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Fincantieri-Stx e Alstom-Siemens, due pesi e due misure a Bruxelles? | Giuseppe Liturri

Fonte StartMag

Quando il Financial Times pubblica tre articoli a distanza di poche ore sullo stesso argomento, di cui uno a firma ‘Editorial Board’, l’organo più autorevole del giornale che ne esprime la linea editoriale, significa che bolle in pentola qualcosa di grosso.

La vicenda in questione è la fusione tra la divisione ferroviaria della tedesca Siemens e la francese Alstom, due giganti nella produzione di treni ed automazione ferroviaria.

La motivazione addotta dai soggetti coinvolti è quella di voler raggiungere una dimensione adeguata per fronteggiare CRRC, il più grande rivale cinese.

I rispettivi governi, al massimo livello, si sono pubblicamente spesi a sostegno di questa operazione, inneggiando alla creazione dei ‘campioni continentali’, così importanti per fronteggiare i giganti americani o cinesi che dominano il mercato mondiale.
Incidentalmente, proprio all’inizio di gennaio c’è stata l’apertura dell’inchiesta dell’Antitrust europea, su richiesta delle autorità della concorrenza francese e tedesca per possibile violazione del divieto di concentrazione industriale nel caso Fincantieri-Stx.

Si, gli stessi paesi che premono per regole antitrust più flessibili in un caso, ne chiedono l’applicazione in un altro caso. Che curiosa coincidenza!

Ma le magnifiche sorti e progressive del nascituro campione continentale franco-tedesco sono destinate a scontrarsi con le regole europee antitrust che impediscono, a tutela della concorrenza, l’eccessiva concentrazione dei concorrenti in qualsivoglia settore. È scesa infatti in campo la Signora Vestager, Commissario UE alla concorrenza, che sembra essersi messa di traverso alla fusione.

È qui il caso di ricordare che la Signora Vestager si erse, a fine 2015, ad arcigno difensore della concorrenza nel settore bancario italiano. C’erano infatti 4 banche, che pesavano per un modestissimo 1% dei depositi totali del sistema, che si apprestavano ad essere salvate dal Fondo Interbancario con poche centinaia di milioni, ma la Signora si oppose e finì come sappiamo. Decine di migliaia di risparmiatori finirono per strada e prese avvio una crisi bancaria che ancora non trova un punto di arresto.

In questo caso, la posizione della Vestager sembra altrettanto irremovibile. Infatti ella crede che sia piuttosto improbabile che il gigante cinese possa venire a vendere i propri treni in Europa e quindi non ci sia bisogno di alcun gigante ed è d’altra parte costretta ad applicare le rigide regole antitrust che costringerebbero le due società a cedere alcune attività, prima di essere autorizzate alla fusione. Secondo lei, il contrasto ai cinesi deve essere portato contestandogli i sussidi pubblici e la scarsa trasparenza.
L’invito formulato nell’editoriale del Financial Times è piuttosto chiaro: la Vestager non deve cedere alle pressioni dei governi nazionali e deve difendere le regole antitrust. Autorizzare un accordo del genere sarebbe un clamoroso caso di prevalenza degli interessi nazionali sulle regole della concorrenza. I toni usati sono piuttosto duri: si passa dall’esplicito sospetto di applicare le regole in relazione alla nazionalità delle imprese coinvolte, si continua col rischio di perdita di credibilità e si termina con l’accusa di ipocrisia in caso si ceda alle pressioni dei governi nazionali.

Siamo effettivamente ad un punto di svolta nell’applicazione delle regole europee e la decisione della Vestager viene ritenuta essere quella più complicata da quando l’Ue ha competenza sul tema.
Se prevarranno gli interessi nazionali francesi e tedeschi, la cui pressione sulla Vestager è già piuttosto forte, avremo conferma che le regole (antitrust in questo caso) si interpretano per gli amici (affare Siemens-Alstom) e si applicano ai nemici (affare Fincantieri-Stx).

La risposta il prossimo 18 febbraio e, qualsiasi essa sia, rischia di far aumentare la sfiducia nelle sempre più discusse istituzioni dell’unione.

Giuseppe Liturri   @giuslit

Fonte StartMag

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