La Rubrica di Sid

I 3+Dead; orgoglio dark-wave italiano

a cura di Salvatore Alfieri

Se c’è una cosa che i 3+Dead sanno trasmettere, è la capacità di creare vibranti immagini e rigidi scenari, che catapultano indietro nel tempo. Ipnotici, inquietanti, malinconici, tristi, rilassanti e oscuri. Sono le parole chiavi che descrivono il trio romano 3+dead, gruppo post-punk devoti all’oscura darkwave formatosi a Roma nel 2017 dall’incontro tra Roberto Ruggeri (chitarra e synth) ed Elisa Pambianchi (voce). Alla formazione si aggiunge Giuseppe Marino (basso), grazie al quale viene completata la struttura dei brani del primo disco.

Il loro primo album omonimo, pubblicato il 22 novembre 2019 da Swiss Dark Nights in collaborazione con Icy Cold Records, è un viaggio introspettivo che parte appunto dal post-punk degli Asylum Party, sfiora la cupezza dei Lycia e della darkwave, rende omaggio alla Neue Deutsche Welle dei D.A.F. per approdare infine nelle terre dello shoegaze degli Stone Roses e nel lirismo onirico dei Cocteau Twins. Dalle loro note trasudano anche influenze che passano dai darkettoni Cure alla buia e cupa synth/new wave dei Depeche Mode fino alle sintetiche tessiture dei Crystal Castles, per non parlare della fluida e melodicissima voce della cantante Elisa che con quel timbro ti cattura più delle sirene con Ulisse. Ti avvolge quasi come un abbraccio fisico, cosa di cui oggi abbiamo particolarmente bisogno. Tutti.

Anche se sposano le sonorità della darkwave, restano comunque fedeli alla radice del synth-pop come possiamo sentire su “The Thing That You Call Love” che mostra un post-punk con estremizzazione di sonorità pop/synth-pop.
Su atmosfere più shoegaze e ambient invece è incentrato “Shine” che lo rendo un brano di “respiro” in questo mare “dark”. “Angitia” invece e’ un bellissimo e perfetto mix fra la dark più profonda e il synth-pop, questo e’ possibile grazie alla soave voce di Elisa, che riesce a dare e completare le atmosfere dei due abili, e non monotoni, musicisti. Le tracce che si stagliano con sonorità più industrial sono “Ghosts Generator” e “Kebabtraume”, arricchite dall’energia procurata da frenetici sintetizzatori e dotate di un “perfetto” ritornello ben incastrato.
Se c’è una cosa che i 3+Dead sanno trasmettere, è la capacità di creare vibranti immagini e rigidi scenari, che catapultano indietro nel tempo. Ma ciò che rende straordinario questo primo disco, però, è che tanta stratificata cultura musicale ed influenze varie e affini, non toglie affatto l’anima alle canzoni. Al contrario, infatti, sono abilissimi nel far coesistere energia e atmosfera, effetti e melodia, archeologia tecnologica e disperante estetica contemporanea. Ne esce un lavoro angoscioso, soffocante, scurissimo, da metropoli notturna e autostrade squarciate da fari, sempre in bilico tra melodie ed echi, il tutto durante una giornata di pioggia. Ho l’impressione è che i 3+Dead abbiano pubblicato come album di debutto una sorta delle loro Greatest Hits. Disco più che valido come inizio. Orgoglio post punk italiano.

 

 

 

  • ASCOLTA IL LORO PRIMO ALBUM “3+Dead”:

https://icycoldrecords.bandcamp.com/album/icr028-3-dead-3-dead

https://open.spotify.com/artist/0mAUtqbxMTcjSgS3WTyUIU?si=C-KlLjyfSjWrIPAnHkwj9A

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