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IL PROSSIMO SOGNO Massimo Pieretti presenta il suo nuovo album

 

IL PROSSIMO SOGNO

Massimo Pieretti presenta il suo nuovo album

A cura di Riccardo Gramazio

Dopo l’album dal vivo e dopo qualche inedito assaggio, Massimo Pieretti presenta finalmente il nuovo The Next Dream, straripante successore del primo A New Beginning. L’opera dell’artista romano continua ad arricchirsi, risultando di volta in volta sempre più speciale e variopinta. Parliamo di notti e di sogni, parliamo di un viaggio palpabile e astratto al contempo, narrato con maestria ed eseguito alla perfezione dal compositore e da tutti i suoi numerosi collaboratori. Altre domande per Massimo, allora, ospite abituale che non smette mai di attirare la nostra curiosità o di proporre argomenti…

Eccoci, Massimo! Come ben sai, non vogliamo perderci mai nulla del tuo ambizioso progetto artistico. Per la cronaca, ci eravamo sentiti un paio di mesi fa per parlare del tuo album dal vivo e per accennare quello che sarebbe presto arrivato. Bene… è arrivato e si intitola The Next Dream. Definisci l’opera utilizzando tre termini semplici, ma potenti.

Nuovo, ricco, fantastico.

Un concept album animato da esseri notturni e di conseguenza onirici, apparentemente distanti dalla realtà. Apparentemente perchè, come da te stesso dichiarato, le figure e i personaggi presenti nei brani sanno rispecchiare piuttosto bene i nostri quotidiani incontri o le contraddizioni di questa assurda società. Come è nato questo tuo nuovo intenso viaggio nel sonno e nei sogni?

L’album ha avuto una gestazione piuttosto lunga in quanto ho iniziato a scrivere le prime musiche (la title track, se non erro) poco dopo l’uscita di A New Beginning, verso la fine del 2022, ma tra interruzioni di vario genere l’ho terminato all’inizio di quest’anno. I brani, più complessi rispetto al primo lavoro, hanno richiesto maggiore tempo tra la scrittura, gli arrangiamenti, le collaborazioni (circa 40 i musicisti e gli artisti coinvolti), il mix etc…ma sono tutti riconducibili al mio rapporto con la notte. Avevo queste due demo (Creatures of the night part 1 e 2), con un groove, un mood un po’ sognante e tenebroso, ma robusto al tempo stesso, che mi riconducevano al sogno e così ho pensato di costruirci attorno tutto l’asse del concept, anche in virtù delle e dei vocalist che man mano ho coinvolto.

Siamo molto vicini a una trama divisa in capitoli. Hai voglia di illustrare la vicenda da te narrata in musica?

Sì, è una sorta di viaggio sonoro con i brani collegati tra loro dal filo conduttore appunto del sogno e degli esseri che qui incontriamo. Ho cercato di creare dei collegamenti tra la fantasia e la realtà della società in cui viviamo, trovando temi (a mio avviso) interessanti nel mondo del lavoro e della vita di ognuno di noi come la solitudine, l’emarginazione, l’amore e toccandone altri più ‘’elevati’’ e a me molto cari come la lotta contro ogni tipo di violenza o anche particolari temi politici. L’album si apre con un mio riarrangiamento di Come heavy sleep di John Dowland. Segue la mini suite formata da Creatures of the night part 1 e 2. Get in line prende spunto da un evento realmente accaduto e che mi riguarda in prima persona. In virtù del mio ruolo di docente “fuori” dai canoni dell’attuale e ormai obsoleto sistema scolastico, mi sono trovato più volte a esser messo con le spalle al muro per il mio metodo alternativo. The Chinese witch insieme a Creatures of the night è un altro punto centrale del concept. L’incubo di un incontro notturno imprevisto diventa il pretesto per parlare della visione che tutti noi occidentali abbiamo della cultura cinese. I Dreamed of flying è una song contro le guerre e la violenza in tutto il mondo. Il testo è stato originariamente scritto da mia sorella Patrizia, tradotto e rivisto prima da me e in seguito dal mio collaboratore Gianluca Del Torto. Alone è il brano sulla solitudine dell’artista. Ognuno di noi sa bene che nessuno lo aiuterà nel momento del bisogno. Perché qualcuno dovrebbe farlo? A meno che il talento, la maestria e le competenze siano tali da permettere un’inversione di tendenza. The first time we met è una love story dei giorni nostri, una possibile sceneggiatura cinematografica sul tema delle relazioni sentimentali. In parte realtà, in parte sogno e in parte romanzo, prende spunto dall’esperienza personale, il mio modo di intendere la storia d’amore e, come spesso accade nei miei brani, il mio tentativo di raccontare la vita di ognuno di noi. The Next Dream, la title track finale, rappresenta forse il mio brano più ambizioso concepito finora. Una mini “suite” per larga parte strumentale, divisa in più movimenti, con cambi di tempo, assoli, passaggi virtuosistici e riprese dei temi principali del disco in cui rendo tributo ai grandi musicisti dell’epoca d’oro del rock progressivo, mia grande passione e importante fonte d’ispirazione.

