Le ultime reazioni alla foto postata da Salvini con in bocca la fetta di pane e Nutella la mattina in cui c’è stata la scossa di terremoto vicino Catania e la morte del fratello del collaboratore di giustizia a Pesaro (che evidentemente è stata una fortuita quanto sventurata coincidenza temporale) mi danno lo spunto per approfondire un tema che sta diventando ogni giorno più evidente e che nasconde un grave problema, non solo italiano: l’infantilizzazione della sinistra.
Dai girotondi ai gessetti colorati, dalle magliette rosse alla Nutella, la politica dei simboli ha sostituito la politica del pensiero e dell’elaborazione. Questa “politica kindergarten” che caratterizza la sinistra, trova la sua fonte esplicativa in quella che in psicologia viene definita “regressus ad puerum”. La regressione è un meccanismo di autodifesa delle personalità deboli ed è una reazione a una situazione che crea forte stress nel soggetto, il quale si rifugia in comportamenti passati, spesso dell’infanzia, che lo tranquillizzavano e che vengono attuati per ritrovare quella serenità che la realtà perturba. La regressione è quindi la spia dell’incapacità di un soggetto di affrontare la realtà in cui vive, la sua complessità, ritirandosi in un mitico passato sereno.
La politica dei girotondi e dei gessetti come reazione al terrorismo, sotto questa luce diventa pertanto la spia dell’incapacità dei governanti di sinistra di affrontare e gestire la violenza che viene inflitta al corpo sociale e di elaborare una risposta concreta e complessa a quello che accade. La perdita della capacità di teorizzazione politica e sociologica, a causa dello scadimento culturale della base intellettuale di riferimento della sinistra, ha portato la classe dirigente da essa espressa a trovarsi senza una strategia per affrontare attacchi che non sono solo fisici, ma soprattutto ideologici al modello sociale e culturale occidentale, ai propri principi fondanti, alla propria weltanschauung. Questa inettitudine è stata ben compresa da chi ha interesse a perseguire lo scontro di civiltà ed è letta correttamente non come una reazione serena e civile di una democrazia forte, come si illudono i promotori delle manifestazioni di risposta alla sfida terroristica, ma come debolezza di una società progressista che non crede neanche nei propri valori e si rifugia in un infantilismo debole e passivo, dimostrando così di essere pronta a cedere e abbandonare i propri costumi e le proprie tradizioni a semplice richiesta, quasi vergognandosi delle proprie radici storiche e culturali in nome di un globalismo accogliente e tollerante.
Per altro verso la comoda e per un certo verso auto-gratificante reazione di tipo regressivo ad ogni minaccia ha portato alla reiterazione ossessiva di tale modus operandi, senza che vi sia neanche più un atto aggressivo da cui fuggire. È sufficiente infatti che ci si voglia opporre a ciò che semplicemente non risponde ai propri desiderata, che si voglia testimoniare una qualche opposizione per agire in modo infantile. La sinistra ha acquisito una mentalità adolescenziale, tipica dei social, ed è tutto un fiorire di banali considerazioni su Twitter che al massimo sfociano nella puerile contrapposizione fra “buoni” e “cattivi” (come mostra la copertina del 6 gennaio de L’Espresso) e di richiami a testimoniare il proprio “essere diversi” indossando magliette, inventando hashtag e compilando elenchi di persone da bannare sui social.
Naturalmente questo modo di fare politica risulta totalmente inefficace e impedisce un confronto serio e serrato sulle tematiche sociali e una discussione riguardante le visioni differenti del mondo di cui ogni parte politica dovrebbe essere sostenitrice che è la base della dialettica democratica. Il risultato è l’allontanamento progressivo dei cittadini che vivono problematiche anche gravi e urgenti e che sono in cerca di una risposta ed i politici della “sinistra kindergarten” che ritengono di svolgere il loro ruolo di opposizione facendo la voce grossa con modalità aggressive da bullo di scuola contro il governo e ripetendo come un rosario laico parole d’ordine globaliste scontate e stantie e giaculatorie noiosamente prevedibili
Essi si stupiscono poi che al di fuori dei loro ristretti circoli le iniziative proposte non trovino riscontro, che le manifestazioni vadano pressoché deserte, che “la gente” non li segua, che le persone non li abbiano più votati e voluti. E la reazione a ciò è esattamente quella del bambino: “la gente” non li capisce e non li ha scelti, nonostante siano bravi e buoni, perché “la gente” è diventata cattiva, astiosa, è stupida, analfabeta e insomma sono tutti fascisti, che è l’equivalente del “brutto” con cui il bambino definisce alla fine chi non gli dà retta.
