THE MONSTER CLUB ALASKA
Intervista al cantante Massimiliano Pianta
A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage
Conoscere Massimiliano Pianta è per me un privilegio e ho davvero voglia di ribadirlo. Sensibilità e intelletto inseriti alla grande in un viaggio sonoro, in un movimento musicale lontano dal sistema. E sì, scusate se è poco! Il cantante guida in maniera ordinata il progetto The Monster Club Alaska, racconta i proprio tormenti e, se vogliamo, butta fuori l’amarezza provocata da un mondo malato come non mai e che ci tiene in ostaggio. Dura, eh! Ma come compone Max? Nella maniera più semplice, onesta e genuina possibile, quasi a dispetto dell’universo racchiuso nello spirito. In fondo è così che un artista dovrebbe agire.
Allora, Max, l’ultima intervista si era più o meno chiusa con la veloce presentazione del progetto The Monster Club Alaska. Direi che ci siamo, e ci siamo ormai da un po’. Raccontami tutto, dai. Chi sono i tuoi compagni di viaggio?
Ciao, Ricky, spero tutto bene. Sì, ci siamo lasciati più di un anno fa quando stava iniziando la nuova avventura con i The Monster Club Alaska. Ero partito bene con tre elementi che formavano la band, ma poi, per svariati motivi, le nostre strade si sono divise. Nulla di grave. Anzi, li ringrazio. Sono persone a cui mi sono legato, li seguo nei loro nuovi progetti e spero che vadano avanti con la musica nel modo migliore. Da qualche mese si è creata una nuova formazione. Sì, perché non mollo. Camillo al basso e Gaspard alla batteria. Sono due ragazzi di 28 anni di Milano. Devo dire che stanno facendo un ottimo lavoro. Ti starai domandando chi suona la chitarra. Ma io naturalmente. Ci proviamo. Per la prima volta, suonerò live la chitarra elettrica. Diversamente da prima, non ci saranno più le basi, ma solo il click in cuffia.
Come lavorate, in genere?
Prima portavo da Patrik il brano in acustico e lui pensava a tutto. Ora è diverso. Scrivo sempre io i brani, ma vengono poi studiati, trattati ed elaborati in studio con Camillo e Caspard.
Illuminated, il primo album firmato con il nuovo marchio, contiene brani estratti dal tuo precedente lavoro solista e una serie di interessanti inediti. Come hai realizzato la scaletta?
Sì, Illuminated è il primo album firmato The Monster Club Alaska. Spero il primo di una lunga serie. Ho inserito alcune tracce che arrivano dall’album Monster e altre nuove. Questo perché con la prima formazione stava finendo un percorso e di sicuro non avrei scritto altre canzoni mentre suonavo con loro. Inoltre sono molto legato a quei brani, ho fatto fatica a separarmene. Li volevo portare con me in questa nuova avventura. Le mie scalette sono sempre in cronologia temporale. Questo per tenere la mia vita in ordine.
Beh, già che ci siamo, parlami un po’ dei brani…
Bella domanda. Tutti questi brani mi appartengono, li ho sentiti arrivare, hanno iniziato a respirare con me, seguono il battito del mio cuore. Ti racconto come nascono e il loro sviluppo. Non so se lo sai ma sono circa trent’anni che mi occupo di grafica, quindi sono sempre davanti al computer. Alla mia sinistra ho la chitarra acustica sempre a portata di mano e quando mi chiama, interrompo il lavoro, la tiro su e cerco di capire che cosa cerca di dirmi. Sembra una follia, ma è così. A questo punto seguo il flusso. Nasce un riff di chitarra, ci canto su e per magia compare una strofa, un ritornello ecc… Tutto con un inglese finto, a volte senza senso, sconnesso, ma è da li che arriva una parolina magica. Fermo il momento con tante ma tante registrazioni che salvo, cancello, mischio, rimaneggio e una volta trovata la struttura mi concentro sul testo. Il resto è in divenire, a volte con un po’ di fatica e a volte di getto. Funziona, credo di aver trovato la mia dimensione. Non cerco di copiare o di assomigliare a qualcuno. Cerco di scavarmi dentro. A volte entro in trance agonistica. Tante ne ho scartate, ma quando sono convinto, tipo come in questo momento, porto il brano in saletta e ci divertiamo a trovare l’arrangiamento giusto. Fatto questo si va in studio e si registra.
