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Furia Ceka

Pavel Nedved è nato a Cheb (Rep. Ceka) vicino Praga il 30 Agosto 1972, da papà Vaclav (bracciante) e mamma Ana. Papà Vaclav era molto orgoglioso del suo piccolo biondo Pavel, che veniva su sempre più forte e che, dopo il diploma di geometra, divenne l’idolo prima di Cheb e poi di Praga, giocando in una delle più forti squadre a livello nazionale, lo Sparta Praga.

All’inizio, aveva giocato nel ruolo di attaccante, poi come centrocampista, fino a trovare la giusta posizione, che gli permise di segnare molti gol (26 in 5 stagioni di permanenza nel campionato Ceko).

Nel 1991 il Dukla Praga lo promuove in prima squadra. L’anno seguente viene acquistato dallo Sparta Praga con cui gioca per cinque felici stagioni, realizzando 26 reti in 98 gare di campionato.

Nel 1996 è autore di un Campionato Europeo da protagonista arrivando in finale con la sua Nazionale. Al termine di Euro 1996, fortemente voluto dal tecnico biancoceleste Zdeněk Zeman, passa alla Lazio, che vince la contesa con il PSV Eindhoven per il suo cartellino.

Il 7 settembre 1996 debutta in Serie A con la maglia biancoceleste contro il Bologna. In quell’annata trova 11 volte la via del gol.

Nella seconda stagione con la Lazio vince il suo primo trofeo italiano, la Coppa Italia, battendo in finale il Milan. La stagione successiva l’Atletico Madrid offre un contratto molto migliore di quello percepito alla Lazio, ma rifiuta giurando amore ai capitolini. Vince la Supercoppa Italiana in casa della Juve con un suo gol (2-1). L’annata è sfortunata a causa di un infortunio che lo blocca per un lungo periodo ma, nonostante questo, lascia comunque la sua preziosissima firma nella vittoria della Coppa delle Coppe, alla sua ultima edizione, segnando in girata al volo il gol nella finale di Birmingham il 19 maggio 1999 a pochi minuti dal termine (ultima rete in assoluto nella storia quasi quarantennale della competizione), consegnando il trofeo alla squadra romana. Proprio per via dell’infortunio è comunque un buon risultato le 3 perle in appena 6 gare.

La stagione successiva inizia con il trionfo in Supercoppa Europea contro il Manchester United. Trova 5 volte la via del gol tra cui 2 gol fondamentali: uno contro il Bologna nel giorno del centenario della Lazio, che vince e vola in testa alla classifica, e l’altro nel derby di ritorno che consegna la vittoria alla Lazio (2-1) e riapre la rimonta sulla Juventus in quel momento prima con 9 punti di vantaggio. Nell’ultima giornata la Lazio batte la Reggina per 3-0 e si laurea Campione d’Italia ai danni della squadra bianconera che perde in casa del Perugia. Rifiuta il Manchester United che gli offre 7 miliardi in più di quanto gli dà la Lazio (12 contro 5).

Nel 2000-01 realizza 13 gol, tra cui uno nella rimonta nei minuti finali del derby in cui la Lazio, sotto 2-0 trova prima il suo gol e poi al 96′ quello del compagno di squadra Lucas Castroman. Dopo 5 anni, 138 partite e 51 gol la Lazio è costretta a cederlo per far cassa.

Dopo cinque stagioni con la squadra romana viene acquistato per 70 miliardi di lire dalla Juventus. Partito Zidane, Lippi cerca di creare un centrocampo nuovo e lo schiera come esterno sinistro, ma nei primi mesi le cose non girano e segna il suo primo gol soltanto a dicembre contro il Perugia (tra l’altro di testa, quindi non “alla Nedvěd”). Nell’ultima gara prima di Natale vinta 4-0 a Brescia, Lippi lo sposta sulla trequarti alla Zidane, lasciandogli libertà di azione tra le linee di centrocampo ed attacco e fra la fascia destra e quella sinistra ed il rendimento cambia radicalmente. A gennaio 2002 segna il suo primo vero gol “alla Nedvěd” in bianconero con un bolide contro l’Udinese (3-0). Alla terz’ultima giornata la vittoria di Piacenza (0-1) arriva grazie ad un altro bolide del ceco a tre minuti dalla fine. La sua Juve realizza un’incredibile rimonta in campionato ai danni dell’Inter ed all’ultima giornata la scavalca e vince lo scudetto. Pavel chiude il campionato a quota 4 reti.

La sua stagione migliore è certamente la 2002/03: in quell’anno s’impone come il leader della Juventus, il trascinatore, l’uomo che fa la differenza, insieme ovviamente al capitano Alex Del Piero, anch’egli autore di una grande stagione. Cresce di settimana in settimana, diventando l’incubo delle difese avversarie. Memorabile la sua prestazione contro l’Inter (3-0). Realizza 9 gol in campionato (strepitosi i due che rifila al Modena) e vince un altro Scudetto, che si aggiunge alla Supercoppa Italiana. Straordinaria anche l’annata in Champions League durante la quale segna il suo primo gol nella competizione con la maglia bianconera con un siluro contro la Dinamo Kiev (5-0) e trascina i bianconeri in finale con le sue prestazioni fantastiche e decisive. Segna un gran gol al Camp Nou col Barcellona (1-2 dopo i tempi supplementari) e corona con una fantastica rete una prestazione eccezionale nella semifinale di ritorno contro il Real Madrid (3-1). Purtroppo in quella gara rimedia un’ammonizione evitabile negli ultimi minuti e, essendo diffidato, salta la finale di Manchester per squalifica. Al termine della gara esce dal campo in lacrime, disperandosi in quanto “sogna di vincere la “coppa dalle grandi orecchie” fin da quand’era un bambino”. A Manchester, contro il Milan, la Juve patisce moltissimo la sua assenza, non riuscendo ad essere pericolosa in fase offensiva e perdendo la Coppa ai calci di rigore (2-3).

