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Bacci Pagano una storia da carruggi di Bruno Morchio

Articolo di Carla Murialdo
Bacci Pagano è un vecchio investigatore privato che ha perso per strada tutti i sogni e le
speranze della sua gioventù. Dopo aver creduto nella rivoluzione si è fatto cinque anni di
galera come terrorista rosso, per uno scherzo del destino e senza mai esserlo stato. Gli resta
ancora qualche amico, come il commissario Pertusiello, dirigente della Squadra Omicidi
presso la Mobile di Genova. I carruggi sono il suo territorio, nei carruggi vive e lavora
muovendosi su una vecchia Vespa color amaranto. E il centro storico di Genova, sospeso tra
degrado e speculazione travestita da modernità, rappresenta lo scenario ove si muovono i
personaggi del romanzo.
Mentre sta indagando su un oscuro faccendiere, per conto di un’antica famiglia genovese
assediata dalla mafia, indaga anche sulla fidanzata di un personaggio importante e scopre
che costei è al centro di una situazione ambigua e complicata fatta di finte ingenuità e di cinici
calcoli che portano fino al delitto. Nel frattempo, un suo vecchio compagno del sessantotto, lo
​assolda per ritrovare una carabina rubata dalla sede di una radio. Con quella carabina
qualcuno vuole attentare alla vita del Presidente del Consiglio, in visita a Genova.
Bacci Pagano è il nuovo Don Chisciotte; combatte con i mulini a vento, che ora si chiamano
mafia e corruzione. Riesce anche a farsi malmenare da una porzione della legge che si
comporta come gli squadristi, prima picchia poi ti porta in tribunale. Bacci si trasforma anche in
un romantico cavaliere d’altri tempi, aiutando una prostituta in difficoltà, ma rispettando la
persona, non imponendo regole. Bruno Morchio ci dà una lettura della società del periodo
Berlusconiano; passano gli anni, cambiano i politici, ma la mafia e la corruzione quelle non
cambiano mai cambiano mai.

 

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