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J-TACTICS – Quando eravamo Re (S03 E15)

Giovedì 21 gennaio sul nostro canale sulla piattaforma di SPREAKER, alle ore 22.00, andrà in onda la nostra trasmissione.

“Quando eravamo Re” (When We Were Kings), è un film documentario del 1996 diretto da Leon Gast.

Nato come documentario sul concerto di musica Soul che doveva precedere l’incontro di pugilato tra Muhammad Alì e il campione del mondo George Foreman svoltosi a Kinshasa nello Zaire il 30 ottobre 1974 e dopo una gestazione di ben 22 anni divenne infine il ritratto di uno dei più grandi atleti della storia dello sport.

Più che sul Muhammad Alì della realtà, è un film sul mito, sulla leggenda, sul significato simbolico, sociale e politico di Alì e della sua vittoria sul nero Foreman che paradossalmente nel 1974 incarnò l’odiato zio Sam, quell’America dei padroni bianchi che avevano ridotto i neri a loro immagine e somiglianza.

Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare il big match tra i bianconeri campioni d’Italia ed i nerazzurri in quel di San Siro domenica sera, ed in generale il momento particolarmente difficile della squadra bianconera negli ultimi mesi o addirittura nell’ultimo biennio.

Un’analisi a 360° sulla squadra più gloriosa e titolata d’Italia e sulle vicende sportive ed extra sportive almeno dell’ultimo biennio possono portarci a dire, “Quando eravamo Re”.

Proprio come il titolo della pellicola che da il nome all’odierna puntata di J-TACTICS che ripercorre molti anni dopo il mito e la leggenda del pugile più grande di sempre, anche per i bianconeri è oramai possibile parlare solo al passato secondo molti tifosi juventini e non.

Al di là dei giudizi formulati più con il cuore o meglio con la pancia del tipico tifoso medio, facendo un’analisi più obbiettiva la domanda da porsi tutt’oggi è, la Juventus è o può dirsi ancora “Re” del calcio italiano?

Non solo la sconcertante prestazione di domenica sera con l’Inter, ma più in generale è l’ultimo biennio (per alcuni il periodo di riferimento potrebbe essere addirittura esteso a 3 anni), a suscitare più di un dubbio sulla qualità della rosa juventina, senza dimenticare una gestione manageriale distintasi per l’esonero di mister Allegri due anni orsono con l’intento di abbracciare un nuovo credo calcistico ed il conseguente ingaggio di Maurizio Sarri.

Un progetto a dir la verità abortito praticamente subito dalla dirigenza bianconera rea, secondo molti, di aver scelto un tecnico non adatto all’ambiente zebrato ed in ogni caso di non averlo messo nelle condizioni per poter effettivamente effettuare il cambio di mentalità tanto desiderato, con una campagna acquisti fatta a prescindere dalle indicazioni del tecnico toscano.

L’emergenza Covid nella primavera dello scorso anno e la qualità di alcuni singoli hanno comunque consentito alla Juve targata Sarri di conquistare l’ennesimo scudetto, il nono della serie, probabilmente più per inerzia, con le varie contendenti che si sono via via autoeliminate dalla corsa al titolo, piuttosto che per effettivi meriti della compagine bianconera.

L’ennesimo titolo di campione d’Italia ha probabilmente ancora una volta mascherato le evidenti lacune di una rosa vecchia e logora (per stessa ammissione del presidente Agnelli) e priva di interpreti di qualità in ruoli chiave come un terzino ed un centrocampista d’inserimento in grado di supportare le punte.

Non meno impietoso può essere il giudizio sulla dirigenza bianconera se si pensa al disastroso inserimento del duo di centrocampo Ramsey-Rabiot acquistati a parametro zero e ricompensati con ingaggi da top player, per non parlare poi di cessioni di alcuni giocatori senza mai provvedere ad un’adeguata sostituzione degli stessi, si pensi a Spinazzola o al giovane Kean.

Archiviata l’anomala stagione 19/20, si passa a causa dell’emergenza provocata dalla pandemia, quasi senza soluzione di continuità, alla stagione attuale dove la lunga scia di decisioni poco comprensibili ai più pare essere proseguita con la sostituzione di Sarri, rivelatosi probabilmente l’uomo sbagliato nel posto sbagliato, con un feeling mai nato con gran parte della squadra e soprattutto con la presidenza, con Andrea Pirlo.

L’ex centrocampista bianconero diventa quindi il nuovo tecnico della Juventus con una mossa a sorpresa del presidente Agnelli il quale si assume la responsabilità di ciò che appare essere sin dall’inizio un azzardo.

Pirlo per volere dello stesso presidente passa quindi direttamente dai banchi del centro tecnico di Coverciano alla panchina più importante d’Italia in un sol colpo.

Arrivando ai giorni nostri al di la della squadra uscita tramortita da San Siro, dopo una gara in realtà mai giocata contro l’Inter, sono diverse le partite in cui la squadra soffre abbarbicata al proprio edonismo: se da un lato, il fatto di non aver mai avuto al completo la difesa possa essere un’attenuante, dall’altro l’idea di calcio che Pirlo ricerca, costruita su un gioco moderno, propositivo e rapido mal si sposa con gli interpreti (per caratteristica o scelte) che, soprattutto a centrocampo, la rosa dispone.

Nove anni di vittorie ininterrotte sono lunghi, nel calcio moderno probabilmente tale lasso di tempo è un’eternità, la sensazione, che si fa sempre in modo strisciante avanti è che appunto anche per la Juve si avvicini inesorabilmente quel in momento, la fine del ciclo.

Pur essendo stato lungo, anzi come detto, un’eternità, accettare ciò con lucidità non è per niente facile, anche perché “...vincere è una droga, quando non ti succede non importa più quello che è stato”, ed egoisticamente non importa più ricordare di “Quando eravamo Re”.

Sarà nostro gradito ospite l’amico Luca Cavallero noto speaker di Radio Bianconera.

Ed ovviamente come sempre vi terranno compagnia gli insuperabili ragazzi della redazione di J-TACTICS e di Megliodiniente.com

Sarà un’altra puntata scoppiettante e ricca di contenuti, come sempre!

Non perdetevi il meglio! Non mancate!

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(Francesco Musina)

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