Nonostante il trauma, inizia molto bene la stagione successiva, vincendo un’altra Supercoppa Italiana. Il suo 2003 straordinario si conclude con la conquista del Pallone d’Oro, il trofeo che lo fa entrare di diritto nell’Olimpo del calcio. Festeggia il trofeo davanti ai suoi tifosi con un gran gol da 40 metri al Perugia (1-0). Da quel momento le sue prestazioni iniziano a calare di livello e la Juventus vive una stagione deludente. L’anno successivo torna protagonista, con Capello in panchina. Nonostante gli anni, dà sempre il suo contributo in fatto di gol, giocate e carattere vincendo altri due campionati (poi uno revocato ed uno non assegnato, per le vicende di Calciopoli), diventando sempre più un simbolo della Juventus, adorato dai tifosi non solo per le qualità calcistiche, ma anche per quelle umane, che lo portano a non arrendersi mai ed a dare sempre il massimo per la maglia che indossa.

Nonostante sia ormai nella fase finale della sua carriera ed ancora fortemente competitivo e richiesto dalle maggiori squadre d’Europa, decide di rimanere alla Juventus anche in seguito alla retrocessione Serie B. Nella stagione 2006/07 si rivela in numerose occasioni indispensabile, segnando più volte gol decisivi e spronando la squadra, confermandosi come pilastro fondamentale sia per il gioco, sia per lo spogliatoio bianconero. Conclude la sua stagione nel Campionato Cadetto con 33 presenze e 11 gol, molti dei quali decisivi.

Ottenuta la promozione, nella notte tra l’11 e il 12 luglio 2007 prolunga di un altro anno il suo contratto da 3.000.000€ con la Juventus.

Comincia la stagione 2007-2008 in lieve ritardo di condizione, dando un contributo alla squadra più di qualità che di quantità. Il 9 dicembre 2007 corona la sua partita numero 300 in bianconero siglando il gol della vittoria contro l’Atalanta, con un tiro da circa 25 metri dalla porta sul secondo palo. Durante la stagione si dimostra, a 35 anni, per l’ennesima volta una pedina fondamentale per la squadra bianconera, disputando un ottimo campionato, carente solo dal punto di vista realizzativo (segna solo 2 gol in campionato ed uno in Coppa Italia), ma determinante per temperamento, grinta ed anche assist (7 in totale). Nonostante abbia più volte annunciato la volontà di ritirarsi dal calcio giocato, dopo la conquista della qualificazione in Champions League rinnova ancora per un anno il contratto con la Juventus il 13 maggio 2008, fino al 30 giugno 2009, per tentare un ultimo assalto al titolo da lui più desiderato, la “coppa dalle grandi orecchie”.

La stagione 2008-2009 inizia con i preliminari della UEFA Champions League disputati contro l’Artmedia Bratislava. Il 31 agosto nella prima giornata del campionato di Serie A in cui la Juve affronta la Fiorentina, porta in vantaggio i bianconeri, raggiunti poi da una rete di Gilardino. Il 29 ottobre realizza una doppietta contro il Bologna, determinante ai fini del riusultato, ed il 31 gennaio segna la quarta rete della stagione contro il Cagliari, rete del momentaneo vantaggio. Il 26 febbraio 2009, all’indomani dell’incontro di andata di Champions League contro il Chelsea, annuncia il suo ritiro dall’attività agonistica al termine della stagione[17]. Dopo l’infortunio subito nell’incontro col Chelsea, rientra in campo contro all’Olimpico contro la Roma, realizzando il gol del definitivo 4-1 con uno splendido tiro di sinistro.

Il 17 maggio festeggia le 500 presenze nelle serie da professionista, e il 30 maggio 2009, dopo vari tentennamenti, comunica via stampa il suo addio alla Juventus a fine stagione. E così, il 31 maggio 2009, al culmine di una delle sue migliori stagioni con la maglia della Juventus (nel 2008/2009 segna 7 gol e risulta il bianconero con più presenze, 44 in tutto, a dispetto dei 36 anni), gioca la sua ultima partita, proprio contro la Lazio, società che lo ha lanciato nel calcio italiano. La Juventus vince per 2-0 grazie ad una doppietta di Iaquinta, e prima della fine della partita Pavel esce tra la standing ovation del pubblico, dopo aver realizzato l’assist per il secondo gol e averlo sfiorato in più occasioni. Al termine della gara, saluta il suo pubblico tra l’emozione generale, gli applausi e gli abbracci dei compagni che vestono tutti la maglia bianconera n. 11, con sottofondo musicale della suggestiva colonna sonora de “Il Gladiatore”. Nonostante molti nutrissero ancora dei dubbi circa il suo effettivo ritiro dal calcio giocato, ai microfoni di Sky dissipa ogni dubbio confessando che questa è stata la sua ultima partita da calciatore.

Esordisce con la Nazionale ceca il 5 giugno 1994, per poi divenirne capitano. Fa parte della squadra che arriva fino alla finale del campionato d’Europa 1996 in Inghilterra e disputa anche il successivo campionato d’Europa 2000 in Belgio e Paesi Bassi nonché quello del 2004 in Portogallo.

Allontanatosi per un anno e mezzo dalla selezione, viene richiamato per disputare gli spareggi di qualificazione e la successiva fase finale del campionato del mondo 2006 in Germania, al termine del quale ha dichiarato la sua intenzione di non voler più giocare per la Nazionale.

Statistiche: È lo straniero che vanta più presenze con la maglia della Juventus. È 7° per numero di reti segnate da stranieri con la maglia della Juventus.

 

 

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