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Tu sei il male di Roberto Costantini

Articolo di Carlo Amedeo Coletta
Ho letto: Tu sei il male
Autore: Roberto Costantini
Vi dico la verità. Ho comprato questo libro perché il titolo mi ricordava una frase detta da un amico ad una
mia ex. Ci sto ancora pensando, a volte rimane ex a volte no, ma spesso credo che l’amico avesse ragione.
Non in questo periodo, però, quindi tutto bene, solo una scusa per comprare un libro di un autore italiano, il
primo di una trilogia chiamata appunto La trilogia del Male.
Premesso questo, veniamo a noi. Preferisco di gran lunga i thriller Italiani a quelli americani, così veloci da
leggere come da dimenticare. Nei romanzi nostrani, infatti, rivedo le nostre manie, i nostri tic, le nostre
abitudini. In “Tu sei il male” si parte dal 1982. Un giovane commissario, Michele Balistrieri, dal passato
politico e idealista tumultuoso, viene parcheggiato e messo a sedere nel commissariato più tranquillo della
Roma bene. E’ tutto molto buono per il giovane commissario dal carattere aperto e scanzonato, interessato
solo alle donne, alle sigarette e al poker. Durante la finale del mondiale di calcio, quello con Pablito Rossi che
segna e Tardelli che esulta, una bella ragazza, conoscente del commissario, scompare. C’è la partita da
vedere, c’è da andare a festeggiare, non c’è tempo per indagare. Sicuramente – pensa Balistrieri – la ragazza
sarà andata a divertirsi da qualche parte. E’ stata uccisa invece, in un quartiere dove politica e Vaticano si
incontrano e si scontrano quotidianamente senza che i comuni cittadini intenti a trovare parcheggio ne
sappiano nulla. Si manda in galera un innocente, poi lo si libera e poi, pian piano, si dimentica, creando così
una profonda sconfitta morale e professionale.
Saltiamo a Luglio 2006. C’è un’altra finale dei mondiali di calcio, quelli di Totti, Del Piero e Materazzi.
Durante i festeggiamenti per la vittoria, la madre della conoscente scomparsa 24 anni prima si suicida. E’
solo una coincidenza? E perché tante altre donne stanno morendo? Un sottile filo invisibile collega tutto e
tutti, sia nello spazio di una grande città provata dalle divisioni sociali, sia nel tempo trascorso dal primo
lontano omicidio all’ultimo. Come ne uscirà Balistrieri? Quando? E con chi?
Tra quelle caratteristiche italiane che ritrovo nei romanzi nostrani, questa volta a farla da padrona è stata
l’atmosfera del 1982 che mi ha riportato indietro di tanti anni. Ero piccolo all’epoca, non fatevi strane idee,
ma ricordo quei giorni esasperati dall’attesa della partita, esaltati dagli insperati successi, con quel caldo
torrido di Luglio e tutte le persone che, di sera, si riunivano in case stracolme di gente, tutte fisse davanti
allo schermo. E già dalle prime pagine, quell’atmosfera arriva addosso come una foto scattata tanto tempo
fa, leggermente ingiallita e per questo carica di emozioni, persino odori, come se fossero state imprigionate
nella pellicola. La scrittura, agile e veloce, evocativa al punto giusto, accompagna il lettore con trasporto. La
prima metà del romanzo, lo dico sinceramente, è stata molto piacevole da leggere, nonostante il
protagonista, giovane e reso volutamente arrogante dall’autore, riesca a non attirare tutta questa gran
simpatia. La seconda parte, quella del 2006, ci proietta ai giorni nostri. E’ vero, parliamo di tredici anni fa ma
assicuro che il panorama descritto è attualissimo. C’è una grande metropoli come Roma, città aperta e
accogliente per alcuni, diffidente e chiusa per altri. Ci sono luoghi comuni che non aspettano altro che
un’occasione, anche minima, per dare adito a conferme e illazioni. C’è una latente diffidenza verso lo
straniero, un’incolmabile distanza con i poteri forti, la certezza che una confidenza ricevuta possa
pretendere molto altro in cambio. C’è la storia di una lunga e dolorosa amicizia, l’abbraccio di un tiepido
amore, il freddo ma spesso giustificato distacco delle forze dell’ordine, chiamate quotidianamente a mettere
il naso in affari sporchi, con il rischio di non uscirne più. C’è buona parte dell’Italia in questo romanzo, nel
bene e nel male. Ma è pur sempre un giallo con forti note noir e quindi c’è più male da vedere. E il titolo si
adatta bene a tutto questo.
Roberto Costantini è stato davvero bravo. E’ riuscito nell’intento di caratterizzare i personaggi rendendo
chiare e spesso inevitabili le mutazioni avvenute in 24 anni di vita. Per certi versi sembra di assistere a uno
spettacolo teatrale in cui, all’inizio del secondo atto, tutti gli attori sono invecchiati o cresciuti, portando
dietro sé un passato talmente chiaro da non dover neppure essere raccontato. Credo sia questa la vera forza
del libro, oltre alla storia sicuramente avvincente. Certo, con questo titolo, il libro doveva avere 666 pagine e
non 667 ma possiamo perdonare l’autore. Sono certo che vi piacerà.
Buona lettura e a presto!

 

 

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