Articolo di Emilio Aurilia

 

La costituzione della band risale al 1967 a Birmingham per iniziativa del tastierista polistrumentista Steve Winwood appena uscito dallo Spencer Davis Group per cui aveva composto, fra le altre, il super hit “Gimme some loving”(1966), un vero e proprio brano guida per le future generazioni di musicisti rock, ancora oggi proposto da molte band di successo e non, oltre ad ascoltarsi su più emittenti. Un pezzo di cui forse tutti conoscono la melodia, ma non altrettanto il titolo. A lui si sono aggregati il batterista Jim Capaldi (futuro coautore di gran parte del repertorio), il chitarrista Dave Mason e il sassofonista-flautista Chris Wood.

Le difficoltà iniziali nel gruppo si hanno per l’altalenante partecipazione di Mason, spesso in disaccordo con le scelte della band, che lascerà definitivamente nel 1969, dopo aver regalato  almeno un paio di brani di successo “Hole in my shoe”, pieno di riferimenti alla psichedelia, grazie anche all’uso di strumenti esotici tipo il sitar, e “Feelin’ alright”.

Rimasti in tre e senza più doversi districare con le esigenze del chitarrista che inizierà una discreta carriera solista, la band dà vita a quello che sarà forse il suo miglior disco: “John Barleycorn must die” (1970), composto da episodi di spessore come l’iniziale “Glad” un frastagliato strumentale fra blues e jazz impostato sul sax tenore di Wood; “Empty Pages”, successivamente ripreso dai BS&T per l’album “No sweat”; “Stranger To Himself” completamente cantato e suonato da Winwood e su tutti il traditional che fornisce il titolo all’opera basato su di un folk di atmosfera su cui s’inseriscono il flauto sinuoso di Wood e le suggestive leggère percussioni sue e di Capaldi.

Il 1971 segna il temporaneo ritorno di Mason per il live “Welcome to the canteen” non ufficialmente attribuito al gruppo, bensì ai singoli componenti che, oltre ai quattro, annovera il bassista Rich Grech, il batterista Jim Gordon e il percussionista Reebop Kwaku Baaha, con risultato notevole.

Nella medesima formazione (ad eccezione di Mason) tornano a registrare come Traffic “The low spark of high healed boys” fissando il loro sound in una sorta di rock-blues non pesante, con varie sfumature di jazz e folk, da molti considerato formalmente ineccepibile, ma emotivamente freddo, così come il successivo “Shoot out at the fantasy factory” con la nuova base ritmica formata da David Hood (basso) e Roger Hawkins (batteria). Tempo per un disco dal vivo “On the road” e uno in studio “When the eagles flies” che può considerarsi il loro ultimo prodotto come gruppo, perché l’ultimo in assoluto “Far from home” del 1994, registrato dalla coppia Winwood-Capaldi, è un omaggio allo scomparso Chris Wood.

Capaldi morirà a sua volta nel 2005 e Winwood continuerà la sua attività solista senza però costruire prodotti imperdibili.

 

 

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