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IMPATTO, MESSAGGIO E SPETTACOLO Intervista ai Krav Boca

 

A cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)

 

Dal vivo i Krav Boca sono davvero spettacolari. Ho avuto la fortuna di assistere a un loro show ed è stato molto bello: potenza, energia, empatia con il pubblico e messaggio. Nella musica di questa band, francese di nascita, ma multietnica di fatto, c’è davvero molto. I ragazzi rappano e suonano pesante, offrendo un crossover di sostanza e assolutamente unico. Girano molto per l’Europa e non soltanto, conquistando di volta in volta pubblico e fama. Credetimi, se lo meritano…

La politica è esplicitamente quella del Do It Yourself, romanticamente ed eroicamente anticonsumista. L’ultimo Barrikade è un ottimo disco, carico di contenuti e, nonostante tutta la merda che siamo obbligati a ingerire quotidianamente, di speranza. Già, perchè l’etica punk non è necessariamente così vicina al nichilismo assoluto. Il mondo è ovviamente conciato da buttar via, ma il futuro può ancora essere dalla nostra parte. Più o meno questo sembrano gridare i membri del gruppo. Con piacere, con molto piacere, presento anche ai lettori di MDN i Krav Boca, che insieme hanno risposto alle mie domande. Leggete, ascoltate la loro musica e, se possibile, partecipate a un loro live. Tornerete a casa felici ed esaltati proprio come me…

 

Ciao, ragazzi, benvenuti. Partiamo proprio dall’aspetto a mio avviso più importante: assistere al vostro concerto è stato fantastico, un vero spettacolo di potenza e di intrattenimento. Possiamo dire che la forza più grande dei Krav Boca sia proprio l’impatto scenico?

 

Grazie per il complimento. È vero, siamo più una band dal vivo. Proprio durante i concerti le persone capiscono chiaramente il nostro spirito. Cerchiamo sempre di fare qualcosa di più della semplice riproduzione di musica, siamo più interessati a condividere qualcosa. Questo è il nostro obbiettivo…

 

Riuscite a coinvolgere perfettamente il pubblico. Possiamo parlare di uno scambio di energia tra voi e le persone che vengono a vedervi?

 

Spendiamo molta energia sul palco, ma l’energia del pubblico è primordiale. È uno scambio. Non vediamo la costruzione artisti da una parte e pubblico dall’altra. Ci piace sentirci uniti. Durante alcuni dei nostri ultimi concerti, mangiafuoco, ballerini, burattinai sono venuti a trovarci spontaneamente per partecipare a una canzone, anche se non ci conoscevamo! Questo è riconducibile allo spirito dei Berurier Noir negli anni ’80.

 

Chiaramente la vostra proposta musicale è unica: potenza sonora, persino un mandolino e, soprattutto, tre nazionalità differenti all’interno del progetto. Come è nata la band?

 

All’inizio c’erano i tre cantanti e il mandolino. Erano canzoni molto più orientate al rap. Con il tempo e con i vari tour, abbiamo incontrato musicisti e la nostra cultura è diventata più hardcore-punk/hybrid metal, ma le radici rap rimangono.

 

Il risultato è quindi un cocktail devastante di rap (in francese e in greco), punk e metal, un crossover che vi rende davvero unici. Come è possibile amalgamare tanti elementi? Fate sembrare la cosa facile… Non lo è!

 

Questo è il risultato di tutte le nostre influenze. Cerchiamo di fare la musica che ci rappresenti e proviamo a divertirci nel complesso. Alcune delle nostre canzoni possono essere viste come più calme, le troverai nei nostri album. Sul palco, preferiamo privilegiare le canzoni con un’energia punk. Tutti i membri della band provengono da culture diverse, alcuni dal puro hip-hop, altri dall’hardcore-punk o dal metal. Le nostre canzoni sono solo il frutto logico delle nostre influenze messe insieme, ma con una ricerca efficiente su tutto.

 

In più avete anche un performer, che durante lo show gioca con fiamme e altro, esaltando le persone… Come è nata l’idea?

 

Ci siamo incontrati per puro caso. Il nostro artista ha provato istintivamente a fare qualcosa durante uno dei concerti. Ci siamo piaciuti così tanto che non ci siamo più lasciati! Questo è fantastico, perché con lui abbiamo sviluppato un aspetto dello spettacolo che ci piace. Il suo ingresso sul palco è il momento in cui possiamo misurare il caos che ci sarà durante lo show…

 

Parliamo di dischi. Barrikade è l’ultimo bellissimo lavoro in studio. Quali sono le principali differenze con le produzioni precedenti?

