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Colline rosso sangue Mauro Rivetti

Articolo di Carla Murialdo

 

È da un po’ che avevo intenzione di leggere questo libro perché sono sempre alla ricerca di autori di storie “gialle” ambientate nel territorio dove vivo. Agata oggi è un imprenditrice di successo, un tempo scappata dall’ospedale di Cuneo da sola, con un figlio avuto fuori dal matrimonio. La vita non sarà facile ma con costanza e caparbietà, riuscirà ad avere una cantina vinicola di successo e quando tutto sembra andare bene, il passato ricompare a tormentarla. Il libro scorre bene, con alcune scene di patos che danno un po’ di pepe alla storia. L’unica osservazione: (ma questo è un mio problema) ci sono proprio tanti personaggi e faccio fatica a collegare i vari intrecci. Questo è il suo secondo romanzo con protagonista il pubblico ministero Teresa Bianco che deve far quadrare la famiglia, una bambina piccola e il lavoro. Lo scrittore conosce molto bene i luoghi vivendo e lavorando sul territorio di cui scrive facendo anche promozione turistica che non va neanche male.

 

 

 

Il nuovo giallo di Mauro Rivetti ha i toni di una tragedia shakespeariana al nebbiolo, una vicenda familiare che prende le mosse nel 1967 quando una giovane madre, Agata, fugge dall’ospedale disperata con il bambino appena nato. Quel bambino, anni dopo, sarà un importante imprenditore vinicolo, e lei ricca e agiata. Ma nubi nere incombono, morti misteriose si susseguono, Agata stessa viene rapita e con lei trafugata una statua. Alfio, abbandonato dalla moglie, precipita nell’incubo più nero, il sangue sembra scorrergli a fianco. Teresa Bianco, pubblico ministero, scopre che l’orrore arriva dal passato, da quella lontana fuga di Agata dall’ospedale di Cuneo. Ma occorre fare in fretta, perché la morte continua a mandare segnali, e Alfio stesso potrebbe essere la prossima vittima, mentre il peso di una colpa antica e devastante si abbatte sulla famiglia.

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