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La donna della domenica Fruttero&Lucentini

Recensione di Carla Murialdo
Un po di mesi fa ho partecipato a una manifestazione alla quale era presente Bruno Gambarotta; alla domanda se poteva convivere l’ironia con il giallo, ha parlato di questo libro.
La protagonista principale è Torino e gli autori fanno risaltare tutti i difetti di una città molto provinciale. Le vicende si svolgono nel 1972, quando il tema dell’ omosessualità era ancoratenuto nascosto. E che dire degli immigrati meridionali appena tollerati? La signora in questione, una donna della Torino bene, molto annoiata e con tanto tempo da perdere, per diletto indaga sull’omicidio di un personaggio strano, ma molto conosciuto in città, trova il tempo anche per iniziare una liaison con il commissario incaricato ad indagare, prontamente
giustificata dagli autori. Un buon libro, forse un po prolisso, ma con un finale sorprendente tutto incentrato su un proverbio, ovviamente piemontese.
Uscito nel 1972, La donna della domenica è il primo e il più popolare dei libri di Fruttero & Lucentini, e resta tuttora l’insuperato capostipite del “giallo italiano”. Divertente e godibilissimo, il racconto si snoda tra i vizi, l’ipocrisia, le comiche velleità e gli esilaranti chiacchiericci che animano la vita della borghesia piemontese, tra architetti misteriosamente assassinati, dame dell’alta società tanto affascinanti quanto snob, poliziotti e industriali. Sullo sfondo – ma è in realtà la vera protagonista – vi è una Torino in apparenza ordinata e precisa fino alla noia, che nasconde un cuore folle e malefico. Un romanzo paradossale e raffinato, complesso ma leggero, che mantiene ancora intatte le sue doti di freschezza, eleganza e fulminante ironia.

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