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Siamo in recessione tecnica: tutta colpa di…? | Luigi Pecchioli

“… questo governo di incapaci e dilettanti allo sbaraglio!”, tuonerebbe un esponente del PD. E in effetti da qualche giorno su trasmissioni “amiche” e sui TG imperversa il mantra del “questo governo ha affossato in 6 mesi quella crescita che i governi precedenti avevano faticosamente costruito”.
Siccome sono qui per fare un po’ di sana contro-informazione (quindi informazione tout court), con l’aiuto dei dati raccolti e elaborati dagli amici di FEF Academy vediamo come stanno le cose.
Intanto cominciamo a definire cosa si intende per recessione tecnica: si ha recessione tecnica quando per due trimestri consecutivi il PIL cala. Il termine indica quindi una contrazione economica, causata di solito dalla diminuzione della produzione industriale e della vendita dei beni (che sono collegate: se vendo meno produco meno). I dati sono quelli degli ultimi due trimestri del 2018, e qui già abbiamo un piccolo problema logico: se la recessione si è evidenziata da luglio 2018, prima di qualsiasi manovra del nuovo governo, allora la causa va cercata nelle politiche del vecchio governo, ovvero dalla manovra elaborata e approvata dal governo Gentiloni. Certo qualcuno riesce a sostenere che è bastata la sola presenza di un governo giallo-verde per aversi effetti negativi in campo economico, ma voi che siete persone serie capite che il PIL non è lo spread che può variare ogni giorno e che una recessione viene da un po’ più lontano. Comunque se la colpa fosse della coalizione Lega-M5S si dovrebbe vedere un peggioramento della produzione da maggio 2018. Le cose stanno così:


Il calo della produzione industriale, dopo la fase espansiva mondiale che ha trainato l’Italia nel 2016-2017, inizia già a fine 2017 ed il trend prosegue fino a luglio 2018 (ultimo dato). Questo calo sembra più causato dalla contrazione della domanda, anche estera, che dalle politiche ancora da attuare dal presente governo. Se poi volete una concausa a questo calo qui c’è una risposta:


È dal 2010, da quando sono iniziate le politiche di austerità post-crisi, che la spesa per investimenti dello Stato è iniziata a diminuire o meglio a crollare. E se lo Stato non spende i privati non lavorano, dato che le opere pubbliche sono in alcuni comparti buona parte della domanda. Questo certo non ha aiutato la produzione industriale, perlomeno di beni strumentali e di materiale per lavori pubblici. Oltretutto, come abbiamo già visto, la spesa dello Stato è essa stessa una componente del PIL, quindi il suo calo già di per sé porta ad una contrazione del prodotti interno.
Ma poi siamo sicuri che questa contrazione industriale è solo un problema nostro? Andiamo a vedere cosa accade nel Paese più produttivo in Europa: la Germania.


L’indice di espansione industriale dalla fine del 2017 mostra una contrazione. Addirittura attualmente esso si situa sotto il livello 50, soglia che indica che vi sono numericamente più imprese che vedono contrarsi la loro produzione rispetto a quelle
che si espandono e quindi che l’economia è in complesso in fase recessiva. Ciò accade anche in Francia:


Non è quindi un problema squisitamente italiano… Ma qual è la ragione di questo calo generalizzato? Questa:


Dalla fine del 2017, tranne che negli USA e in pochi altri Paesi le esportazioni europee si sono ridotte ed hanno quindi tirato giù PIL e produzione industriale.
Il problema è tutto qui: se crei un sistema che si basa quasi esclusivamente sulle esportazioni, deprimendo la domanda interna, sei poi soggetto all’andamento economico altrui e le crisi esterne si ripercuotono direttamente all’interno. La grande
balla che ci è stata venduta, secondo la quale un mercato unico europeo con una moneta unica ci avrebbe dato un cuscinetto per assorbire gli shock esterni, si è rivelata per quella che era: una truffa per farci digerire l’euro. Avendo dovuti tutti i Paesi della UEM, volenti o nolenti (tramite l’affettuoso intervento della Troika), abbattere i salari, creare maggiore flessibilità/disoccupazione per essere competitivi, la domanda europea nel suo complesso, inizialmente artificialmente sostenuta dal credito facile, è crollata e – dopo un ciclo definibile tecnicamente come “fotti il tuo vicino” dove ciascuno, Germania in testa, ha cercato di crescere sulle spalle dei cosiddetti “partner” europei – senza le esportazioni extra-UE, nel suo complesso non può crescere, subendo ogni contrazione economica esterna.
Non è quindi colpa di questo governo o di qualsiasi governo: il campione europeista Macron sta subendo lo stesso destino e fronteggiando una delle più forti ribellioni dai tempi della rivoluzione francese, con il popolo che si è stufato di lavorare ed essere povero e senza welfare e servizi, grazie alle politiche liberiste finora implementate, sempre per essere competitivi.
Se non si cambia paradigma (e dentro la UE pare impossibile) passeremo da una crisi a una stentata crescita e di nuovo a una crisi negli anni a venire. Venissero anche a governarci i Venusiani…
Alla prossima.

Luigi Pecchioli @lupecchioli

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