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JOE COCKER

Articolo di Emilio Aurilia 

Per gli appassionati più giovani Joe Cocker è semplicemente l’accattivante cantante roco di “You Can’t Leave Your Hat On”, colonna sonora, potremmo dire, del celebre spogliarello di Kim Basinger in “Nove Settimane e Mezzo”, senza sapere che è stato invece uno degli interpreti più interessanti di un certo rock blues dei primi anni settanta, dove la sua impronta vocale grintosa e rauca si era imposta sul palcoscenico di Woodstock in una cover soul della “With A Little Help From My Friends” dei Beatles dall’innovativo mitico “Stg. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” e che sarà il titolo del suo album di esordio, comprendente anche altri pezzi conosciuti come “Feelin’ Alright” di Dave Mason e soprattutto le dylaniane “Just Like A Woman”e “I Shall Be Realesed”, sorretto da muscisti impeccabili come Steve Winwood, Jimmy Page e il fido Chris Stainton.

Lo schema si ripeterà col successivo album intitolato semplicemente col nome del titolare che rifulge nelle nuove cover dei Beatles “She Came In Through The Bathroom Window” e “Something”, entrambe da “Abbey Road”, la bluesy ”Darlin Be Home Soon” di John Sebastian, ma soprattutto nella intensa “Delta Lady” di Leon Russell.

La consacrazione si avrà con l’album dal vivo “Mad Dogs And English Men” che mette in mostra tutta l’energia della formazione sul palco: ben venti persone fra cui tre batteristi (Jim Gordon, Jim Keltner e Chuck Blackwell), poi Russell, Stainton, il bassista Carl Radle, la brass section formata da Jim Horn, Bobby Keys e Jim Price, la schiera insomma dei più noti session men presenti per almeno un decennio nei dischi di personaggi di enorme spessore fra cui gli ex Beatles John, George e Ringo.

Fra cover (da segnalare la “Honky Tonk Women” dei Rolling Stones) e brani inediti è un disco storico a segnare la irripetibile epopea musicale degli anni settanta.

Da questo momento seguiranno una serie di album di poca presa fra cui “Jamaica Say You Will” (1975) e “Stingray” (1976), suonati sempre benissimo dal meglio dei musicisti disponibili in studio, ma privi di impennate degne di nota.

Dieci anni e giunge “You Can’t Leave…” di Randy Newman dall’album “Cocker” a conferire al nostro una nuova attenzione e un nuovo successo, ma ormai i suoi dischi continuano a costituire soltanto un piacevole sottofondo per pacate serate fra amici, senza comunque nulla togliere alle sue indiscusse capacità di vocalist.

Cocker morirà il 22 dicembre 2014.

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