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Intervista a Immacolata Rosso – Il treno del ritorno (poesie).


Biografia

IMMACOLATA ROSSO è nata ad Avellino nel Gennaio del 1976.
Di professione energy broker, risiede con la famiglia in provincia di Caserta.
Ha pubblicato la raccolta di poesie Sulle rive del tempo (2018), con la Casa Editrice Controluna.
Il treno del ritorno (2019), è il suo secondo libro, pubblicato con la Casa Editrice “Ensemble” di Roma.
Ha partecipato a diversi concorsi, ottenendo sempre buoni piazzamenti. Per citarne solo alcuni, il “Concorso Letterario Enrico Caruso” (4° posto), il “prestigioso concorso “A.U.P.I. – Poeta dell’anno” (5° posto con la silloge “Sulle rive del tempo”), il “Premio Internazionale LEA – L’Essere Armonia” (Menzione D’Onore), e diversi altri riconoscimenti in tutta Italia.

Nel Giugno 2020 entra a far parte della corrente dei Poeti Emozionali.

Per Immacolata, scrivere poesie è un viaggio in sé stessi, senza preoccuparsi del panorama non proprio idilliaco, delle strade sterrate e delle erbacce che si possono incontrare lungo il cammino.
Perché se è vero che ognuno di noi ha bisogno di trovare il suo posto in cui vivere, è anche vero che quel posticino del cuore, in riva a un lago, lo si deve conquistare un po’ alla volta, liberandolo dalla polvere e dalla fuliggine accumulata spesso senza esserne consapevoli, fino a ripulirlo da tutto ciò che impedisce di stare bene, fino a creare quel luogo perfetto dove sentirsi pienamente sé stessi, e al sicuro.
Quel luogo da chiamare finalmente “casa”.

Sinossi
“Il treno del ritorno” è la mia seconda silloge poetica, che è nata, come suggerisce il titolo, durante i miei tanti viaggi in treno compiuti negli ultimi due anni per vari motivi.
Il vagone di un treno, con la sua varia umanità di passeggeri, è un piccolo spaccato della nostra società, e in quanto tale in esso ci si trova ad essere testimoni delle più svariate situazioni che si possono incontrare anche camminando per strada in una qualunque città: dal manager superimpegnato che non alza mai lo sguardo dal suo notebook, al ragazzo un po’ strafottente e poco educato che lancia la cicca di sigaretta dal finestrino aperto, incurante delle possibili conseguenze.
Alcune poesie non sembrano collegate al viaggio di per sé, e invece sono nate tutte da situazioni vissute o viste accadere tra i sedili, oppure “fotografate” mentre passavano veloci fuori dal finestrino.
Situazioni tipiche e anche un po’ banali, oppure strane al limite del patologico, che inducono in un osservatore attento riflessioni che, iniziate un po’ in sordina per riempire le ore vuote del viaggio, finiscono poi per spaziare tra regole di comportamento sociale e concetti universali, raccontati però attraverso la fluida musicalità del racconto poetico.

 

Ti ringrazio di essere in questo salotto letterario qui con me. Incominciamo a conoscerci.
Chi sei? Raccontami di te?

Ciao Barbara.
Intanto ti ringrazio per questa bella opportunità, e ringrazio tutti i lettori che vorranno farci compagnia in questa bella intervista.
Io sono fondamentalmente una mamma, che adora i suoi tre figli e che, come tutte le mamme, farebbe qualsiasi cosa per loro. Ma la cosa più importante che mi sono prefissata di trasmettere loro è l’importanza fondamentale di ascoltare e seguire sempre i propri sogni e le proprie emozioni, anche se questo a volte costa fatica. Io sono una persona che ha sempre creduto fortemente nel valore prioritario delle emozioni, nella vita di ciascuno di noi. Mi sono sempre rifiutata di vivere con l’idea di seguire solo il dovere, le responsabilità, il lavoro, le necessità pratiche. La vita non può essere solo una lista di “cose da fare”: c’è ben altro da vivere, sentire, e per cui far vibrare le corde dell’anima.

