Articolo di Emilio Aurilia

 

Non è accaduto poche volte che un musicista o una band lanci sul mercato un singolo (una volta si chiamava 45 giri) che riscuota un gran successo di pubblico e poi che questo ignori totalmente la restante produzione, assai spesso più interessante del singolo pubblicato.
Nei primi mesi del 1970 il gruppo inglese dei Rare Bird, pubblica il singolo “Simpathy” un pezzo un po’ monotono d’impostazione blues che scala le classifiche anche nostrane lasciando quasi totalmente nullo l’ interesse per il resto della produzione della band.
Nati verso la fine degli anni sessanta i RB si sono presentàti con una formazione originale grazie all’assenza della chitarra, assenza inusitata nel mondo del rock, ma con ben due tastieristi Graham Field (prevalentemente all’Hammond) e David Kaffinetti (al piano elettrico) che hanno dato vita ad un progressive corposo specialmente nelle rappresentazioni dal vivo grazie anche alle magistrali interpretazioni vocali del bassista Steve Gould capaci di immediate variazioni timbriche e dell’intenso drumming di Marc Ashton.
L’omonimo album di esordio (contenente fra l’altro il citato singolo) può bastare come esempio a quanto si è appena affermato: quelli che conoscono solo “Simpathy” si sono persi l’ascolto di un gruppo di grande spessore soprattutto perché è riuscito ad impostare il suo intenso sound facendo a meno di un ruolo così importante come quello del chitarrista. Basta l’ascolto di “You Went Away”, “Beautiful Scarlet” o “God of War”, per continuare poi con l’album successivo “As Your Mind Flies By”(1970) e la suite omonima, la blues ballad d’apertura “What Tou Want To Know” o la potente “I’m Thinking”.
Negli anni e fino al 1975 (anno di cessazione dell’attività in comune) si sono succeduti alcuni cambi di formazione, il più importante dei quali quello di Field, ideatore del gruppo, fuoriuscito dopo la registrazione del secondo album,consentendo alla band di poterlo rimpiazzare con un chitarrista, mutando così la precedente impostazione.
Fughe di Hammond, seguìti da poderosi stacchi di batteria, aggressivi interventi vocali e disimpegno tastieristico nella parte mediana, sono gli ingredienti di due dischi da ascoltare.
Emerson, Lake and Palmer, tanto per nominare uno fra i più acclamàti gruppi prog (pure loro privi del chitarrista elettrico negli spazi rock), ricordàti ovunque e comunque, non si sono serviti certo di una ricetta molto diversa da quella degli sconosciuti Rare Bird di cui sarebbe necessaria una riscoperta.

 

 

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