Interviste

VINTAGE, MALEDETTO VINTAGE Intervista agli EcoFibra

 

A cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)

 

Idee chiarissime per i ferraresi EcoFibra, ben concentrate nell’ottimo Maledetto Vintage, un esordio tosto e convincente, capace di suonare come un grande slogan: amiamo il passato, lo rispettiamo, ci ha dato molto, ma i tempi sono questi e non possiamo fare altro che starci dentro. «Dateci spazio» dicono/urlano i ragazzi «e vedrete…» E noi di spazio ne diamo eccome, augurando il meglio a tutti coloro che hanno voglia di dire cose. Non smettiamo di ascoltare i Deep Purple, come farne a meno, ma stiamo attenti, molto attenti alla nuova scena rock. Di argomenti fighi ne abbiamo! Sotto le amorevoli cure di Manuele Fusaroli, garanzia dell’indie rock del nostro Paese, la band butta fuori un disco pieno di spunti sonori e di richiami. La cantante Alessia Piva, il bassista Gianmarco Simone, il chitarrista Francesco Piazzi, che compongono il nucleo centrale (sul palco troviamo anche la chitarra di Alessandro Zambon e la batteria di Leonardo Losito) hanno risposto insieme alle nostre domande…

 

Ciao, ragazzi, benvenuti. Dunque, chi siete?

 

Ciao a tutti, noi siamo gli EcoFibra, siamo una giovane band di Ferrara ed è uscito da pochissimo il nostro primo album!

 

Maledetto Vintage è un bel concentrato indie rock. Tuttavia non mancano sperimentazione e ricerca. Il vostro sound si è evoluto e non poco. Come siete arrivati qui? Cioè nel 2019 uscirono i bellissimi grungettoni Specchio e Fra Due Ore è Martedì…

 

Crediamo che si tratti semplicemente di un’evoluzione di quello che erano Specchio e Fra due ore è martedì (che comunque continuiamo a considerare ottimi singoli e che la gente continua a richiederci nei live). Abbiamo voluto osare, sperimentando con le influenze con cui ognuno di noi è cresciuto sia umanamente che musicalmente, con l’obiettivo di cercare il sound degli EcoFibra.

 

Il titolo è figo, molto. Vorrei sapere qualcosa di più. Cosa c’è di così dannato nel vintage, nel datato?

 

Il titolo nasce come scherzo in studio, perchè il fantastico mixer analogico degli anni ‘70 con cui abbiamo registrato ogni tanto non collaborava e Michele, il nostro produttore, diceva scherzosamente: «Maledetto vintage!». In realtà con il tempo ha assunto un significato più profondo e che vuole invitare a una riflessione: tutti noi siamo affezionati al concetto di “vintage”, è da lì che arriviamo (pensiamo solo ai vari cimeli dei nostri nonni o al ritorno del vinile) e da lì parte la nostra cultura. Allo stesso tempo però vorremmo che si uscisse dall’ottica che tutto ciò che è passato è meglio, che non esiste altro rock al di fuori dei Deep Purple… Questa visione annichilisce i giovani, che non si trovano più a loro agio a proporre la propria arte e le proprie idee, vedasi anche la politica. Questo è un po’ il messaggio che ci piacerebbe lanciare con il nostro disco: «Dateci spazio e vedrete di cosa siamo capaci.»

 

Non è facile collocarvi in un determinato ambiente musicale, e chi avrà il piacere di ascoltare il disco non troverà grunge e punk nelle loro forme più consuete. Troviamo per esempio anche effetti vari ed elettronica. Voi che dite?

 

Apprezziamo molto questa riflessione: il nostro obiettivo è effettivamente quello di partire dalle nostre radici (punk, grunge, indie rock “classico”, ecc…) per portarle negli anni nei 2020. Per questo nel disco troviamo alcuni tratti punk alla Prozac+, altri più “blueseggianti” che si ispirano ai Black Keys, altri più tendenti al metal. Il tutto unito con una grande sperimentazione sul suono. Un dettaglio che ci teniamo a sottolineare è che tutto ciò che si sente nel disco è realizzato con chitarre, basso, batteria e voce. Nessun synth e nessun altro tipo di strumento (eccetto una piccolissima parte di piano in Sospesi e di archi in Noiamaledizione). Abbiamo sperimentato tantissimo con gli effetti, giocando e trasformando gli strumenti “canonici” in vere e proprie “noisebox”.

 

La produzione è in effetti interessante e curata, assolutamente evidenti lavoro e passione. Con chi avete collaborato in studio?

 

Abbiamo avuto il piacere di registrare il disco presso il Natural HeadQuarter Studio di Manuele Fusaroli, senza dubbio il più importante produttore di musica indie italiano. Della produzione artistica si è occupato Michele Guberti e di quella esecutiva Massimiliano Lambertini.

 

Otto tracce e ben quattro singoli estratti, per giunta molto differenti tra loro. Avete voglia di presentare in sintesi queste canzoni?