Questa generazione di politici-bambini, figlia del disimpegno culturale della sinistra, che in nome di una mitologica superiorità morale e di formazione in sé ha dimenticato da anni di formarsi veramente ed ha barattato Preve con Saviano, è il risultato voluto della rivoluzione liberista che dagli anni ’80 ha (ri)preso il predominio ed ha riportato la classe economica più abbiente e influente ai vertici della società. Politici inconsapevoli e quindi facilmente manipolabili e usabili per sostenere un progetto spacciato per liberale – parola che in questa sinistra ormai scollegata dal suo passato culturale significa solamente affermazione dei diritti civili personali e quindi sostenuto con gioia perché visto come progressista e popolare – anche se a promuoverlo sono curiosamente le élite finanziarie, ovvero quelli che dovrebbero essere i loro avversari nella lotta politica. Politici scodinzolanti che per un piatto di ideologia gender condita con qualche innocuo riconoscimento di libertà personale hanno barattato la difesa del lavoro e dei lavoratori. Politici collusi col potere perché il libero mercato ha vinto ed è meglio stare dalla parte dei vincitori, politici ipocriti nel loro buonismo verso i nuovi ultimi, gli immigrati, per sentirsi così di essere dalla parte giusta, di essere appunto i “buoni” senza chiedersi chi sono i “cattivi”, per non dover scoprire che sono proprio quelli che li sostengono a parole, mentre provocano e sfruttano i movimenti migratori.
La “sinistra kindergarten” di governo è il “sogno bagnato” di chi comanda realmente perché può, ad essa e attraverso essa, spacciare un progetto imperialista e autoritario in un “sogno” di fratellanza e unione, senza tema che qualcuno si ponga delle domande, ad esempio perché invece della fratellanza sta aumentando l’insofferenza reciproca e perché invece del benessere promesso siamo piombati in una serie di recessioni economiche che ci stanno riportando a condizioni ottocentesche. Il bambino non ha bisogno di spiegazioni, basta dargli delle emozioni e se proprio vuole sapere, allora basta fare la voce grossa ed imporre la propria idea, sapendo che oltre qualche lamento o capriccio non ci sarà alcuna reazione seria.
Le reazioni furiose dei banchieri e dei loro emissari e sodali in Europa a un nuovo governo italiano non di sinistra, quindi un po’ più serio e determinato, derivano proprio da ciò: sono lo specchio del timore che questo ideale meccanismo di controllo possa saltare, magari (orrore!) che qualcuno possa mostrare che dietro alla voce grossa della UE, della BCE e dei mercati c’è il nulla, c’è il baubau, che il mostro con i denti aguzzi che verrebbe a mangiarci se non siamo ubbidenti è solo una proiezione di una figurina di cartone sul muro della cameretta, buona appunto a spaventare i bambini. Il pericolo soprattutto che i popoli comprendano che il loro tragico errore, causa di sofferenze e miseria, è stato esclusivamente quello di affidare le proprie vite a una sinistra debole e infantile e che se ne liberino per sempre in tutta Europa, togliendo così un’efficiente e funzionale arma di controllo alle élite.
Con questo non voglio dire che la sinistra in sé deve sparire: la democrazia, come sistema basato sulla dialettica ha bisogno di un partito progressista portatore di un’altra visione del mondo, che ritorni a occuparsi dei problemi sociali, ma, sicuramente, esso può solo rinascere dalle ceneri di questa degenerata “sinistra kindergarten”.
Luigi Pecchioli @lupecchioli