 

Siamo riusciti a lavorare molto di più sulle canzoni. Abbiamo trascorso diverso tempo tutti insieme, in isolamento, lontano da casa, e ci siamo dedicati alla composizione. Un processo, questo, che ora è diventato sistematico. Siamo andati oltre le nostre idee e lo puoi sentire. Le influenze sono state diversificate, abbiamo fatto un grande lavoro sulle sonorità. L’inclusione dello tzouras, uno strumento tradizionale greco, è per esempio una scelta che deriva proprio dal periodo di isolamento.

 

I testi rappresentano una parte importantissima del vostro lavoro. Toccate argomenti forti e delicati, esponendoli alla grande. Ecco, cosa potete dirmi a riguardo? Cosa racconta Barrikade?

 

I nostri testi trattano argomenti che ci colpiscono. I nostri principi sono l’antifascismo, l’anti-sessismo e l’anti-omofobia. Combattiamo per tutto ciò che va contro le nostre libertà. Barrikade riflette la nostra volontà di rifiutare la passività e di provare esperienze da soli. Questo è un gentile invito all’autogestione. Pensiamo che ognuno dovrebbe sperimentare l’indipendenza a modo proprio e con i propri mezzi.

 

Tra le canzoni più importanti, troviamo sicuramente Brasero e la title track in compagnia di Sara. Due composizioni bellissime. Raccontatemi qualcosa…

 

Quelle due canzoni trattano la stessa idea di autogestione e rivendicano la lotta, parlano della voglia di non arrendersi… I due pezzi assumono un altro significato nell’era sanitaria del Covid; per quanto riguarda i concerti, abbiamo visto le nostre libertà atrofizzate. Volevamo agire prima di tutto e creare qualcosa, piuttosto che lamentarci. Il tema principale di queste canzoni è la volontà di combattere insieme. Questo è ciò che viviamo da sei anni nella scena fai da te, senza benefici: una partnership mondiale di persone che danno il loro meglio, che condividono e che creano qualcosa attraverso spazi alternativi come gli squat. Tutto questo senza prospettive lucrative.

 

Quali sono le canzoni del disco che preferite?

 

Synora, Vertigo e Fumigène sono probabilmente le canzoni che ci mettono tutti d’accordo.

 

Moltissime idee, moltissime influenze e, in più, molte collaborazioni. Ne parliamo?

 

I featuring sono un esercizio che ci piace particolarmente. Amiamo cercare il punto di incontro tra la nostra estetica musicale e quella dei nostri ospiti. Questo è piuttosto interessante, sia dal punto di vista della condivisione, sia per le nuove porte che possono aprirsi musicalmente e umanamente. Possiamo fare una canzone punk abrasiva come Brigada Flores Magon o un puro rap degli anni ’90 come Sponty. Ed è così che possiamo evolverci come musicisti.

 

Le tappe più belle del tour? Siete saliti sui palchi di tanti paesi?

 

I due concerti in Grecia, ad Atene e a Salonicco, sono stati fantastici. La scena del fai da te in Grecia è molto potente, con un pubblico numeroso e attento. Per noi, questa è la migliore scena alternativa in Europa. Riescono a collegare musica e attivismo politico in un modo molto speciale. E artisticamente parlando, il livello della musica punk e rap è molto alto.

 

Cosa farete prossimamente? Avete materiale nuovo?

 

Continueremo ad andare in tournée, incontrando nuove persone e visitando nuovi posti! E sì, ovviamente è in arrivo un nuovo album…

 

Un’ultima domanda. Per cambiare questo mondo malato servono idee e spirito combattivo. Vi sentite in qualche modo un esempio per i giovani?

 

Per quanto hippy possa sembrare, i Krav Boca sono più interessati a un’ottica “Yes Future” che a un nichilismo punk. Ovviamente il disastro ecologico è imminente e troppa merda è stata accumulata negli strati della terra, quindi la generazione futura non può vedere un futuro brillante. Ma dato che c’è ancora tempo da vivere, vogliamo lanciare un messaggio di creatività, condivisione e rivendicazione. Questo è anche il motivo per cui è così importante continuare a supportare band giovani ed emergenti, poiché i piccoli gruppi D.I.Y, rappresentano il futuro.

 

https://kravboca.com/

https://www.facebook.com/kravboca

 

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