Tutto o quasi accompagnato dal canale Youtube. Parlami dei video promozionali…
Anche se considero il mondo dei social una vera schiavitù lavorativa, ormai siamo costretti ad accompagnare la musica con vari post e video su youtube. Dico schiavitù perché forse la gente non si rende conto che lavora per i social quando crea contenuti di qualsiasi forma. Alimentiamo le piattaforme che, senza di noi, non avrebbero modo di esistere. Fa parte del gioco, ci sta. I video nascono da una visione, da una sperimentazione. A volte si sposano bene con il brano e in questo caso esaltano la musica. Altre volte non viene troppo bene, ma teniamo tutto come esperienza.
Tre singoli estratti. Cosa mi dici?
I tre singoli fanno parte di una fase che mi sta spingendo verso nuove forme di scrittura senza perdere di vista il mio stile che è ben definito. Non so come viene percepito. Io sono molto soddisfatto.
Ascoltandoti e ascoltandovi, ho una strana e intensa percezione. Cioè, provo a spiegare meglio: musica figa e alternativa, che richiama qualcosa e che al contempo non somiglia a niente. Tanta roba, un livello alto di scrittura e un’ispirazione costante. Ecco, l’altra volta chiesi quali fossero gli artisti di riferimento. Io ci riprovo. Dai, fai qualche nome!
Se dovessi parlare a livello di voce, posso mettere sul podio al primo Jim Morrison, al secondo Ian Astbury e al terzo posto, ma non per questo ultimo, Sebastian Back. Con i primi due ci arriviamo alla tonalità, il terzo neanche se piango in cinese. Fenomenale. Jim Morrison mi entra dentro, scava, scava, mi esalta, mi fa viaggiare. Il tono e il colore della sua voce, il delirio delle sue parole mi eccitano, smuovono le mie frequenze. Pensare che ha scritto quello che ha scritto in così pochi anni e in giovane età. Mi fa sentire in imbarazzo con me stesso. Inarrivabile. Per Ian e stato amore al primo ascolto, anche lui ha lasciato il segno, anche se Jim rimane al primo posto. Sebastian Back con gli Skid Row ha toccato vette che mai nessuno potrà mai eguagliare. Ci provo ogni tanto ma è impossibile per chiunque. La sua carica vitale di quel periodo era e sarà per sempre storica. Adesso si è rimesso in forma, mi piace qualche brano, ma è un’altra cosa. Dimenticavo Jeff Buckley. Ma quanto era bravo? Anche lui mi emoziona. Mi fa vibrare. Ah, anche Marilyn Manson dei tempi migliori. Ora anche lui si è ripreso, ma non ha lo stesso impatto di prima.
Argomento concerti. Avrete sicuramente migliorato l’intesa…
Per i concerti se ne parla molto più vanti. Questa è una ripartenza a tutti gli effetti e quindi si riparte da zero. Si uscirà live solo se saremo pronti. Poi bisogna vedere se ci saranno ancora locali che faranno musica originale. Ahahahah che fastidio le cover…
So che state scrivendo materiale nuovo e in più, come anticipato, abbraccerai la chitarra elettrica?
Sì, un brano dal titolo The End Of Time è già stato registrato, tutto suonato. Batterie al Moon House e il resto da Patrik. Ci sono altri due brani in progress e altre idee che stiamo sviluppando. Sì, suonerò la chitarra elettrica per la prima volta live. In acustico ci ho provato in passato. Diciamo che non fa impazzire suonare e cantare, ma è l’unico modo per dettare il mio stile. Abbiamo provato altri chitarristi ma lascerei perdere l’esperienza. Non sono mai capito da certi musicisti.
Detto questo, cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?
A breve gireremo il video di The end of time in un contesto isolato, cercando di trasmettere l’inquietudine della fine. Quale periodo migliore per far capire che siamo al limite della storia umana, o almeno, di questa società impazzita. Ci sono orge di ignoranti e ai che invadono questo mondo. L’io ci domina e ci consuma. Abbiamo preferito il male al bene comune e prima poi i conti tornano. Detto questo, andremo avanti fino a realizzare un mini album di cinque brani, accompagnati sempre da video.
Domanda semplice, ma non scontata: come stai in questo momento?
Diciamo che ci sono e sono sempre proiettato in avanti. Rimane solo un senso di inquietudine che fa parte della mia natura. Vorrei che si fermasse il tempo soprattutto per le persone a cui voglio veramente bene. Spero inoltre che questo mondo e soprattutto chi ci governa, possano trovare pace con il cervello e con le loro coscienze.
The Monster Club Alaska: dove possiamo trovare info e materiale?
Ci trovate su youtube, Instagram e Facebook. Basta cercare THE MONSTER CLUB ALASKA.
Il nostro motto è Follow us and be monster. Grazie Ricky per avermi dedicato il tuo tempo. Un abbraccio mostruoso.