CASA DI CAMPAGNA
La grande fuga
A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage
So the story begins…
Un uomo di successo, devastato dall’ansia e dal peso della routine, inizia a desiderare una vita diversa. Ha raggiunto ogni traguardo professionale, è piuttosto ricco, ma sta davvero male, così tanto da voler fuggire dal frastuono della città. Oh, tanto da voler soltanto abbracciare la quiete della campagna. Detto fatto, allora, una bella casa acquistata, natura e tranquillità raggiunta. Problema risolto ed equilibrio psicofisico ritrovato? Non proprio, perché il tizio, nella nuova dolcissima dimora in mezzo al verde, toccato dall’odore della terra, ha portato il proprio cuore, la propria anima, ha portato sé stesso, il contenitore di tutto. Il dannato contenitore. Bene, ma non benissimo, quindi, ed egli non può di fatto fare a meno delle pillole per combattere la depressione.
Sì, la storia è a grandi linee questa ed è in parte legata a David Balfe, il capo della Food Record, trasferitosi con la famiglia nel 1994 in una zona rurale e tranquilla del Bedfordshire, nell’Inghilterra orientale. David Balfe o forse no. Non spoileriamo nulla, però! Tra qualche riga…
A raccontare in musica la vicenda ci pensano un anno dopo i Blur, sparando una discreta cartuccia durante la celebre battaglia del britpop tra la band di Damon Albarn e gli Oasis. Il brano in questione è Country House, primo singolo estratto dal bellissimo e acclamato The Great Escape. Beh, e se vogliamo riportare subito numeri o ricordare britannici cazzotti sonori, scriviamo così: 274.000 copie vendute, circa 58.000 in più rispetto a Roll Whit It dei fratelli Gallagher, pubblicato lo stesso giorno, il 14 agosto del 1995.
City dweller, successful fella,
thought to himself «Oops, I’ve got a lot of money (i got money)
Caught in a rat race, terminally.
I’m a professional cynic, but my heart’s not in it.
I’m paying the price of living life at the limit.
Caught up in the century’s anxiety…»
1995, dunque. Contestualizzando un po’, The Great Escape ha il sapore e l’odore della fuga reale, fuga dalle bugie del mondo, fuga dalle porcherie politiche, fuga da sé stessi o, citando Country House, fuga dal proprio cinismo professionale, dall’arrivismo e magari dalle pillole. E bisogna guardare avanti poi, tra non molto entriamo nei 2000, cazzo, ci saranno cambiamenti clamorosi, potremmo addirittura parlare di un nuovo Illuminismo. Sti cazzi, potrei dire, ma sto rammentando il senso di entusiasta attesa di quel preciso periodo, di un periodo che sembra adesso così lontano e a tente patetiche. Il disco dei Blur ha comunque un qualcosa di magico dentro; suona spensierato e divertente, ironico e tagliente, ma in realtà è profondo, molto, è colorato di paura, di preoccupazione, di disorientamento. «Siamo messi male e non sappiamo nemmeno dare un nome al nostro tormento» sembra cantare qui e lì nei versi Damon Albarn, accompagnato dal chitarrista Graham Coxon, dal bassista Alex James e dal batterista Dave Rowntree. Un malessere alieno, se vogliamo, che turba e non uccide, che si fa sentire e che non dà troppe spiegazioni.
Sto ora lasciando andare il sentimento, lo ammetto, ma per dire cosa? Semplicemente che Country House è l’inno perfetto per descrivere quanto appena espresso. E suona così fottutamente attuale, da far venire gli stessi strani e tragicomici brividi del ‘95.
He’s reading Balzac, knocking back Prozac.
It’s a helping hand that makes you feel wonderfully bland (close your eyes, yeah).
Oh, it’s the century’s remedy…
Il protagonista del brano di oggi è, come già accennato, David Balfe? Abbiamo davvero una canzone dedicata al boss della Food Record, a un grande manager crollato emotivamente dopo la gloria raggiunta o la composizione è molto più autobiografica di quanto si possa immaginare? Secondo voi?
Ecco, io non posso sapere quante pagine di Balzac abbia letto in passato Damon Albarn o quanto Prozac abbia mandato giù per sentirsi meno depresso. So solo che con le sterline guadagnate grazie al successo del precedente Parklife, altro disco simbolo dei Blur che meriterebbe un’istantanea a parte, il cantante acquistò un bel casale sul mare nel South Devon, sulla penisola di Cornovaglia. Una casa grande e bella, ben distante dal frastuono della città, della grande città. Niente traffico, niente clacson, niente casini e pochi impegni. Nessun cartellino da timbrare, nessuna mano da stringere, nessun capo. Niente, insomma, escludendo ovviamente la propria anima oscillante.