Interviste

UN COLLETTIVO DI ARTISTI Intervista a Alberto Garbero, portavoce dei Linda Collins

 

 

UN COLLETTIVO DI ARTISTI

Intervista a Alberto Garbero, portavoce dei Linda Collins

 

A cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)

 

La cosa che più colpisce del progetto Linda Collins è sicuramente l’idea di portare all’interno della musica tante personalità e tanti suoni. Tied è un disco interessantissimo, un contenitore infinito di partecipazioni e di visioni musicali differenti. Quando ho ascoltato i brani, quasi per caso, ho percepito la profondità del lavoro e, soprattutto, la grande ambizione dei vari protagonisti. Nessuno schema, nessun limite, lavoro in studio e lavoro a distanza. I Linda Collins rappresentano a mio avviso qualcosa di unico. Ne parliamo con Alberto Garbero auotore, chitarrista e leader di questo megagruppo…

 

Eccoci qui, benvenuti su MDN. Partiamo dalla presentazione del vostro progetto. Stiamo parlando di un vero e proprio collettivo musicale. Diversi musicisti coinvolti per un lavoro piuttosto ambizioso…

 

I Linda Collins sono un progetto che vede un nucleo originario composto da buona parte delle band Olla e Caplan, che hanno dato alle stampe tre dischi nel corso degli ultimi anni. Abbiamo poi aperto il progetto alle collaborazioni, in modo da renderlo più ampio e contaminato. Un esperimento nato quasi per gioco,  dalla necessità di uscire dallo schema classico della band chiusa in studio. Sono tutti amici musicisti, con cui nel corso degli anni abbiamo lavorato, in particolare: Luigi De Palma, Jackeyed, Neverwhere, Ramon Moro, SavantPunk, Arnoux, Karyn Nygren.

 

Linda Collins… Da dove proviene questo nome?

 

Linda è la figlia del nostro batterista Pietro, che è nata lottando contro mille difficoltà. Collins è il nome dell’astronauta dell’Apollo 13, che non è mai sceso dalla navicella spaziale, ma che ha riportato tutti a casa.

 

Tied è sicuramente uno dei dischi più interessanti dell’underground Made In Italy, il risultato di tutte le collaborazioni e di tutte le influenze dei vari artisti. Complimenti! Come è stato realizzato questo grande disco?

 

Grazie. Abbiamo lavorato molto in studio, il nostro piccolo quartier generale, invitando alle collaborazioni gli artisti, che coincidono poi con amici musicisti conosciuti durante gli ultimi anni nei nostri percorsi musicali. Ci siamo ritagliati piccoli momenti nelle nostre vite, ci sono arrivate penne USB per posta, wetransfer da Lisbona, abbiamo recuperato voci da un treno alta velocità, insomma un gran circo pieno di idee.

 

A livello sonoro i Linda Collins raccolgono una vasta gamma di idee: si va dall’indie pop all’elettronica, dal rock al metodo dub. In più troviamo voci differenti, maschili e femminili. Insomma, una produzione del genere è a dir poco significativa. Quanto è stato difficile riassumere le idee di tutti in un solo album?

 

In realtà è avvenuto tutto in maniera molto spontanea, e forse è stata questa l’esigenza di base del disco: lasciare che ognuno si esprimesse molto liberamente, senza rinchiuderci in stili, generi o rimandi a scene musicali più o meno presunte. Da qui l’influsso di varie anime, riassunta nella produzione e nel mixaggio, che abbiamo curato completamente da soli, cercando un’ identità di fondo riconoscibile, che speriamo si possa riscontrare nel disco.

 

Chi si è occupato in generale della scrittura dei brani?

 

La produzione in senso lato dei brani, dalla creazione al mixaggio, viene solitamente curata da me, che di norma scrivo anche i testi, e da Massimiliano Esposito. Curiamo le fasi di creazione delle parti strumentali insieme a Enzo Morreale al basso e Pietro Merlo alla batteria. Ogni ospite ha comunque portato idee e soluzioni, e per noi è stato davvero utile il confronto, come sempre avviene nella vita e nella musica in particolare.

 

E in studio come sono andate le cose? Come vi siete organizzati?

