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CANZONI E FILOSOFIA Intervista al cantautore Lorenzo Sbarbati

 

CANZONI E FILOSOFIA

Intervista al cantautore Lorenzo Sbarbati

A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage

Che personaggio, Lorenzo Sbarbati! Lo esclamo con entusiasmo e addirittura con orgoglio, dato che ho avuto modo di conoscerlo. Scrive canzoni dall’essenza talmente delicata da far quasi male, intendo piacevole male, e sembra vivere in una dimensione talmente semplice da essere stata dimenticata da tutti. Già, eppure sarebbe così ovvia e giusta, una dimensione semplice. Filosofia, soltanto filosofia. Oh, per la cronaca, il ragazzo è anche professore di tale, eterna facoltà. Singolo dopo singolo, estratto dopo estratto, Sbarbati sta ritagliandosi il proprio spazio. Eppure… già, eppure lo spazio non si vede e non si sente, non si vede e non si sente mai. Vero, ma non vero, perchè chi è attento non può perdere figure e gemme. Noi di MDN siamo attenti, per esempio, ed è per questo che abbiamo il piacere di ospitare figure e gemme.

Benvenuto su MDN, Lorenzo, per me è davvero un piacere. Partiamo dalla presentazione: chi sei e che cosa fai?

Sono Lorenzo Sbarbati, cantautore e professore di filosofia e storia. Ho 34 anni, sono nato a Macerata e abito in campagna, tra le colline fermane. Scrivo canzoni fin dai tempi del liceo, periodo in cui è nato anche il mio interesse per la filosofia. Oggi insegno a scuola e continuo a fare musica.

Dunque, ho apprezzato moltissimo il tuo modo di raccontare. Sì, hai davvero la capacità di entrare e, non penso di esagerare, hai la pasta e la sensibilità dei grandi cantautori. Come nascono le tue opere e quali sono le situazioni capaci di smuoverti?

Innanzitutto ti ringrazio per aver generosamente accostato la mia sensibilità a quella dei grandi cantautori. Credo sia proprio la sensibilità per la bellezza, per l’arte e per il pensiero, che in parte ho sempre avuto e che nel tempo ho coltivato con gli ascolti e gli studi, che ho ancora la forza di scrivere canzoni, di misurarmi con un mondo che faccio fatica a capire o che forse non voglio capire. Oggi più che mai so che non serve quello che faccio; ma so anche che quello che non serve è l’unica cosa che ci può salvare.

L’ultimo singolo, fresco fresco di pubblicazione, è Radici Senza Terra. Il brano è davvero toccante e fortemente introspettivo. Cosa c’è dietro e dentro a questa composizione?

Avere delle radici è importante ma se manca un terreno in cui possono germinare come si torna a casa? Radici senza terra è una canzone generazionale, per quelli che come me sono nati a cavallo tra il mondo pre e post rivoluzione digitale. Penso però che ormai la sensazione di sradicamento accomuni quasi tutti, dato che stiamo andando a una velocità inaudita, i ritmi non sono più compatibili con i nostri bisogni emotivi e affettivi. È una canzone che auspica un ritorno, un nostos indefinito e indefinibile, come lo sono le belle utopie che mancano tanto a questa società.

Tutto sembra così difficile, talvolta doloroso, ma abbiamo l’obbligo di non smettere. Insomma, dopo tutte queste lacrime, a che prezzo continui a credere? Citazione obbligata…

Il prezzo dell’inutile, a cui accennavo sopra. Fino a poco tempo fa vivevo ancora in attesa di qualcosa, di un risultato che certificasse il buon esito dei miei sforzi. Ora non è più così. Certo, sarei un ipocrita se dicessi che non mi farebbe piacere che le mie canzoni fossero ascoltate da più persone, ma se questo diventa il fine del tuo operare vuol dire che hai perso di vista l’unica cosa che conta e soffri dello stesso male che ti proponi di curare tramite le canzoni. Siamo schiavi dell’utile, dei risultati, della visibilità: tutte cose che hanno poco a che fare con l’arte e con una vita degna di essere vissuta.

