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Al di qua del fiume , Alessandra Selmi

 

 

A cura di Carla Murialdo

 

Mi piacciono le saghe famigliari, l’evolversi della storia privata con gli avvenimenti storici che si intrecciano con la vita dei personaggi. Cristoforo Crespi un visionario per i tempi, fonda la prima fabbrica in Italia con annesso il villaggio per i dipendenti; qui sorgeranno la scuola, case e anche un ambulatorio medico. Emilia, figlia del più fedele tra i dipendenti, arriva al villaggio bambina e conoscerà il figlio del padrone Silvio Crespi, ne nascerà un rapporto d’amicizia contrastato dal diverso ceto sociale. Verranno divisi dalle convenzioni ma l’amicizia rimarrà. La scrittrice ci porta nell’Italia della rivoluzione industriale, anche se per il popolo non cambia mai molto; bambini a nove anni in fabbrica, con malattie ai polmoni dovute alle polveri del cotone. Ad arricchirsi sono sempre i padroni, fino allo scoppio della prima guerra mondiale che come una livella porterà tutti allo stesso piano.

È solo un triangolo di terra delimitato dal fiume Adda, lo si può abbracciare con uno sguardo. Ma, nel 1877, agli occhi di Cristoforo Crespi rappresenta il futuro. Lui, figlio di un tengitt, di un tintore, lì farà sorgere un cotonificio all’avanguardia e, soprattutto, un villaggio per gli operai come mai si è visto in Italia, con la sua chiesa, la sua scuola, case accoglienti con giardino. Si giocherà tutto quello che ha, Cristoforo, per realizzare quel sogno. I soldi, la reputazione e anche il rapporto col fratello Benigno, ammaliato dalle sirene della nobiltà di Milano e dal prestigio di possedere un giornale. Per Cristoforo, invece, ciò che conta è produrre qualcosa di concreto e cambiare in meglio la vita dei suoi operai. E la vita della giovane Emilia cambia il giorno in cui si trasferisce nel nuovo villaggio. Figlia di uno dei più fedeli operai dei Crespi, e con una madre tormentata da cupe premonizioni del futuro, Emilia è spettatrice della creazione di un mondo autosufficiente al di qua del fiume, e la sua esistenza, nel corso degli anni, si legherà ineluttabilmente a quella degli altri abitanti di Crespi d’Adda. Come la famiglia Malberti, l’anima nera del villaggio, o gli Agazzi, idealisti e ribelli. Con loro, Emilia vive i piccoli e grandi stravolgimenti di quel microcosmo e affronta le tempeste della Storia: i moti per il pane del 1898, la prima guerra mondiale, le sollevazioni operaie… Tuttavia il destino farà incrociare la sua strada anche con quella di Silvio Crespi, erede dell’azienda e della visione del padre Cristoforo. Nonostante l’abisso sociale che li divide, tra i due s’instaura un rapporto speciale che resisterà nel tempo, e sarà Emilia il sostegno di Silvio nel momento in cui i Crespi – forse diventati troppo ricchi, troppo orgogliosi, troppo arroganti – rischieranno di perdere tutto. Fino all’avvento del fascismo, quando il villaggio Crespi, come il resto del Paese, non sarà più lo stesso.

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