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Recensione Sognonauta l’album di Febo

 

 

 

Ho ascoltato:  SOGNONAUTA

Artista: Febo

recensione di Carlo Amedeo Coletta

Non fanno l’amore/sai le suore, il corpo muore/pompa il cuore…

Sì, a forza di ascoltare e recensire nuovi artisti, inizio a sentire il desiderio di cimentarmi come profondo paroliere di innovazione. E poi tra poco c’è Sanremo. Vorrei rappresentare un tangibile segno di cambiamento tra tutto ciò che è stato prima di me e quel che verrà dopo. Chissà in quanti lo hanno sognato nella vita. Immagino, con ben poca fantasia, che sia capitato a tutti di vedersi su un palco a cantare canzoni famose, intrattenendo una folla indemoniata intenta a urlare, ballare e rischiare di prendere fuoco tenendo gli accendini accesi per accompagnare le note provenienti dal palco. Ho calcato anche io questi palchi, poco prima di addormentarmi, salvo poi ascoltare la mia voce una volta sveglio e capire che non fanno per me. Più che altro, io non faccio per loro. Eppure, entrato da qualche tempo negli “anta”, qualche pensiero ancora mi sfiora con immagini tanto accattivanti quanto irraggiungibili.

Chissà se anche per Febo è nato tutto così, da un sogno a occhi aperti, un traguardo tanto lontano da essere una sfida da intraprendere e vincere. Non lo so, glielo chiederei volentieri dopo aver ascoltato SOGNONAUTA, il suo album, di cui ho avuto l’onore e la fortuna di ascoltare tutti i brani che lo compongono. Vi dico una cosa: dall’alto dei miei gradi di alto ufficiale di consumatore finale, lo comprerei volentieri. E per uno come me, di certo non è poco. Vivendo al confine tra Toscana e Liguria, più Liguria che Toscana, il proverbiale spirito da spilorcio mi imporrebbe di moderare le spese conducendo una vita più morigerata. Ma SOGNONAUTA di Febo vale l’eccezione alla regola.

Ci sono sonorità moderne in questo album, generi differenti l’uno dall’altro, tutti uniti da testi importanti; profondi quando c’è da usare il cuore, sorprendenti quando dedicati alla mente, ben movimentati se si ha desiderio di saltare un pò per casa in questi giorni invernali di pandemia.

Per esempio, con Bella Gente si salta e si poga come ai bei tempi, si gira e ci si prende a braccetto con note e parole che accompagnano un’improvvisata festa in salotto o in piedi sul letto con il rischio di fratture multiple.

Cerchiamo di essere seri per qualche secondo e diciamo una cosa: Febo sa scrivere, sa comunicare, a parole, emozioni altrimenti difficili da condividere. Diciamone anche un’altra, visto che siamo qui: Febo sa cantare, non è certo il primo scappato di casa. Concludiamo dicendo che la musica, sempre adeguata al contesto delle canzoni e in linea con l’album, richiama l’attenzione, non passa inosservata o inascoltata.

Se questo è un album di esordio, bè, c’è da chiedersi cosa abbia aspettato finora per venire allo scoperto. Non vi nascondo che in questo periodo, nelle ore trascorse in ufficio o nei lunghi minuti impiegati a lavare i piatti a casa, è stato Febo a tenermi compagnia.

C’è poi una canzone che consiglio a tutti perchè è veramente bella. Si intitola “Fino in fondo” e può facilmente fornirvi un esempio dello spessore di questo artista. E se avete voglia di immergervi in una dolce ma serena nostalgia, “Nonna dammi 4 numeri” è ciò che vi occorre. Anche i quattro numeri, magari, potrebbero far comodo ma non esageriamo. Sono pur sempre canzoni e Febo era pur sempre uno dei tanti nomi del dio Apollo, quello che gironzola in Pollon con il suo carretto per portare in cielo il sole. I numeri li lasciamo ad altri, non siate aridi.

Quindi, tiriamo le somme, vi sarete annoiati a leggere tutte queste parole. Se avete già mollato questo articolo per correre ad ascoltare Febo, avete fatto bene.

Se lo avete mollato perchè vi ha stufato, avete fatto bene comunque ma non saprete mai ciò che sto per dirvi….

A posto così, sono rimasto solo con Febo, mi sa.

 

A presto allora e, buon ascolto!

 

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