MDN

3 PUNTI A PARTITA

 

 

Di Carlo Amedeo Coletta

 

È ripartita la Serie A, una delle più strane degli ultimi anni. Certo, quella dello scorso anno ha avuto anche un mondiale a dicembre, quindi vince lo scettro del campionato più atipico della storia, ma insomma, anche la stagione 23/24 non scherza. Ci sono i poveri petrolieri sauditi che, impauriti dall’avvento delle auto elettriche, abbandonano i loro pozzi e investono sul calcio. È ironica la nota sulle auto elettriche, lo specifico, non si sa mai che l’articolo finisse tra le mani di una compiaciuta Greta Thunberg. E quindi buona parte dei campioni se n’è andata pagata a peso d’oro, sia dalla Serie A sia dagli altri grandi campionati. E questo è il primo elemento. Il CT della nazionale ha abbandonato la nave tuffandosi anche lui nelle cristalline acque del mar Rosso, andando a guidare la nazionale Saudita e, sinceramente, poteva giocarsela meglio, senza ostentare tutta la propria umiltà con frasi deliranti tipo: continuerò a scrivere anche qui la storia del calcio.

E vabbè, paese che vai, C.t. che trovi e, tra le altre stranezze, il nuovo C.t. della nostra nazionale ha vinto lo scudetto 3 mesi fa, a Napoli, con il Napoli. Impresa tanto grande da mancare da oltre 30 anni! Gesta talmente fuori dal normale da meritare addirittura un anno sabbatico per riprendersi dalle fatiche, con Spalletti, attuale C.t. appunto, che chiede pace e tranquillità come un bonzo tibetano appena tornato nel monastero dopo un lungo pellegrinaggio. Un uomo così sopraffatto dalle emozioni da volersi riposare e, quindi, accettare la chiamata della nazionale. E vabbè, se la scelta dell’ex C.t. è comprensibile visti i 100 milioni di euro in quattro anni, anche per Spalletti, ecco, quando ti ricapita la chiamata della nazionale? E così, anche questa stranezza la annoveriamo nella totale normalità della follia del calcio nostrano.

Riprendiamo dalla Serie a perché ci sono state già due giornate. E anche qui, sebbene non sia così strano, c’è da dire che si gioca con il mercato ancora aperto. Certo, ormai il calciomercato è come la politica, ha sempre un mercato aperto come è sempre campagna elettorale; naturalmente, fa specie correre il rischio di vedere un giocatore indossare due maglie differenti a distanza di pochi giorni. Non è ancora accaduto quest’anno ma mai dire mai. E in questo mercato ancora aperto ci sperano in molti, chi per rafforzarsi chi per definire la panchina, chi per trovare una speranza a cui aggrapparsi, chi per sapere che fine abbia fatto un proprio giocatore. Già, uscito dal campo nella finale di Champions, dopo una veloce doccia, Lukaku è scomparso. Telefono spento, depistaggi che neanche nei grandi complotti internazionali, spie sguinzagliate ovunque, ma niente, mancavano solo i volantini sui muri di Milano e qualche cacciatore di taglie a dargli la caccia. Eppure, non è che passi inosservato un gigante di 100 kg per quasi due metri. Chissà che hanno pensato i giovani calciatori del Chelsea quando se lo sono trovato in campo per la preparazione. Tutto sto casino per ritrovarsi ad allenarsi con le giovanili? Vai a sapere bene cosa ci sia stato sotto, fatto sta, è finalmente atteso a Roma per diventare l’attaccante di Mourinho. All’aeroporto di Ciampino è attesa una delegazione interista curiosa di vedere come stia e se sia davvero lui.

Si diceva che si sono già giocate due giornate, e allora vediamo se possiamo avere qualche primo spunto e, magari, provare a buttare giù una mezza previsione su come si chiuderà il campionato. Due partite sono poche, è vero, ma in certi casi sembrano persino troppe. È il caso della peggior sorpresa di questo agosto: la Lazio. Un gol in due partite giudicate, sulla carta, facilmente affrontabili. La prima contro il Lecce, al secondo anno di serie A. La squadra di Sarri è rimasta 80 minuti in vantaggio per poi gettare tutto alle ortiche in 5 minuti. Partita persa e tanti discorsi. È stato poi il turno di affrontare il Genoa, neopromosso, con già sul groppone 4 gol rifilati dalla Fiorentina. E niente, zero gol segnati e uno subito. Vince il Genoa con la prima marcatura di Retegui al quale, forse, non hanno spiegato che Mancini ha già lasciato la nazionale. Lazio fuori dai giochi? Difficile dirlo, di certo la partenza di Milinkovic Savic non è stata indolore e Immobile ha un anno in più. Vedremo se Sarri riuscirà a mettere a posto le cose.

Due partite sembrano poche, invece, per le due milanesi: Inter e Milan sono, assieme al Verona e al Napoli, le uniche squadre a punteggio pieno. Difese solide, facilità di arrivare in porta, ottima mira degli attaccanti. Fioccano le occasioni, arrivano i gol e, quando è così, vorresti che si giocasse tutti i giorni. Se il Milan sembra aver azzeccato tutto sul mercato, vedi per esempio Pulisic, all’Inter potrebbe mancare un po’ di peso in attacco. Non dobbiamo dimenticare, comunque, che entrambe le squadre non hanno affrontato incontri di cartello. Le vere prove devono ancora arrivare, quindi.

