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“Ritorneremo ad essere” intervista ad Antonio Corona

Intervista di Barbara Gabriella Renzi

Il libro di Antonio Corona, “Ritorneremo ad essere”, pubblicato da Albatros Il Filo da pochi mesi, è sicuramente attuale, come suggerisce il sottotitolo, “#poesievirali”. Antonio ci invita a guardarci dentro e amarci. Alcune sue poesie sono carezze a sé stesso e al lettore o alla lettrice. Non è sdolcinato Antonio, ma pieno d’amore da dare e sincero, soprattutto quando ci parla di tradimento e della sua infanzia. Il libro si divide in quattro sezioni, ma forse è la parte terza, in cui si parla d’amore, con versi chiari ma non semplici, versi istintivi forse, la mia favorita.

Ora vorrei lasciare la parola all’autore:

Anche la copertina affascina. Un uovo, delle mani e altre uova. Vuoi aiutarci a capire questo dipinto e dirci di più?

Sì, è vero affascina ed è per questo che l’ho scelta o mi ha scelto! Dentro un uovo rotto (la nostra Terra), in un periodo di pandemia in cui tutti i popoli sono coinvolti (cosa che si evince dal colore delle mani) si cerca un modo per rinascere. L’uovo è il simbolo della nascita, della vita ed ognuno di loro lo tiene proteso verso l’alto. Ma uno di questi è già rotto e lascia intravedere un’altra vita: un feto con la mascherina. Sarà dunque questo il nostro destino? Spetterà a noi la scelta. Un acrilico su tela dal titolo “c-OVI-d” del pittore contemporaneo Angelo Franco. Rispecchia molto bene il percorso che compio nella mia silloge e che infatti ho intitolato “Ritorneremo ad essere”. Ringrazio ancora il pittore per questa concessione artistica di alto livello.

Chi è Antonio Corona? Per quale ragione scrive?

È una persona molto sensibile, vulnerabile, attenta ai sentimenti altrui ma anche forte e determinata. Scrive perché questo fa parte del suo essere. Ha sempre scritto più che parlato. Interiorizza ciò che lo circonda e poi, in un fluire spontaneo e naturale, scrive. È un istinto primordiale, una dote o chissà una sventura!

Quali sono le tue poesie preferite del libro?

Devo dire che questa silloge è un concentrato di poesie a me molto care e sono, nel mio piccolo, molto fiero del risultato. Però è inevitabile che ci siano delle preferenze. Nel capitolo Viremia, nonostante “Covid-19” e “Lettera di addio” siano quelle che hanno ricevuto delle menzioni di merito a concorsi, sono molto affascinato dalla crudeltà di “Mutazione” e “Morte per la vita”, mentre in “C’era una volta…” ho voluto ricercare un componimento stilistico più complesso in sestine e rime incrociate, che se pur inusuali per i tempi moderni, ritengo valido e pieno di speranza. Nella seconda parte Affetti sicuramente “Tu spargi l’amore” e “Smartphone”. Nel capitolo Amore mi metti in crisi perché per me le poesie per antonomasia sono quelle amorose e quindi indico “Ti amo”, stringata ed essenziale quanto truce, “Conflitto” un gioco di lotta da tra il cuore e la mente, la fredda e sincera “Tradire” e la struggente “Andrò via”. Infine, nell’ultima parte L’essere, preferisco “Coglievo un fiore” e la liberatoria “Voglio sognare”.

Tradire’: ecco il titolo di una delle mie poesie preferite. Dimmi di più.

Tradire” è il racconto della verità, della debolezza dell’animo umano. Dove ho deciso di non fare sconti. Nella nostra vita può capitare di tradire e nessuno ci costringe, ma c’è un momento ben preciso in cui decidiamo di non tornare più indietro. E lo facciamo perché siamo anche istinto animale, poi tornati a casa riflettiamo e siamo pervasi da pensieri e tormenti. Ci laviamo per toglierci quella sensazione di “errore” ma in fondo abbiamo solo concesso a noi stessi di seguire un istinto anche se magari abbiamo la fortuna di avere accanto una persona che non merita di certo un tradimento. Ecco, ho voluto raccontare questa possibilità senza nascondersi dietro falsi sentimentalismi.

Parli di un muro di vetro…

Sì, e sono contento che tu me lo chieda! È quel vetro che ormai da anni ci separa molto spesso dalla realtà e dai rapporti personali: è il vetro del nostro smartphone. Dietro di lui ci sentiamo protetti, forse a volte con qualche estraneo, riusciamo anche ad essere di più noi stessi. Ma questa realtà virtuale ci allontana dalla vita vera, dalle amicizie vere, da quel guardarsi dritti negli occhi e capirci senza nemmeno parlare. E quindi auguro di “tornare a bruciare come lava” cioè a provare sentimenti e passioni che solo il contatto umano può darci.

Chi è Lidia?

Lidia …, Lidia Garcia Medina era una collega veterinaria, conosciuta ai tempi dell’Erasmus. Certe persone hanno il dono della bellezza non solo estetica ma anche di quella interiore. Nascono per portare sorrisi e serenità nella gente. Basta guardarle, osservarle parlare e ridere che già questo è sufficiente ed appagante per l’animo umano. Godi del piacere della vita in modo riflesso, la assorbi come una spugna solo per averle vicino. Il loro sorriso ti entra dentro come una spada ma ti accende di vita. Una persona così in Spagna è detta “encantadora”. Lidia lo era, lo è nonostante un terribile tumore ce l’abbia portata via. Lei “sparge l’amore con ceneri rosa”. Grazie per avermi fatto questa domanda a cui posso rispondere solo per iscritto.

Preghi la Luna in una tua poesia: cosa vuoi trasmettere con questa preghiera?

Durante il primo lockdown, nella notte tra il 7 e l’8 aprile il nostro amato satellite raggiunse la fase di Luna Piena in prossimità del perigeo (minima distanza dalla Terra) e pertanto apparve più vicina e un po’ più grande e luminosa del solito. Ora…come può uno spirito poetico farsi sfuggire quest’occasione?! Mi collocai in posizione strategica sul terrazzo e la osservai per tanto tempo. Regnava quel silenzio inconsueto che ben conosciamo, solo una sirena in lontananza ogni tanto. Ho voluto quindi ricordare la sua bellezza e chiederle come se fosse una lampada di Aldino, un segno di rinascita e di gioia, che tuttavia stenta ad arrivare.

Cosa ti ha dato questo periodo?

Mi sono arricchito di sentimenti, i più vari. Dallo sconforto al timore, all’angoscia alla tristezza dei malati isolati, ai defunti senza l’amore e le lacrime dei loro cari. Tutto questo mi ha permesso di esternare i miei sentimenti nello scritto. Il silenzio e l’isolamento mi hanno fatto concentrare sulla scrittura e sulle emozioni da imprimere. Ma ho avuto anche la possibilità di conoscere attraverso il web, persone meravigliose, altri poeti con i quali ancora oggi condividiamo un percorso emotivo e poetico di grande importanza.

Prossimi progetti?

Ne ho tanti, sono un pozzo di idee senza fondo…ahimè a volte non è un bene! Sicuramente voglio continuare a scrivere, a migliorare sempre ed intraprendere nuovi percorsi. Soprattutto ho un progetto poetico importante ma devo trovare la forza per farlo nascere. Perché, cari lettori, esporsi non è mai facile ma è questo che fa poesia.

Grazie Barbara. Auguro a tutti voi un meraviglioso anno di rinascita!

Ringrazio Antonio per la sua disponibilità e lo abbraccio virtualmente, sperando di farlo di persona a Torino.

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