A San Siro si giocava l’andata della semifinale di Coppa Italia tra un Milan trasformato dalla cura Pioli e una Juventus piuttosto frastornata dopo le opache prove di questo ultimo periodo.
È finita 1-1, ma quello che risalta maggiormente sono state le raccapriccianti performance dell’arbitro Valeri, coadiuvato in maniera ancor più raccapricciante dall’arbitro Massa al Var, e la performance difensiva della Juventus che da inizio stagione ad oggi subisce gol con una regolarità preoccupante.
Dopo la sconfitta del Bentegodi e le roboanti polemiche seguite nel corso della settimana in essere era lecito aspettarsi un qualcosa di diverso, già da questa sera, perché a differenza di quello che si può pensare, nelle situazioni di difficoltà l’unica medicina è giocare per cancellare quanto di sbagliato s’è commesso nella partita precedente.
A Verona ci si è suicidati regalando tutto a tutti, a San Siro abbiamo offerto la solita prestazione scialba, scarica di testa e totalmente priva di quegli occhi della tigre che da sempre caratterizzano le vittorie bianconere.
Già, gli occhi della tigre. E qui temo stia il grossissimo problema. Vincere non bastava più, si voleva vincere cercando un calcio bello, godibile e divertente. Ma forse ci si dimentica le origini delle nostre vittorie. Se alla Juventus il dogma è “Vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta” si capisce che l’estetica per arrivare al successo passa in secondo piano e la bava alla bocca e gli occhi della tigre sono spessissimo state alla base dei successi bianconeri.
Dopo stasera, con l’ennesima prova poco convincente, la Juventus continua comunque il suo cammino su tutti e tre i fronti in cui è impegnata. Tra 12 giorni tornerà la Champions e lì sarà vietato fallire.
Intanto all’orizzonte ricominciano le voci che vogliono un nuovo allenatore sulla panchina della Vecchia Signora a partire dalla prossima stagione. Il più gettonato è quello di Pep Guardiolasicuramente in uscita dal Manchester City e a lungo inseguito la stagione passata.
Ad oggi non ci sono riscontri concreti anche se nella testa di Andrea Agnelli resta il top da mettere sulla panchina bianconera. E ad oggi, nonostante tutto, è irriguardoso parlare di altro allenatore dopo aver abbracciato la scelta di cambiare e intraprendere un progetto differente.
Testa al Brescia e poi Spal, Lione e Inter ci diranno di più sulla Juventus e su Maurizio Sarri. Per ora il destino è ancora nelle nostre mani.
FONTE: IL BLOG DI LUCA GRAMELLINI
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