Rimanendo intorno al 45°parallelo di latitudine, ci spostiamo a Bergamo. E qui c’è qualcosa di strano: l’Atalanta, candidata a essere una big del campionato, non va in moto. Se alla prima uscita ci sono voluti 80 minuti e De Keteler improvvisamente conscio di essere un calciatore per segnare e vincere contro il Sassuolo, a Frosinone si è vista una squadra spenta, lenta e facilmente arginabile, giustamente sconfitta. Merito dei ciociari, certo, ma anche demerito dei bergamaschi, senza ombra di dubbio.

In questo strano inizio di campionato, ci sono poi Fiorentina e Juventus che vanno a braccetto. Di sicuro non sarà amore, ma la strada percorsa è la medesima: prima vittoria semplice e piena di complimenti, seconda uscita pareggiata con pioggia di critiche. Se la Fiorentina, tra calciatori non venduti e nuovi arrivi, si è chiaramente candidata a una posizione nobile che la riporti nelle coppe, la Juventus ha addirittura il dovere di competere per lo scudetto. Non lo dico io, sia chiaro, ma Allegri sì. Eppure, a quanto pare, contro il Bologna si è adirato così tanto con la squadra, negli spogliatoi dopo la partita, da sentirsi male e non riuscire a presentarsi in conferenza stampa. Sempre che qualcuno non abbia risposto per le rime ai suoi discorsi, naturalmente. Dinamiche da spogliatoio, ovvio, ma non mi meraviglierei se qualcosa si fosse già incrinato nel rapporto tra mister e giocatori. Si vedrà.

Torniamo in testa alla classifica: il Napoli, da favorito d’ufficio con il tricolore sul petto, ha già messo in mostra il proprio gioco spumeggiante. Rudi Garcia, nuovo mister, ha saggiamente lasciato quanto di buono è rimasto del lavoro di Spalletti, aggiustando un paio di dettagli. Karas….Kvara….krcra….o come si scrive, insomma, Kvaratskhelia, ecco, viene anche invertito o comunque accentrato, portando velocità e classe anche sulle vie centrali e non solo sulla fascia sinistra. Raspadori cerca la propria maturità calcistica e Osimhen, beh, lui è sempre lo stesso, malgrado il mister lo abbia tolto dal campo prima della fine delle partite. Gestione, dirà qualcuno, ma a lui non sembra piacere molto.

Se c’è una squadra per cui 2 partite sono anche troppe e potrebbe finire tutto già domani, con l’attuale classifica, quella è il Verona, sorprendentemente a punteggio pieno dopo aver affrontato Empoli e Roma. Due vittorie, frutto di attenzione in difesa e contropiedi precisi e vincenti. Un bel salto se pensiamo che a giugno la squadra scaligera si è salvata dalla retrocessione battendo lo Spezia allo spareggio. Durerà? Beh, se ripensiamo agli anni ’80 e a mister Bagnoli, nell’unico campionato con sorteggio totale degli arbitri, potrebbe anche ripetersi il miracolo e il Verona potrebbe tornare a festeggiare il tricolore. Vabbè, dai, sto scherzando. Questi sono 6 punti in cascina, fondamentali a maggio per la lotta retrocessione.

C’è anche chi cancellerebbe volentieri queste due partite ed è pronto a iniziare il campionato dalla prossima, un po’ come chi si mette a dieta da lunedì o smetterà di fumare dopo il week end. È la Roma di Mourinho, fermata sul 2 a 2 in casa dalla Salernitana, con Candreva in versione Zico, e infine battuta proprio dal Verona. Una squadra tornata, a vent’anni di distanza, a essere Zemaniana, senza difesa, colta costantemente in contropiede e, proprio come 20 anni fa, capace però di creare più di 20 occasioni a partita, condite già da 4 legni. Potrebbe essere Lukaku l’arma vincente? Sicuramente adesso sarà fuori forma e se ne riparlerà più avanti. Vedremo. Nel frattempo, Belotti ha segnato più gol in una partita di quanti ne abbia segnati lo scorso anno in tutto il campionato e, con trepidazione si attende anche l’ennesimo rientro di Dybala.

Per il resto, malissimo il Sassuolo con già due sconfitte, come l’Empoli. Poco meglio Torino, Cagliari, Udinese e Bologna, con il Monza che almeno 3 punti li ha già messi in banca.

E allora, a vederla così, se mi dovessi sbilanciare proprio come mi state supplicando di fare, leggendo le carte, studiando la cabala e usando il pendolino di Mosca, la mia classifica finale sarebbe:

Napoli, Milan, Inter, Juve. Più indietro tutte le altre ma ci aggiorneremo più avanti.

Va bene, direi che oggi qualche discorso leggero sul gioco che tanto ci piace lo abbiamo fatto. Eppure, ce ne sarebbero ancora di cose da dire. Le vedremo nei prossimi articoli

Intanto, buona lettura e buon proseguimento.

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