Hai un gusto artistico distiguibilissimo e questo è ormai fuori discussione. Tuttavia in The Next Dream non mancano le sorprese, anzi, pur mantenendo la linea, ti sei mosso in più direzioni. Ora, quali sono secondo te le grandi differenze con il tuo passato e con le precedenti composizioni, quelle di A New Beginning?

Sono due lavori piuttosto diversi. A New Beginning, essendo il mio primo approccio con la musica originale e la produzione, è un album che ho curato e controllato in modo maniacale e del quale ho scritto praticamente tutto, eccezion fatta per gli assoli e le interpretazioni vocali. Con The Next Dream volevo fare qualcosa di differente soprattutto nel sound, renderlo meno orchestrale, più diretto e incentrato sulle chitarre e sugli strumenti ritmici piuttosto che sugli archi e sulle tastiere. Ho così deciso di lasciare molta più liberta ai musicisti, fornendo loro solo la struttura dei brani e gli accordi e dando spesso carta bianca anche a molte improvvisazioni, che poi sono andato a trattare alla mia maniera. Ne è venuto fuori qualcosa di molto particolare e devo dire che sono davvero soddisfatto della scelta e del risultato finale.

Creatures Of The Night Part 1 e Part 2, come dicevamo, costituiscono in qualche modo l’epicentro. Ne parliamo?

Sì, rappresentano il punto centrale dell’opera, i brani a partire dai quali ho concepito l’intero sviscerarsi del racconto. Musicalmente sono entrambe molto ispirate dalla mia passione per le sonorità del jazz rock elettrico, del quale sono pervase molte delle armonie della maggior parte dei miei brani. “Chi sono gli esseri che ci accompagnano nei sogni? Cosa vogliono da noi? Sono nostri amici o vogliono farci del male? Rappresentano i personaggi che incontriamo quotidianamente nella società e con i quali ci scontriamo o sono un’estensione delle nostre multiple personalità?”

“Non aver paura, noi veniamo in pace…siamo qui per il tuo bene, per il tuo riposo. Siamo qui per metterti in guardia sul tuo ruolo nella società, per aprirti gli occhi”.

“No! Fai attenzione, questi esseri non vogliono il tuo bene. A loro non interessa minimamente il tuo benessere. Sono qui solo per catturare la tua energia, della quale si nutrono. Loro sono delle creature egoiste e devi scacciarle!”.

Hai addirittura ripreso quel canto del 1600…

Sì, si tratta di un antico canto risalente all’epoca a cavallo tra 1500 e 1600 del compositore anglosassone John Dowland da me riscoperto (su consiglio della mia collaboratrice Maria Chiara Rocchegiani, importante esperta di musica medioevale e voce magnifica), ri-orchestrato, riarrangiato e riaggiornato ai nostri tempi, nel mio continuo tentativo di avviare una piccola rivoluzione socio-culturale e come prosecuzione del lavoro di ricerca e sperimentazione iniziato con Out of this world nel primo album.

