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INCUBO MONDIALE – Lo Zaire a Germania Ovest 1974

Articolo di Ignazio Mongelli

Come dirà un giovanissimo Diego Maradona alla tv italiana, “il mio primo sogno è giocare un mondiale per l’Argentina. Il secondo è vincerlo”. Si, perché i mondiali di calcio sono il sogno di ogni bambino che gioca con un pallone per strada. In alcune occasioni, però, i sogni possono diventare rapidamente degli incubi.
È il caso dei giocatori dello Zaire, e il mondiale in questione è quello di Germania Ovest 1974.
Dal mondiale del 1970 l’Africa ha di diritto un posto nel tabellone finale dei mondiali. Nel ’70 c’era il Marocco, nel ’74 tocca allo Zaire, attuale Repubblica Democratica del Congo, che è la prima squadra dell’Africa sub-sahariana a partecipare ad un mondiale di calcio.
Lo Zaire era comandato in quegli anni dal sanguinario dittatore Mobutu Sese Seko, che aveva acquistato di tasca sua i cartellini dei giocatori, e aveva formato una squadra che da anni vinceva ripetutamente la Coppa dei Campioni africana. I giocatori di quella squadra erano l’ossatura principale della squadra che vinse la Coppa d’Africa contro l’Egitto e che partecipò ai mondiali tedeschi.
La squadra era allenata da Blagoja Vidinic, uno slavo che aveva allenato anche il Marocco nel ‘70, ed aveva nel portiere, Mwamba Kazadi, il suo giocatore più rappresentativo. Lo Zaire venne inserito nel secondo girone con il Brasile, campione del mondo in carica, la Jugoslavia, e la Scozia.
La partita d’esordio è proprio contro gli scozzesi, che vincono 2-0. Un gol e un assist per il centroavanti Joe Jordan, che dal 1981 al 1983 giocò, con alterne fortune, per il Milan.
Mobutu, che voleva mostrare al mondo occidentale la grandezza della sua dittatura attraverso i risultati della squadra, iniziò a mostrarsi insofferente alla sconfitta. Ma il vero disastro avvenne il 18 giugno a Gelsenkirchen. Si gioca Jugoslavia-Zaire.
Gli slavi entrarono in campo parecchio ispirati, e dopo 20 minuti erano avanti 4-0. Mobutu era convinto che Vidinic aveva venduto gli schemi ai suoi connazionali, così chiamò la panchina e comandò lui i cambi da fare. La partita finirà comunque con un rotondo 9-0, con gol tra gli altri di Ivica Surjak, Udinese (giocò poi nell’Udinese), e di Dragan Dzajic, il capocannoniere dell’Europeo del ’68 vinto dall’Italia.
Già alla fine del primo tempo, da Kinshasa, era partito un aereo con degli uomini armati di Mobutu. Quando arrivarono in Germania chiusero i giocatori in una stanza e li minacciarono, alla vigilia della partita con il Brasile. I verdeoro avevano bisogno di 3 gol per qualificarsi, ma se lo Zaire ne avesse subiti di più i giocatori non avrebbero più potuto fare ritorno a casa, e non avrebbero più potuto vedere le loro famiglie.
I giocatori africani entrarono in campo contro il Brasile per giocare letteralmente la partita della vita, e la paura di perdere i propri cari si manifestò in una delle più incredibili giocate della storia del calcio.
Mancano 10 minuti alla fine della partita, il Brasile è avanti 3-0, hanno segnato Jairzinho Rivelino e Valdimiro, e i verdeoro devono battere un calcio di punizione dal limite. Ha aggiustato il pallone Rivelino, un sinistro magico per battere le punizioni, quando all’improvviso Mwepu, difensore zairota, per paura di vedere il pallone entrare in porta si stacca dalla barriera prima del fischio dell’arbitro e calcia il pallone fortissimo. I giocatori brasiliani non sapevano che pensare, l’arbitro confuso lo ammonisce con Mwepu che protesta, quasi come se ignorasse le regole del calcio. Rivelino battè poi quella lunghissima e surreale punizione e forse per la distrazione di Mwepu non riuscì a segnare. La partita finirà 3-0 e i giocatori tornarono a casa, anche se vennero considerati persone disonorevoli e indesiderate dal dittatore.
In quel calcio Mwepu aveva messo tutta la paura che aveva per se e per la sua famiglia. Tutta la paura che aveva trasformato il sogno di giocare un mondiale in un incubo.

 

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