Articolo di Emilio Aurilia

Ma chi sei? Jimi Hendrix?”; “Quello perché strimpella la chitarra si crede Jimi Hendrix!”; “Suona bene; oddio, non è Jimi Hendrix, però se la cava.” Quando un personaggio entra nel codice comunicativo delle comparazioni, vuol dire che è assurto a mito!

Per lui occorre scomodare un altro musicista che ha segnato con la sua personalità la musica prodotta e di cui abbiamo già parlato: quel Jim Morrison personaggio talentuoso e trasgressivo insieme di cui Hendrix ha ripetuto alcune gesta simili, per i quali guadagnarsi arresti o interesse delle polizia per far parlare di sé quasi più su tali aspetti che su quelli prettamente musicali.

Di genio precoce (a undici anni suona già discretamente) dal 1964 accompagna personaggi già in voga come Wilson Pickett, Ike and Tina Turner e Little Richard.

È però Chas Chandler, l’ex bassista del Animals, ad accorgersi di lui guidandolo verso la costituzione degli Experience, un trio in cui, a differenza dei Cream dove Bruce, Clapton e Baker erano tre personalità di spicco, Hendrix sarà il protagonista assoluto con chitarra e voce, sostenuto dalla base ritmica formata da Noel Redding al basso e Mitch Mitchell alla batteria.

Pubblicherà il primo singolo “Hey Joe”, presto diventato il suo marchio come “Light My Fire” lo sarà per i Doors.

Nel 1967 pubblicherà gli album “Are You experienced?” e “Axis: Bold As Love”, seguiti ad un anno dopo dal formidabile “Electric Ladyland” dove compariranno ospiti illustri come Al Kooper, Buddy Miles, Steve Winwood e Jack Casady; questi ultimi due impegnati nell’inifinto blues “Voodoo Chile” della lunghezza di quindici minuti che, insieme a “Foxy Lady”, la citata “Hey Joe” e la cover dylaniana “All Along The watchtower” saranno i brani che meglio lo ricorderanno.

Dopo la leggendaria partecipazione a Woodstock di cui è rimasta memorabile la sua interpretazione dell’inno americano suonato parzialmente con i denti, rompe i rapporti con gli Experience, formando la “Band Of Gypsys” con Buddy Miles alla batteria per un album in cui rifulge tutta la sua abilità, prima di morire tragicamente il 18 settembre 1970, senza essere riuscito a portare a termine un suo sogno: incidere un disco memorabile con una band formata da lui, Miles Davis, Paul McCartney e Tony Williams.

 

 

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