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Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare

Partita sontuosa ieri quella tra Juventus e Genoa. L’Inter è in vetta dopo aver vinto fortunosamente a Brescia e la Juve deve rispondere mantenendo il primato. Match inizialmente bloccato con la Juve che gestisce il possesso palla, ma non riesce a trovare il goal. Finché al 36′ con uno stacco di testa, Bonucci mette il pallone in rete da un calcio d’angolo. Ma, analogamente a quanto successo a Lecce, le disattenzioni costano, e la Juve le ha pagate anche questa volta. Alex Sandro sbaglia un passaggio e Kouamé non perdona, è 1-1. Ma, niente preoccupazioni, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.
Per tutta la partita la squadra di Sarri prova, senza nessun risultato, a trovare il goal che gli farebbe vincere la partita. Con il Genoa in 10 ci provano tutti, da Bernardeschi a Dybala, da Bentancur a Matuidi fino a Douglas Costa entrato dalla panchina. Tutti tranne uno. Non un giocatore a caso, ma il pluricampione d’Europa, il pluri pallone d’oro. Per tutta la partita assente, quasi da chiedersi addirittura se stesse giocando. Il tempo passa incessantemente e la signora continua ad attaccare e a creare, senza mai concretizzare. Comincia il recupero, i minuti sono 4. Sale l’ansia, aumentano i battiti cardiaci, la Juventus sta pareggiando la seconda partita di seguito consegnando momentaneamente il primato all’Inter.
Ma quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.
Dopo due minuti dal 90′ ecco una percussione di Cuadrado, che mette un pallone basso in mezzo, e il piede di CR7 devia il pallone. È goal, lo stadio in festa, un boato che se si sta in silenzio, ancora si può udire. Ma attenzione, arriva la sentenza del VAR, è fuorigioco. Buco nello stomaco, colpo al petto che è peggio di un proiettile. C’è chi, in campo, addirittura piange.
Ma la Juventus la conosciamo bene: fino alla fine, non mollare MAI. E allora via subito continuando ad attaccare. Ed ecco che sempre lui si procura un rigore, al 94′. Una mezza esultanza, ma non si deve perdere la concentrazione, non adesso. Si posiziona sul dischetto, tutti in silenzio, fiato in gola. Un passo, due, tre, quattro. Il quinto è un tiro, che con tutta la sua velocità dura più di un tiro di Holly e Benji. Rasoiata dritta alla destra del portiere. Ma CR7 non sbaglia quasi mai, e anche questa volta fa centro. Radu instuisce l’angolo, ma non la prende. È 2-1, lo stadio di nuovo in delirio, questa volta ancora di più. Lui, che ha vinto di tutto, felice come un bambino quando vede gonfiarsi la rete. La partita è vinta, la vetta è di nuovo bianconera, e non è un caso.
Perchè, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.

(Giovanni Giglio)

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