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PUNK ROCK DAL DEVONIANO INFERIORE Intervista agli Ammonoids

 

 

PUNK ROCK DAL DEVONIANO INFERIORE

Intervista agli Ammonoids

 

a cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)

 

Siamo negli anni ‘90, in California. Il punk sta tornando di moda, altrochè. Punk Revival, lo chiamano gli addetti ai lavori. Un sacco di giovani hanno voglia di far casino. Chitarra, basso e batteria, ritmi forsennati e tanta rabbia. Adolescenza, anarchia, voglia di divertimento. Ma anche paranoia, sofferenza e disagio. Figli dei Ramones, dei Sex Pistols, ma anche Dead Kennedys o Descendents. No, non va bene… ripartiamo!

Siamo a Roma, 2020/21. Matteo, Giacomo e Lorenzo sono tre ragazzi che dal discorso hanno appreso diverse cose, sono entrati in studio e hanno sfornato un disco a mio avviso fantastico. Ok, amo la scuola e sono di parte. Ma  Survivors Of The K-T Boundary degli Ammonoids spacca  davvero il culo, è irresistibile, è un pugno in faccia divertentissimo. Sa di Green Day vecchia maniera, di Nofx, di No Use For a Name, ma sa soprattutto di Ammonoids. Band, da tenere d’occhio e che gli amanti del genere sapranno amare alla follia. Una bella intervista, ora. Belli uniti e compatti, i ragazzi, hanno risposto insieme alle mie fottute domande. Ah, e mi hanno anche regalato una copia del disco. Ricky Rage è molto felice, e ringrazia!

 

Ciao, ragazzi e benvenuti. Dunque, ammonoidi o ammoniti, molluschi estinti alla fine del Cretaceo. Non siamo a Superquark, ma qualche spiegazione dovete darmela…

 

Ciao a voi di MDN! Gli Ammonoidea sono un gruppo di Molluschi cefalopodi estinti, comparsi nel Devoniano Inferiore ed estintisi durante l’evento K-T, ovvero l’estinzione di massa verificatasi alla fine del Cretaceo.

 

Chi siete e che cosa fate?

 

Siamo i The Ammonoids da Roma, Matteo (voce, chitarra), Giacomo (basso e cori), Lorenzo (batteria e cori), e facciamo Punk Rock. Non Skate Punk, non Melodic Hardcore. Punk Rock.

 

Avete voglia di ripercorrere la vostra storia? Se non l’avete, beh, fatevela venire…

 

L’idea nasce intorno al 2012/2013 da Matteo e Giacomo alla facoltà di Geologia de La Sapienza di Roma. Il nome The Ammonoids fa riferimento al fatto che, in quel periodo, a lezione di Paleontologia degli Invertebrati, stavamo studiando proprio queste creature. Dopo aver sperimentato diverse formazioni fallimentari a quattro con svariati chitarristi e batteristi e dopo numerosi live improduttivi, la nostra formazione si rinnova anni più tardi con Lorenzo alla batteria. Grazie a questo ricambio registriamo il nostro primo EP Devonian nell’estate 2019. Da lì iniziamo a muoverci seriamente nell’underground romano, solo per finire bloccati poco dopo dalla pandemia di Covid. Nonostante questo ostacolo, torniamo in studio ad agosto 2020 per registrare il nostro primo full length Survivors Of The K-T Boundary. Il resto deve ancora venire.

 

Diciamolo, ho voluto io questa intervista perché sono cresciuto a pane e punk. Amo il tipo di sonorità che proponete. Ascoltandovi torno davvero indietro nel tempo; Green Day versione Lookout!, Nofx, No Use For A Name e via dicendo. Quanto siete devoti alla vecchia scuola?

 

Siamo devoti musicalmente alla vecchia scuola, ovviamente. Questo non vuol dire che non siamo aperti a qualcosa di nuovo o a contaminazioni  di qualsiasi tipo, visto che ogni membro ha un background musicale totalmente diverso. Matteo rimbalza tra un’infatuazione per i Green Day e gli Screeching Weasel e dischi di Metal estremo, Lorenzo viene da un background totalmente diverso tra Prog-Rock e Crossover e non aveva mai suonato in una band punk prima di incontrare noi e Giacomo si muove agilmente in un mondo di pop, indie, metal e musica leggera italiana.

 

Parliamo di questo bel Survivors Of The K-T Boundary, disco ben suonato, ben prodotto e che viaggia alla perfezione. Complimenti, perché mi piace tantissimo. Avete un nuovo fan! Come sono nate le canzoni e come sono andate le cose in studio?

 

Innanzitutto, grazie per i complimenti, siamo ben contenti che piaccia. È molto difficile tracciare la nascita delle canzoni di questo disco. Alcune esistono da anni, alcune sono state scartate dal precedente EP Devonian e tenute e riarrangiate per questo album, altre sono state scritte poco prima di entrare in studio (Rats e Quaranternary, per prendere due esempi). Le due tracce più hardcore addirittura vengono da un gruppo Thrash Metal precedente ai The Ammonoids, gli Hybrid Fear, nei quali Matteo cantava e suonava la chitarra.

 

Pezzi sporchi, arrabbiati e tiratissimi. Vere e proprie cannonate, ma melodie efficacissime. La forza degli Ammonoids è questa, siete d’accordo?