Troviamo il videoclip del brano su Youtube. Filmato semplice e malinconico, che accompagna alla grande versi e melodia. Come è stato realizzato?

Io e il regista Razvan Lacatus, con cui ormai da anni lavoriamo ai miei videoclip, alle foto e in generale all’estetica del progetto, abbiamo immaginato una lunga passeggiata verso casa, tra le colline della mia terra.

A questo punto, anche se più o meno ho inquadrato, cosa pensi in maniera più ampia della situazione musicale e artistica in Italia?

Penso che nella maggior parte dei casi sia venuta meno la voglia di dire e di ascoltare cose importanti attraverso le canzoni. La canzone sicuramente è in parte intrattenimento, sfogo, svago, espressione di sé e dei propri sentimenti, ma è anche e soprattutto cultura, radici appunto, capacità di leggere il presente, di aprire scenari inediti, di farsi verità. Ecco, la carenza di quest’ultimo aspetto secondo me lascia un grande vuoto, ma dati i tempi non può che essere così.

Nel 2021 hai pubblicato Dubito Quindi Suono e ora, correggimi se sbaglio, singolo dopo singolo, stai andando a comporre la tua nuova raccolta. Quando ufficializzerai il pacchetto? Puoi anticipare qualcosa?

Sì, esatto, stanno uscendo una dopo l’altra le canzoni che costituiranno un EP intitolato Rivoluzione originale. Saranno sei canzoni: quattro sono già uscite (Rivoluzione originale, Scuse, Tina si fida e Radici senza terra); la quinta uscirà nel corso delle prossime settimane, mentre l’ultima la pubblicheremo dopo l’estate insieme alla raccolta.

Come ti muovi solitamente in studio? Hai qualche collaboratore di fiducia?

Assolutamente, è fondamentale avere una squadra di persone che credono nel progetto. Innanzitutto c’è il mio produttore, Ivan Amatucci, con cui da sempre scrivo e arrangio le canzoni; Alessandro Malvatani che sta curando i mix e i master di questo EP; tutti i musicisti con cui suono anche dal vivo e il fonico che ci segue sia live che in studio.

Se dico filosofia?

In qualche modo dici anche musica, dato che non ho mai vissuto le due cose in maniera separata; ho sempre visto entrambe come due strade diverse che vanno nella stessa direzione: ricerca costante, crescita umana e spirituale, libertà autentica di essere.

Come spiegato, sei nato tra l’Adriatico e l’Appennino, in una terra bellissima e in una città affascinante. In maniera volontaria o meno, nelle opere di ogni artista entrano sempre e in qualche modo origini e luoghi cari. Cosa pensi di questa mia riflessione?

Ho un legame forte con la mia terra: vivere stabilmente in provincia è stata una mia scelta che rivendico e che rifarei per mille ragioni, tra cui la bellezza della campagna e la vita che va più lenta rispetto alla città. Credo che questo si senta chiaramente nelle mie canzoni. Purtroppo non è un ambiente che pullula di stimoli culturali, escluse le realtà legate al mondo universitario. È una terra che produce, che va al sodo, che fa del lavoro e della fatica fisica la ragion d’essere dell’esistenza individuale; io che vivo di filosofia e musica e che alla mia età continuo a scrivere canzoni senza aver avuto mai un reale successo, non sono certo uno da prendere sul serio, ma va bene così.

Una cosa che vorresti dire a me o ai lettori?

Ringrazio te per il tuo lavoro prezioso e i lettori per averci dedicato il loro tempo. Se vi fa piacere ascoltate le mie canzoni e venite ai concerti. È un modo per r-esistere insieme e per tornare a casa.

Saluta, aggiungendo tutti i link utili.

Ciao a tutti, vi lascio la mia pagina Instagram dove potete seguire i vari aggiornamenti e il link unico in cui trovate i collegamenti a tutte le altre piattaforme (YouTube, Spotify ecc.).

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