Istantanee Rock

IL MURO Roger Waters a Berlino

A cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)

Il 21 luglio del 1990, a Berlino, Roger Waters esegue integralmente The Wall, scrivendo una nuova grande pagina di musica e non soltanto. Una data importantissima, questa, epica e a dir poco essenziale. Ma andiamo con ordine, vista la rilevanza. La parola è chiaramente una: muro. Tutto ruota proprio intorno a tale termine.

Dopo la pubblicazione, tra il febbraio del 1980 e il giugno del 1981, il mitico album dei Pink Floyd viene portato sui palchi di Los Angeles, di Uniondale, di Londra e di Dortmund, una trentina di concerti in tutto. Il successo è ovviamente clamoroso, la bellezza degli spettacoli è sconvolgente e la musica, quella musica, è magistrale, è pura meraviglia. Il The Wall Tour, per quanto imperiale, ha detto ogni cosa? Assolutamente no, manca un tassello per segnare un’epoca. L’evento bomba, come detto, arriva una decina di anni dopo, in un momento cruciale per il mondo e per l’umanità. Il muro di Berlino, la barriera di protezione antifascista, eretta nel 1961 dalla Repubblica Democratica Tedesca e che per anni ha spezzato in due la Germania, cade ufficialmente il 9 novembre del 1989.

Inutile dire che l’avvenimento cambia in maniera radicale la situazione politica e sociale.

L’idea di regalare una nuova tappa del The Wall Tour frulla realmente nella testa dello storico autore e bassista di Great Bookham, ora senza più i Pink Floyd, ora guidati da David Gilmour e alle prese con ben altro. Tuttavia, in occasione di un’intervista radiofonica del luglio del 1989, Waters dichiara che solo la caduta del Muro può riportare The Wall su un palco. Uno scambio di battute con il conduttore, certo, ma allo stesso tempo un’asserzione che profuma di promessa, di grande e profonda promessa. Ebbene sì, il 9 novembre 1989, pochi mesi dopo, il mondo assiste al crollo e alla conseguente riunificazione di Berlino e della Germania.

Ecco allora entrare in in gioco Leonard Cheschire, un importante e celebrato ex pilota bombardiere della British Air Force, meritevole della Victoria Cross, la più grande decorazione militare britannica. L’aviatore classe 1917, eroe nazionale nel corso della Seconda Guerra Mondiale convertitosi al cattolicesimo (interessante la vicenda personale di questo signore, segnato profondamente nell’anima dal disastro di Nagasaki e dall’incontro con un malato terminale) è ormai da tempo un impegnato e celebre filantropo. L’organizzazione benefica di Cheschire è tra le più importanti del mondo ancora oggi e, insomma, il suo nome ha un certo peso.

Il promoter di eventi Mick Worwood, che tanto vorrebbe ripresentare dal vivo The Wall, mette in contatto l’ex militare e il leader dei Pink Floyd, ben consapevole della grandezza del progetto. Waters si mostra più che interessato a un concerto di beneficenza di così alto livello e, di fatto, la macchina può partire.

A dire il vero, Berlino non è la primissima scelta, ma soltanto l’unica città utilizzabile. Cheschire si occupa di permessi e di burocrazia, ottenendo il consenso dei due sindaci della capitale tedesca. Nella cosiddetta terra di nessuno, tra Potsdamer Platz e la Porta di Brandeburgo, viene montata l’intera straordinaria scenografia e Waters riesce a coinvolgere altri grandissimi musicisti.

Il 21 luglio del 1990 nella ormai ex terra di nessuno, in quello spazio, giungono 350.000 persone provenienti da tutto il mondo. C’è tanta voglia di festeggiare la fine di un’epoca, la fine della divisione politica. In pratica, un muro, quello scritto da Waters, per celebrare la fine di un muro sociale…

L’evento viene trasmesso via radio in più di sessanta Paesi e in diretta tv in oltre cinquanta (Canale 5 per l’Italia), circa 500 milioni di ascolti in totale. Una vera potenza, che il grande Roger gestisce alla grandissima.

Il 10 settembre viene pubblicato The Wall – Live in Berlin, opera che contiene la registrazione del pirotecnico spettacolo.

Incise per sempre (ovviamente è disponibile la testimonianza video in dvd o su Youtube) le splendide versioni live delle supercanzoni di The Wall, cantate, eseguite, talvolta arricchite dagli ospiti reclutati da Waters e che con il leader dividono il palco. L’apertura In The Flesh? è affidata, per esempio, all’energia hard degli Scorpions, la seconda parte di Another Brick In The Wall vede invece al microfono Cyndi Lauper. E poi ancora, le esecuzioni di Bryan Adams, dei membri della The Band (in maniera particolare quella dello storico polistrumentista Garth Hudson, per l’occasione al sax), di Sinéad O’Connor, di Van Morrison o della Berlin Radio Symphony Orchestra…

Anche molto teatro poi, e The Trial è qui a ricordarlo. Il brano, presentato proprio come un’opera, vanta persino la presenza di attori come Tim Curry, Albert Finney o Marianne Faithfull, quest’ultima anche cantante e collaboratrice attiva dei Rolling Stones.

Beh, tante belle storie nella storia. Un concertone destinato a rimanere impresso nella memoria. Sintetizzando, la Caduta del Muro di Berlino lascia spazio al Muro eretto da Roger Waters e dalla sua pregevole produzione.

Sapete che vi dico? Vado a riguardare il concerto…

megliodiniente

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