 

Assolutamente d’accordo. A noi non piace stupire semplicemente con velocità o pipponi puramente tecnici. Anche nei nostri pezzi più aggressivi e hardcore, cerchiamo sempre di includere una melodia memorabile, che rimanga in testa all’ascoltatore.

 

Ascoltando tutte le tracce è possibile intravedere diverse sfumature. Avete preso davvero il meglio della scena dei ‘90, ma non soltanto, e tirato fuori una tracklist piuttosto completa. Vi siete scervellati o tutto è avvenuto in maniera naturale?

 

In realtà è stato tutto frutto di un processo abbastanza naturale. Di solito partiamo da un riff o un giro di basso, intorno al quale sviluppiamo il resto del brano senza cercare di forzarlo in quella o quell’altra direzione. Se ci piace un determinato ritornello, un pre-ritornello o un qualunque passaggio ritmico o melodico, cerchiamo di farlo nostro senza pensare troppo a cosa farebbero i gruppi ai quali ci ispiriamo, piuttosto pensiamo a ciò che dovremmo fare noi.

 

Quali tematiche vi piace affrontare attraverso i vostri testi?

 

Quelle che ci passano per la testa. Anche nei testi, come nella musica, siamo aperti a tutto. In questo disco si parla principalmente di ansia, depressione e confusione. Ad esempio, il testo di Quaranternary è un’analogia tra quello che ci sta succedendo intorno in questo periodo buio e l’evento che scosse il pianeta Terra 65.5 milioni di anni fa. Questi paragoni ci piacciono molto e contiamo di inserirne sempre di più nei testi delle canzoni future.

 

La canzone del disco che preferite?

 

M: Non saprei… Al momento forse Next Door To Hell

G: Black Dog From Outer Space!

L: Tutte! No dico davvero, faccio fatica a sceglierne una in particolare, ma se proprio devo ti direi quella che secondo me sintetizza meglio il nostro songwriting, ovvero Restless Ride.

 

Questo è il vostro primo full length, degno successore del già citato Devonian del 2019. Parlatemi di quell’EP.

 

Era la nostra prima volta in studio. Ci sentivamo totalmente fuori posto e non sapevamo cosa aspettarci da questa esperienza, anche se alla fine è stata molto divertente ed educativa. Col senno del poi torneremmo volentieri indietro per prendere alcune decisioni diverse sulla direzione artistica, ma al di là di questo siamo molto soddisfatti del prodotto finale… il nostro primogenito.

 

I dischi della vostra vita? Potrei anche indovinare, sorprendetemi!

 

M: Kerplunk! dei Green Day, So Long And Thanks For All The Shoes dei NOFX, Anthem For A New Tomorrow degli Screeching Weasel, Defenders Of The Faith dei Judas Priest e Reign In Blood degli Slayer.

G: More Betterness! dei No Use for a Name, l’omonimo dei Face to Face , The Queen is Dead dei The Smiths e Zerofobia di Renato Zero.

L: American Idiot dei Green Day, Blood Sugar Sex Magik dei RHCP, City of Evil degli Avenged Sevenfold, Favourite Worst Nightmare degli Arctic Monkeys, In Silico dei Pendulum.

 

Musica in Italia. La vostra idea, Covid a parte…

 

Non è sicuramente valorizzata come dovrebbe, specie per gruppi underground che non riescono a uscire dalla propria città, a meno di fare patti col diavolo con grosse case discografiche. Trovare una via di mezzo, ovvero avere quel minimo di fama che basta a farti campare con la musica (non diventare ricco, ma campare), è difficilissimo, ma non demorderemo.

 

Possibili soluzioni?

 

Un’apertura mentale da parte di tutti, dai palchi più blasonati a quelli più piccoli. Forse è un’utopia, ma non smetteremo di crederci.

 

Cosa avete in mente per il futuro?

 

Semplicemente di continuare a sfornare dischi fino a che non crepiamo malissimo.

 

Se dico punk, beh, cosa rispondete? A ruota libera…

 

Che il punk è un genere musicale iniziato con i Ramones a New York nel 1976. Se ci chiedi cos’è per noi beh… Crediamo che la domanda ormai sia obsoleta. Il punk come movimento è sempre stato influenzato dall’epoca e dalla posizione geografica, quindi non esiste un punk. Cos’è per noi? Vediamo… Punk è sentirsi liberi di esprimere sé stessi con quello che si ha a disposizione e senza preoccuparsi dei propri limiti. Prendersi le proprie libertà fermandosi prima di danneggiare qualcuno. Cioè qualcuno che non lo merita ovviamente.

 

Salutate e lasciate un messaggio ai lettori di MDN. Anche un vaffanculo, se vi va…

 

Salutiamo lettori e lettrici e ringraziamo il personale di MDN per lo spazio e l’intervista, speriamo di tornare a fare presto e in totale sicurezza quello che amiamo fare dal vivo. Il “vaffanculo” no, dai siamo pacifici… solo pacche sulle spalle a mach 3 e qualche timpano fumante, quelli sì.

 

https://www.facebook.com/TheAmmonoids

 

https://theammonoids.bandcamp.com/?fbclid=IwAR30-JuqPmZBJ7uzmCH5X01KVdaRiOsXatDUNFS0gvyyosmVXlzZDuEZVz8

 

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