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HUGO LARGO

Articolo di Emilio Aurilia

Come consuetudine poniamo attenzione ad un fenomeno particolare che, pur non potersi ascrivere alla storia del rock, ha rappresentato comunque una proposta interessante.

Scorrendo la bizzarra line-up di questa band americana formatasi negli anni ottanta, si evince che non ci si trova di fronte ad una musica di facile ascolto, bensì ad un sound imperniato sulla voce di Mimi Goese e sul violino di Halin Rowe ora perfettamente armonizzati, ora efficacemente contrapposti per imporre una fermezza al brano interpretato, sorretti dalla peculiarità dell’utilizzo di due bassi affidati a Tim Sommer e Adam Peacock, uno certamente una classica chitarra-basso a quattro corde, un’altra invece è quasi sempre un basso a sei corde, o una chitarra giocata sulle note più grevi. La suddetta voce ora dipinge atmosfere soffuse al limite della new age, ora si fa drammatica, lamentosa e lacerante sulla scia del Tim Buckley dell’insuperato “Starsailor” per un risultato comunque di alto livello. Svariate sono le analogie con i Catapilla: il medesimo destino di aver saturato il messaggio in soli due album, aver impostato il sound sull’energia di una voce femminile e, seppur non abbiano riscosso il grande successo di pubblico, sono riusciti a funzionare da apripista per  molti gruppi e musicisti  di successiva generazione.

Emilio Aurilia

 

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