Cosa vuol dire scrivere poesie?

Vuol dire cercare di “far vivere” al lettore le immagini, le sensazioni, i brividi che stai provando tu, autore, nel momento in cui scrivi una poesia, e fagli vivere tutto ciò solo attraverso le tue parole.
E’ un mezzo potente, la poesia, e può portare le persone in una dimensione diversa, fatta di pura emozione, ricordi, sentimenti, buoni o dolorosi che siano.

Come si connettono la scrittura e il tuo essere donna?

Credo siano fortemente compenetrati.
Io cerco la poesia continuamente, nel mio vivere quotidiano di donna: nell’alba che sale dietro le colline al mattino quando apro la finestra, nel primo sorriso che mi fanno i miei bambini appena svegli, nel profumo del caffè che riempie le stanze insieme alla luce del sole.
Insomma, la poesia può essere ovunque, se abbiamo gli occhi e il cuore “allenati” a riconoscerla.
Per non parlare poi dei sentimenti che vivo: tristezza, malinconia, gioia, amore: cosa c’è di più poetico di un cuore che vive appieno tutte le proprie emozioni?

Cosa fai alle foci del fiume? Quale fiume? Spiegaci la tua poesia…

Il fiume è la nostra vita che scorre, e che noi osserviamo dalla riva: non possiamo lasciare che scorra tutta, dall’inizio alla fine, senza lasciare nessun segno di noi, senza cercare di fermare dei “fotogrammi” di ciò che viviamo, almeno nei momenti più importanti e ricchi di sensazioni forti.
Io alle foci di questo fiume chiamato “vita”, cerco appunto di fare questo: di far sì che non scorra via davanti ai miei occhi troppo velocemente, perché sono troppo presa dalle cose da fare nel quotidiano: desidero e cerco di raccogliere e conservare tutto il bello che posso, e rinchiuderlo in uno scrigno di ricordi e di emozioni.
Questa è la mia poesia.

Cosa deve bruciare?

Devono bruciare tutte le incomprensioni, tutta la distanza, tutta l’indifferenza che ti impediscono di aprirti totalmente all’altro. Devono bruciare quei pregiudizi che alzano muri di diffidenza tra le persone.
E infine, deve bruciare l’attesa di qualcosa di bello, perché tu possa finalmente vivere ciò che desideri.

Parlami di questa Dea della solitudine? Sei tu?

Fondamentalmente sì.
Ma non necessariamente la solitudine è una dimensione negativa. A volte serve per riscoprirsi, per mettere da parte per un po’ gli affanni delle giornate, e ritagliarsi un angolino per sé stessi, per iniziare un dialogo intimo che ti faccia ricordare chi sei tu: in questa società che è un inno alla velocità e alla continua corsa verso il nulla, ritrovare la propria originaria e peculiare individualità non è per niente facile.
Ma è un cammino che deve essere intrapreso, per non rischiare di perdere sé stessi in un mondo che ci vorrebbe tutti omologati.
E quando ti riscopri pienamente, senza maschere né inutili orpelli, allora puoi sentirti di diritto un Dio, o una Dea.

Quando saluti la notte?

Saluto la notte quando sento il bisogno di fare silenzio nella mia vita e in me.
Ho la fortuna di vivere in un bellissimo posto in campagna, e di notte, uscendo sulla terrazza, ho sopra di me il meraviglioso manto di velluto delle stelle, e in lontananza la linea costiera, con tutte le luci che brillano.
In questo scenario quasi da fiaba, è impossibile non amare la notte, i suoi profumi, i suoi silenzi, i suoi mille sussurri alla mia anima.
In quei momenti mi sento parte di qualcosa di molto più grande di ciò che posso vedere durante il giorno: in quei momenti sono la figlia amata di un Universo saturo di energie meravigliose, che ti invadono il cuore e ti fanno sentire un essere Immenso.

Un grande grazie a Immacolata per la piacevole intervista.

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