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Serena e il doppio standard nel calcio

Sabato sera durante la finale femminile degli USOPEN di tennis, l’arbitro di sedia Ramos ha comminato a Serena Williams il penality game, cioè le ha fatto perdere il game in un momento delicato della partita (3-4 nel secondo set dopo che la campionessa americana aveva perso il primo).

Il regolamento, correttamente applicato dal giudice di sedia, prevede che dopo due warning (equivalente al cartellino giallo nel calcio) perdi il punto nel game successivo, dopo tre l’intero game.

Il primo warning è stato assegnato per coaching: suggerimento dell’allenatore presente sugli spalti, è vietato anche se non ascoltato dall’atleta come per altro accaduto dalla Williams che non ha accolto il consiglio del guru Mouratoglu.

Il secondo per raket abuse: maltrattamento della racchetta, Serena ha scagliato l’attrezzo in terra e l’arbitro si è visto costretto a comminarle il penality point.

Scoppia il finimondo, la Williams perde la testa e insulta Ramos dandogli del ladro, il quale assegna il terzo warning per verbal abuse e il conseguente penality game.

La Williams ha poi perso il match (probabilmente lo avrebbe perso ugualmente) nei confronti della giovane giapponese Osaka che,durante la premiazione, ha chiesto scusa al pubblico americano per aver rovinato loro la festa. Mai ‘na gioia pe’ sti giapponesi.

In conferenza stampa la Williams ha accusato il sistema affermando di aver ricevuto un trattamento punitivo rispetto agli uomini, riferimento indiretto a ciò che successo giorni prima quando l’arbitro Lahyani anzichè avvertire Kyrgios (warning per comportamento antisportivo dopo aver scagliato volontariamente la pallina sulla rete anzichè giocare, nel tennis non si può) è sceso dalla sedia per spiegare all’australiano le regole di comportamento.

Polemiche sul sessismo no comment.

La discussione sui regolamenti si è dipanata circa la discrezionalità nell’interpretare e quindi assegnare o meno alcuni warning (il primo e terzo per Serena) tramite numerosi esempi in cui si è invocato il “doppio standard”: perchè nel caso X sì e nell’identico caso Y no?

Essendo la settimana della regola scema “fascia di capitano uguale per tutti” per cui sanzioni alla Fiorentina per averne utlizzata una speciale a ricordo del povero Davide Astori, non potevo esimermi di sfruttare l’assist che il tennis ha offerto.

Quella della fascia, oltre che essere scema e inutile, stride con la pessima salute in cui versa il calcio anche per colpa degli Stati Generali: commissariamento, barzelletta della serie B, fretta e approssimazione delle seconde squadre, scandalo plusvalenze con minorenni.

Questa però è un’altra storia, infatti il collegamento con le regole del tennis soggette a interpretazioni non va fatto con quella cretinata della fascia, ma con altre situazioni che di seguito vado ad analizzare.

1 Espulsione per bestemmia.

Sanzione introdotta per educare, ma che in una società multiculturale è difficile da applicare soprattutto in uno stadio, salvo poi avvalersi della prova tv. Espellere per bestemmia è in un certo senso discriminatorio: è sanzionabile e riconoscibile la bestemmia per religioni differenti da quella cristiana?

Nei campionati dilettantistici ha fatto strage di cartellini rossi (soprattutto nei primi anni), non senza polemiche però conseguenti alla discrezionalità dell’arbitro di sanzionare, infatti si registrano eventi grotteschi in cui si annoverano lo scambio di persona, omertà e delazioni. Diverso per i settori giovanili ma anche lì rimane difficile l’applicabilità, per l’educazione dei giovanissimi calciatori propongo di fare giocare le partite a porte chiuse lasciando all’estreno i genitori.

2 Ammonizione per chi chiede l’ammonizione di un avversario.

Semplice da applicare perchè il richiedente è facilmente identificabile sul campo (100% con la prova tv), ma raramente sanzionato. Ritengo che gli arbitri sfruttino a loro vantaggio  la discrezionalità per evitare polemiche che potrebbero segnare negativamente le loro carriere.

Ergo gli arbitri chiudono occhi e orecchi di fronte al caso perchè lo considerano non grave, non decisivo ai fini del risultato, per cui tutti innocenti tutti contenti.

3 Ammonizione per proteste.

Il regolamento prevede che solo il capitano può conferire con l’arbitro, ma puntualmente i giudici di gara vengono accerchiati per decisioni controverse e raramente provvedono a estrarre cartellini, lo fanno solo per casi eclatanti.

Il comportamento tipo assunto dagli arbitri è simile a quello adottato per la richiesta di ammonizioni, sostanzialmente fanno finta di niente permettendo ai calciatori anche di offendere. Agli occhi dello spettatore pare ridicolo e ingiusto che gli arbitri non si facciano rispettare, anche io la penso così ma probabilmente agli arbitri preferiscono ricevere offese che cercare rogne.

L’osservanza di queste regole in cui  si verifica il doppio standard nel sanzionare o meno episodi uguali ed evidenti, necessita a mio avviso di una maggiore e rigida applicazione altrimenti cancellarle se non considerate importanti. Evitare è meglio che curare.

Non auspico una moralizzazione del calcio, ma il rispetto delle regole sì, perchè è molto alto il rischio che si verifichino casi tipo Serena con tutto il carrozzone Italia al seguito.

Anche no grazie, perchè ho degli indizi quando come e con chi potrebbe accadere.

Voi no?

(Alessandro Rota)

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