Parliamo a questo puto dei tuoi collaboratori, degli straordinari musicisti che hanno partecipato. Ovvio, ogni nome meriterebbe tanto spazio, ma tu trova un modo per omaggiarli in poche righe…

C’è uno zoccolo duro che mi supporta dai tempi di A New Beginning, come il mio coautore e bassista in due brani Gianluca Del Torto, Germana Noage, protagonista alla voce solista in tre brani, Kate Nord presente in due brani, Lorenzo Cortoni, il Maestro Roberto Falcinelli alla chitarra e Francesco Mattei, eccellente tecnico del suono; ci sono dei nuovi amici e grandi musicisti a partire da Michele Raspanti dei Noage e dei Graal al basso, Simone Cozzetto e Attilio Virgilio alle chitarre e che mi hanno assistito anche nella produzione, Laura Piazzai e Claudio Milano alla voce, Gabriele Pala al chapman stick; ci sono infine molti ospiti prestigiosi di livello internazionale, tra cui John Hackett al flauto traverso, Mattias Olsson alla batteria e percussioni, Tom Hyatt al basso, Mark Cook alla warr guitar, Michael Trew e Dominic Sanderson alla voce e molti altri che ringrazio profondamente.

Il tuo modo di concepire e di incidere progressive è per fortuna a nostra disposizione. Io vorrei chiederti però di tradurre in lettere e parole il tuo pensiero. E ho appena ascoltato la mini suite finale che dà il titolo al disco…

Innanzitutto, come ho detto più volte, io sono molto legato al rock progressivo, che è una grossa fonte di ispirazione nel mio modo di comporre musica. Ho passato ore e ore, e ancora lo faccio, ad ascoltare i grandi capolavori del passato dei vari Genesis, degli Yes, dei King Crimson e chi più ne ha più ne metta. Al tempo stesso però, cerco sempre un po’ di distaccarmi dal canovaccio classico dei brani prog molto lunghi (spesso troppo), pieni zeppi di assoli e virtuosismi che non mi rappresentano affatto. Il mio è più un tentativo di mescolare i generi. Le mie sono canzoni pop rock con una sonorità che si avvicina al progressive e, inoltre, c’è l’aspetto cantautorale che è molto importante per me e che è centrale al pari della musica. Detto ciò, rispetto al disco di debutto, in questo album ci sono due brani effettivamente molto vicini al mondo del rock progressivo, la title track e The Chinese Witch. Di tanto in tanto torno alle origini…

Come promuoverai questo album?

Molto in sordina. A giugno ci sarà un evento presso lo storico negozio di dischi Idee Musicali di Roma, con l’ascolto del vinile e la possibilità di acquistarlo autografato dal sottoscritto e da alcuni miei stretti collaboratori. Sto poi valutando le modalità di come presentarlo dal vivo con la mia band nel corso dell’estate. Suonare musica originale dal vivo, soprattutto qui nella zona di Roma è molto complicato (e all’estero non ne parliamo) e io desidero farlo al meglio, in una bella location e con un’acustica di livello come fatto con A New Beginning lo scorso anno presso il teatro Arciliuto. Vedremo…

Qualche aneddoto da raccontare? Cose accadute in fase di registrazione…

Il giorno della firma del contratto con la mia nuova etichetta discografica Cromosoma M di Marco Descontus è un bellissimo ricordo. Il mini tour negli Stati Uniti e le sessioni con Michael Trew indimenticabili, la foto usata per la copertina è stata realizzata a Cannon Beach in Oregon.

Le sessioni di registrazione con i vari collaboratori in particolare con Germana e Simone Cozzetto sono state molto divertenti, intense ed emozionanti. Il vocalizzo finale di Germana in Get in Line è stato registrato in presa diretta davanti a mia madre, buona la prima. Sai, stai creando qualcosa di nuovo, che ti appartiene, e lo stai facendo ‘’qui e ora’’, sono sensazioni molto forti che ti prendono l’anima soprattutto quando trovi la quadra. Come lo è anche il momento in cui ricevi l’ennesimo contributo o i vari mix e assapori il completamento di un brano. L’ascolto del missaggio finale del lavoro completo poi lo devo fare rigorosamente da solo in cuffia, chiuso in camera mia. Sono lacrime di gioia senza un domani.

Dove possiamo trovare il lavoro…

È gia possibile pre-ordinarlo in cd e Lp dirattamente sul sito CD-Click:

https://wall.cdclick-europe.com/Massimo_Pieretti

 

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