta..raccontandolo poi all’amico e grande professionista Vincenzo Mollica lo chiamò e disse : guarda questo è il film della vita mia e così è stato…
«Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l’esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla.»(Pablo Neruda)
Le riprese durarono 11 settimane con una sola interruzione a Pasqua ed iniziarono nell’autunno del 1993 a Pantelleria con alcune delle prime scene, in particolare quelle di Troisi in bicicletta, poi si spostarono in quella di Salina (Pollara) e si conclusero a Procida (Pozzo Vecchio e Marina Corricella), con un cast di eccezione, Massimo Troisi, Philippe Noiret e Maria Grazia Cucinotta lanciata nel mondo del cinema appunto con questo film. Ricordato per essere stato il film-testamento di Troisi, la colonna sonora di Luis Bacalov vinse l’Oscar alla migliore colonna sonora. Nel 2009, per onorare la memoria di Troisi, sull’isola di Procida una piazza della Marina Corricella (nella quale furono girate alcune scene del film) è stata intitolata all’attore napoletano. Nel porto di Santa Marina di Salina, presso l’omonima isola, un tratto della banchina è stato chiamato “Passeggiata Massimo Troisi”e vi è conservata la bicicletta usata per il film. Nel film, Troisi, in alcune scene in cui era di spalle, si fece sostituire da una controfigura (Gerardo Ferrara), per i suoi problemi di cuore. Poche ore dopo la fine delle riprese,nella notte tra il 3 e il 4 giugno 94,viene a mancare e quando manca una persona come Massimo Troisi si spegne qualcosa nell’universo prima nel tuo universo personale e poi nell’universo del mondo dello spettacolo

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