 

Abituata è stato il primo singolo estratto, al termine di un’estate stranissima caratterizzata dal timore che ci aveva lasciato il lockdown. È un brano dalle chiare influenze pop-punk che strizza l’occhio ai Prozac+, molto ironico e sbarazzino, ma che affronta un tema importante e attuale, cioè quello del bullismo. Sospesi è stato il singolo che, senza dubbio, ha avuto più successo.  È un singolo pop-rock allo stesso tempo raffinato e diretto, che riflette sui periodi di sospensione che si affrontano nella vita, come quando perdi una persona cara e ti senti “perduto”. Nonostante sia stato scritto prima del lockdown, le sensazioni descritte nel brano si adattano perfettamente a quel periodo. Noiamaledizione è una ballad rock alla Marilyn Manson. Parla del disagio che si prova quando una relazione (che può essere amorosa, come d’amicizia) non porta da nessuna parte e la “noia” diventa effettivamente una maledizione. Pranzo di critiche è il seguito naturale di Abituata, un blues punk alla Black Keys che invita a dare il giusto peso alle critiche, senza per forza lasciarsi condizionare da ciò che la gente, mossa dall’invidia, sostiene. E all’interno c’è molto altro: troverete altri quattro brani, ognuno con la sua storia e le sue sonorità.

 

Rabbia e introspezione sembrano le chiavi principali, le tematiche che avete voluto affrontare in questo album. Chi scrive le canzoni? E quanti sassolini avevate nelle scarpe?

 

I testi sono principalmente di Alessia, tranne Basterai e Noiamaledizione che sono di Gianmarco. Beh, la musica ci permette di esprimerci senza filtri, in qualche modo ti permette di sbattere in faccia alla gente certi concetti che di persona non avevi mai affrontato. Pranzo di critiche e Abituata in particolare usano questa chiave punk e ironica per invitare tutti a fregarcene un po’ di più di ciò che pensa la gente.

 

Il brano del disco che più amate? Non ditemi tutti, sbilanciatevi…

 

Ognuno di noi ha il proprio brano preferito ma credo che Miracolo sia quello che ci mette tutti d’accordo. Siamo molto legati a questa canzone sia per via del testo molto personale sia perchè è stata una delle nostre prime composizioni e la suonavamo live già quattro anni fa. Con la produzione di Guba ha assunto una nuova faccia, decisamente più diretta e schietta, e di conseguenza più efficace, rispetto alla versione iniziale. E poi è divertentissima da suonare live!

 

Una domanda sulla copertina, che tra l’altro mi piace parecchio. Mi ha ricordato vagamente quella di Revolution Radio dei Green Day. La conoscete? In ogni caso, chi l’ha concepita?

 

È vero, non ci avevamo mai pensato, forse perchè i Green Day non rientrano fra le nostre più dirette influenze. Però effettivamente sia quell’album che il nostro condividono un po’ lo stesso messaggio, veicolato anche attraverso la copertina. L’idea della poltrona in fiamme è venuta a Gianmarco mentre tutto il lavoro di grafica (non solo la copertina ma anche il booklet, i crediti e tutto il resto) è opera di Alessandro Zambon, il nostro altro chitarrista nonchè grafico di fiducia.

 

Quali sono gli artisti che più vi hanno influenzato nel corso degli anni?

 

Inizialmente siamo partiti con l’idea di fare grunge. Comunque in italiano, però più tendente alle sonorità di Seattle, dai Nirvana agli Alice in Chains. Poi, con il tempo, abbiamo scoperto la nostra passione comune per l’alternative e indie rock italiano degli anni ‘90 e primi anni 2000: Afterhours su tutti, poi Marlene Kuntz, Teatro degli Orrori, Zen Circus, ecc. Potrete capire facilmente il nostro stupore quando per la prima volta ci è stato proposto di registrare il nostro primo album nello studio dove buona parte delle nostre canzoni nelle nostre playlist di Spotify erano state registrate!

 

Attività live. Vi state muovendo per promuovere Maledetto Vintage?

 

Sì, parecchio. Abbiamo già suonato a Ferrara, Cuneo e Roma. Abbiamo anche composto la colonna di uno spettacolo teatrale che è andato in scena per la prima volta al Teatro Comunale di Ferrara e alcune delle canzoni erano proprio tratte dal nostro album. Abbiamo in programma tantissimi altri eventi, compresa una comparsata a Campovolo prima di Ligabue.

 

Secca e scomoda, come sempre. Talent: favorevoli o contrari?

 

Favorevoli per la pubblicità che ti possono dare, contrari se pensi di crearci una carriera sopra.

 

Salutate i lettori di MDN, lasciando magari i vostri link principali…

 

Grazie mille ai lettori di MDN per aver letto queste righe, è stato un piacere rispondere a queste domande! Abbiamo tante cose belle in ballo quindi vi invitiamo a seguirci su tutte le pagine social e ad ascoltarci ovunque!

 

Facebook: EcoFibraBand

Instagram: https://www.instagram.com/ecofibraband/?hl=it

Spotify: https://open.spotify.com/artist/1WPD4oheMII39ZlJYwlMCG

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