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CAT STEVENS

Articolo di Emilio Aurilia

Quando nel 1971 “Tea for the tillerman” fu pubblicato nella generale indifferenza, nessuno avrebbe mai immaginato che almeno due brani in esso presenti (due brani per un prodotto sconosciuto son quasi un record) sarebbero diventate due canzoni oltremodo conosciute e suonate, degne di figurare nella storia del rock: “Wild World” e soprattutto l’epocale “Father and Son”.

Pochi infatti conoscevano codesto barbuto e delicato menestrello che fino a quel momento non si era ancora del tutto palesato all’enorme stuolo degli ammiratori del rock e del pop in genere.

Stephen Demetre Georgiou, il suo esotico nome a indicare la sua origine greca da parte paterna ed egualmente esotica da quella materna (Svezia).

Da quell’album sboccia il suo successo che diventerà per anni di fortissima risonanza fra concerti e dischi (uno all’anno più o meno). “Teaser and the firecat” (1972), l’atteso album dopo quello della rivelazione, non delude le aspettative: acustico e delicato con episodi notevoli come “Morning has broken” , confermano il momento positivo culminante nel LP “Foreigner” (1974) che arriverà persino a generare una suite, pratica seguita dalle band e non troppo dal cantautorato tradizionale.

Dopo il picco l’ inevitabile calo di originalità che lo condurrà, dopo episodi sottotono, ad un lungo momento di silenzio dalle incisioni e dalle scene, silenzio occupato dalla sua conversione all’Islam costellata anche da polemiche per alcune sue dichiarazioni riguardo all’11 settembre, prima di riconciliarsi sull’argomento cedendo parte delle royalties di una sua compilation alle sua vittime.

Ritorna alla musica sotto il nome di Yussouf Islam, prima di affiancarci lo pseudonimo originario col quale ha continuato a produrre dischi come “Roadsinger” del 2009 e il musical “Moonshadow” ed intraprendere tourneé. Del 2017 è “The Laughing Apple” sempre permeato da quell’ affascinante folk rock che lo ha reso celebre, prima della celebrazione dei cinquant’anni dalla pubblicazione del fortunato “Tea for the tillerman”.

 

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