Ci sono cibi che piacciono a tutti. La pizza piace a tutti, celiaci compresi. E’ per questo che adesso
ci sono gli impasti privi di glutine, per la pizza.
Questo libro tutto può essere tranne una pizza, poco importa il tipo di impasto.
Questo non è un libro per tutti, ve lo assicuro. E’ lo stesso autore, in un eccesso di onestà,a mettere
in guardia l’occasionale lettore che dovesse trovarselo tra le mani. Non è da tutti, direte voi. Avete
ragione,dico io. E’sicuramente un eccesso di zelo,cortesia, attenzione. Un eccesso. Ecco, questa è
davvero la parola giusta per questo libro. Eccesso. Come la vita di una rock star. Eccessivo nei
giudizi, eccessivo nel linguaggio, eccessivo nei vizi, eccessivo nei gesti. Eccessivo nelle sofferenze.
Sonnifera, prima opera scritta e ideata da Gramazio, è eccessivo. In tutto o quasi. Non è come la
pizza. Ma come la pizza sembra avere un marchio di fabbrica, qualcosa che lo rende unico e
irripetibile. Se mangi pizza bendato, sai che è pizza. Se leggi Gramazio, magari senza essere
bendato, sai che è Gramazio e che la penna che ha usato è sicuramente la più arrabbiata che ha
trovato in cartoleria. Prima di svaligiarla, ovviamente.
Immaginate di essere una stella del rock made USA. Una di quelle che sembra venuta fuori da un
garage, appena partorita da una madre che ha usato la bandiera americana come camicia da notte e
che ha avuto Bruce Springsteen che cantava “Born in the Usa” come ginecologo. Una roba del
genere, insomma. Anni sulla cresta dell’onda, anni passati da un palco all’altro, da un locale
all’altro, da un whisky all’altro, da un danno all’altro. E immaginate che la vostra parabola si sia
improvvisamente lanciata nel vuoto, verso il basso, lasciandovi in dote solo la vostra anima,
dimenticata da tutti, proprio come l’avevata dimenticata voi anni prima.
Immaginate di chiamarvi Terry Stones, ex leader indiscusso del panorama rock statunitense, e di
trovarvi nella stanza di un Hotel, il Sunsummer, due stelle generose. 25000 bigliettoni buttati sul
letto, un bicchiere di whisky in mano e il resto del contenuto della bottiglia versato sulle lenzuola.
Sapete cosa tenete nell’altra mano? Quella senza bicchiere,dico? No, non avete un uncino, andateci
piano con la fantasia! Avete un accendino e non sapete cosa il vostro cervello vi dirà di fare. E
allora, interrompendo tutti gli eventi, prima che il cervello decida, immaginate di voler raccontare
tutto, di voler vuotare il sacco. Tutto in un batter d’ali, ovviamente. Basta qualche secondo per
riavvolgere il nastro e rivedere tutta la propria esistenza. O ciò che sembra essere stata. Ecco,
provate a chiudere gli occhi e raccontare, non tanto agli altri quanto a voi stessi, tutto ciò che è
stato. Ma ricordate che siete una star del rock. Voi non parlate come Giosuè Carducci, voi siete
rock. E non avete avuto la vita di Giacomo Leopardi. Diciamo che il Centerbe, se mai Leopardi lo
ha bevuto, è un toccasana rispetto alle abitudini in voga per chi è rock.
Sembra voler fare questo Terry Stones, vedere e riverede la vita e ciò che c’era prima, usando occhi
che, mi perdonerete se metto quattro parole insensate in fila, sembrano selvaggi ma colti, gonfi di
pianto e pugni. Ecco, provate a immaginare di raccontare un brutto sogno, con quella sensazione di
sfuggente che vi assilla la mente, certi di aver dimenticato un particolare fondamentale, oppure
ininfluente, chi lo sa.
E’ da qui che inizia tutto, è da qui che parte un viaggio incantato, meglio indemoniato, all’interno
delle grotte della memoria, degli anfratti più spaventosi e sconosciuti della mente. Una mente da
artista, una mente che ha conosciuto tante droghe, tanto alcol, tante sofferenze. Cercate e volute,
seppur ripudiate. La mente di un personaggio prigioniero di se stesso, lui che si sentiva ribelle.
Schiavo del sistema, lui che non si è mai venduto. Soggiogato dalle emozioni del cuore, lui che
tante ne ha cantate accompagnato dalla sua fragorosa band. Terry Stones, insomma, privo della
libertà di potersi emozionare perchè le etichette dello spettacolo impongono che sia sempre lui a far
emozionare gli altri.