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Il figliol prodigo Alessandro Perissinotto

 

 

 

Il figliol prodigo

Alessandro Perissinotto

Piero D’Ettore

 

 

Articolo di Carla Murialdo

 

 

La seconda opera dei talentuosi scrittori, già noti per il loro primo lavoro “Cena di classe”, si distingue per la sua trama avvincente e complessa. Il romanzo si apre con la scoperta di un delitto, in cui un ragazzo precedentemente scomparso da Napoli riappare misteriosamente a Torino dopo due anni, trovato sul luogo del crimine. La madre del giovane, ansiosa di difenderlo, chiama in suo soccorso l’avvocato Giacomo Meroni. Tuttavia, il ragazzo si rifiuta di parlare e non fornisce alcuna spiegazione sul suo misterioso ritorno.

L’indagine che segue è degna delle migliori serie televisive, con uno sguardo attento ai dettagli e l’impiego delle nuove tecnologie, partendo dai social media per giungere a un inaspettato e avvincente finale. La trama evoca le atmosfere dei romanzi con Nero Wolfe come protagonista, ricca di colpi di scena che tengono il lettore con il fiato sospeso. La parte procedurale in tribunale, anche se potrebbe sembrare noiosa in altre opere, riesce a creare un patos che contribuisce alla comprensione più approfondita dei personaggi e delle dinamiche in gioco.

È interessante notare che, pur avendo già letto altri romanzi di Perissinotto, l’accoppiata con D’ettore risulta particolarmente riuscita. La collaborazione tra i due autori si traduce in una storia coinvolgente che unisce abilmente suspense, dramma personale e elementi procedurali. In definitiva, questa seconda opera conferma la maestria narrativa dei due scrittori e la loro capacità di tenere incollato il lettore dalla prima all’ultima pagina.

 

 

 

 

Marco Sarriano è diventato da poco maggiorenne quando, durante un viaggio in Europa, smette di dare sue notizie: l’ultimo messaggio alla madre, Daniela, lo manda da Liegi. Poi di lui si perde ogni traccia, e viene iscritto nel registro delle persone scomparse. Un giorno di due anni dopo Daniela Sarriano riceve una telefonata dalla polizia: Marco è stato ritrovato. È in questura, a Torino, ed è accusato di omicidio. Avrebbe pugnalato a morte un giovane imprenditore, fondatore di una startup di successo: a incastrarlo c’è una telecamera di sorveglianza. Ma perché Marco, che ha sempre vissuto a Napoli, è riapparso a Torino? E perché avrebbe ucciso un uomo che pare non conoscere? Cosa gli è accaduto nei due anni in cui ha lasciato la madre nella disperazione assoluta? L’avvocato Giacomo Meroni, che ha appena accettato la sua difesa, è certo che, al primo colloquio in carcere, tutte quelle domande troveranno una risposta. Ma si sbaglia. Marco non parla, non dice una parola, sembra aver perso la ragione o, come sostiene il pubblico ministero, sembra in grado di simulare bene la follia. E il caso, che all’inizio pareva drammaticamente semplice, diventa un nodo inestricabile. Fino a quando Giacomo, con l’aiuto di sua moglie Rossana e della giovane praticante di studio, non troverà l’esile filo che conduce di nuovo a Liegi, la città di George Simenon, e a una notte maledetta dalla quale nessuno è uscito indenne. Su tutto pesa un tragico dilemma: il figliol prodigo è tornato, ma con le mani sporche di sangue; non era forse meglio che colui che era perduto non venisse ritrovato?

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