 

Siamo abituati a passare molte ore davanti a un paio di monitor. Per noi è come stare a casa, a mescolare suoni. C’è chi è passato a bere un bicchiere di vino e ha registrato una linea di tromba, chi ha lavorato a distanza, chi ha abbandonato tutto per una giornata e ci ha regalato qualcosa di suo.

 

Il disco è fantastico, è in grado di coinvolgere l’ascoltatore in tutto e per tutto: scorrevole, intenso, ben prodotto e piacevolissimo. Eppure suona davvero introspettivo. Quali sono le tematiche affrontate nei testi e, soprattutto, come avete composto le varie melodie per accompagnare le parole?

 

Grazie, davvero. È un disco dale tonalità scure, che riflette sui legami e sul tempo che scorre. Di norma nel nostro processo creativo viene sempre prima la produzione musicale, soltanto dopo ricerchiamo le linee vocali, che vengono trattate come uno struemento al pari degli altri.

 

Ascolterei Tied di notte, in macchina, vagando senza meta. Credo che per godere a pieno delle vostre sonorità una situazione del genere sarebbe la più indicata. Ci sta, vero?

 

Credo di sì, sicuramente è un disco notturno.

 

Veniamo agli estratti. Kids #1 con Jackeyed, la bellissima e struggente Overrated #1 o la malinconica First Step #1, giusto per citare qualche pezzo. Cosa potete dirmi di questi brani?

 

Come ti dicevo, i temi perlopiù sono legati al ruolo dei legami, alle sfumature del tempo, ai rapporti. E’ sempre complicato descrivere una canzone, credo che siano fotografie di un momento complesso, che al loro interno raccolgono sfumature e toni diversi.

 

Già che ci siamo, perchè l’hashtag per quasi tutti i titoli del lavoro?

 

Per una questione puramente tecnica, in quanto pur essendo testi identici o remix degli stessi brani è necessario caricare i brani facendo in modo che siano riconoscibili dale piattaforme musicali

 

Difficile collocarvi all’interno di uno specifico genere musicale. Ci sento davvero moltissimo. Voi come definireste la vostra musica?

 

I nostri punti cardinali sono diversi, non siamo giovanissimi. Siamo figli degli anni novanta, musicalmente, credo che la folgorazione Portishead / Massive Attack ce la si porti ancora dietro.

 

Parliamo del vinile, ora, che tra l’altro non vedo l’ora di far girare sul piatto con un bel bicchiere di vino in mano. Perché avete scelto questo formato?

 

A oggi credo sia l’unico formato che abbia un senso, e in effetti noi per primi siamo fruitori di musica ma non acquistiamo un CD da anni.

Quali sono gli artisti di riferimento? Quelli che più hanno influenzato la musica dei Linda Collins, intendo dire…

 

Negli ultimi anni, fra gli altri, ci siamo affezionati a band più o meno recenti come Balthazar, Spoon, dEUS, Notwist, Mogwai, la scena Homesleep dei primi 2000 in Italia. Sophia, per citare alcuni nomi

 

E per quanto riguarda l’attivita live? Difficile portare dal vivo un disco di questo tipo, anche per via della distanza geografica che separa i vari componenti del collettivo…

 

Siamo organizzati con due sessioni (una acustica e una più elettronica) per essere pronti a dimensioni e capienze diverse. Ci accompagnano alle voci Fiorella Coppola, e Michele Sarda. Ci sono poi ovviamente ospiti e improvvisazioni anche nella nostra line up.

 

Situazione musicale in Italia. Cosa pensate?

 

Speriamo che questo lungo stop aiuti a ripensare il settore, e il mercato. Crediamo sia indispensabile moltipicare le occasioni.

 

Come possiamo rimediare?

 

Lavorare per una società (quella italiana) nella quale la musica possa essere considerate una professione non esclusiva, nel termine più letterale possibile.

 

Cosa faranno in futuro i Linda Collins?

 

Al momento siamo focalizzati sulla programmazione live, presto riprenderemo da dove abbiamo lasciato, richiudendoci in studio.

 

https://www.facebook.com/lindacollinscollective/

 

https://www.youtube.com/watch?v=VX8UpxHMntI

https://open.spotify.com/album/2KdWL7uvvZPlWn9XP1EPUF?autoplay=true

 

 

 

megliodiniente

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