“In Chiaroscuro” è il nuovo album dei Kabirya
Un faro nel grigio della contemporaneità
In Chiaroscuro è il nuovo disco della band piacentina Kabirya, un disco che ponendosi come un faro in una coltre di smog industriale vuole fare luce in quella foschia che è l’incertezza della contemporaneità. Per farlo pesca a piene mani da riferimenti storici e citazioni transmediali in una poetica razionale sostenuta da una grande fiducia nell’umanità e nelle sue passioni.
Il disco è fortemente ispirato dalla pellicola “Lo stato delle cose” del 1982 di Wim Wenders e costruito attorno al singolo omonimo (di cui è stato girato un video ufficiale) ma nelle dieci tracce di cui si compone si prende la libertà di viaggiare in luoghi lontani e di osservare la realtà attraverso lenti e punti di vista differenti. L’album è anche un viaggio fra diverse anime della musica, fra sfumature rock e pop dagli anni ’70 ad oggi, tinte elettroniche e musica popolare.
Dalla dimensione urbana di brani come “Nebbia e Piombo” o “Visage Gendarme (La pazzia giustifica i mezzi)” si passa alle pianure di provincia di “Siberia” dei Diaframma, l’unica cover inserita nel disco. Panorami familiari in cui la band ha le sue origini, sicuramente meno scuri ma allo stesso modo gelidi e ostili, luoghi in cui è facile perdere i propri punti cardinali e smarrirsi senza soluzione.
L’ambiguità di persone moralmente smarrite e la loro abilità di disorientarti a loro volta è raccontata in termini diversi nei brani “Von Dutch” e “La voce”. Al contrario i brani “Il silenzio è solo un gioco” e “Sophia” introducono speranza e fiducia in figure quotidianamente rivoluzionarie che sanno opporsi ad un egoismo convenzionale. Un bagliore nella durezza del grigio che si ammorbidisce ulteriormente in “Stanza”, l’unica vera canzone d’amore del disco, un rifugio intimo e sicuro lontano da ogni sentimento artificiale e da ogni commercializzazione.