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“Morbius” di Cristiano Dalianera

Film del 2022 per la regia di Daniel Espinosa. đź”” RECENSIONE CON SPOILER đź””

Michael Morbius è un ragazzino affetto da una disfunzione genetica. Dopo aver passato l’infanzia in un sanatorio sotto le costanti cure di Emil Nicholas e in compagnia di Lucien ribattezzato Milo.
Dotato di una intelligenza fuori dal comune, Michael viene istruito in una scuola per giovani geni, riuscendo a diventare uno scienziato di fama internazionale ed a vincere addirittura il Nobel per l’invenzione di uno speciale sangue sintetico.
Finanziato dal vecchio amico Milo prosegue nella ricerca di cura per la malattia che li affligge, spingendosi al di là della legge e dell’etica. Alle soglie di una scoperta epocale le cose vanno incredibilmente storte e la cura si rivela essere assai peggiore del male!

Travagliata a dir poco la distribuzione di questo film: promesso per luglio 2020 , poi rinviato (a causa della pandemia) al marzo 2021, poi al all’ottobre 2021, poi al gennaio 2022 ed infine ad aprile 2022 (in Italia è uscito il 31 marzo); questa sequela di rinvii presagivano l’assenza di una buona stella ma certo nessuno di noi era pronto al disastro che avremmo visto su schermo!

Daniel Espinosa (talentuoso regista di Child 44 – Il Bambino numero 44, film del 2015) perde improvvisamente il senno e dirige una scapestrata ennesima versione del cinecomic base con i personaggi profondi come un brick di succo di frutta e la storia che è la Sagra del Buco!
Matt Sazama e Burk Sharpless firmano con ostentato coraggio una sceneggiatura che grida allo scandalo, veleggiando dalla sagra del buco alla fiera del sottinteso. Ma andiamo con ordine.
Nel prologo siamo in un posto non meglio specificato, ma c’è uno spuntone di roccia sul quale un pilota di elicotteri pazzo è riuscito ad atterrare. Uomini girano con aria indaffarata intorno a delle casse mentre Michel Morbius fa aprire una trappola dalla logica inspiegata. Dopodiché si sbuccia la mano e si offre come esca per uno sciame di pipistrelli vampiro che abbatterebbe un aereo di linea e che, parole sue, mangiano prede assai più grosse di loro: in un gesto di estrema filantropia offre in sacrificio se stesso e la sua crew.

Flashback: il nostro Michael Morbius giovincello è molto ammalato di una non meglio identificata malattia genetica, non abbiamo informazioni sul suo background ne tantomeno su quello dell’amico Milo, di cui sappiamo solo che condivide l’ignota malattia con Michael e che viene accompagnato nella casa di cura da un costoso macchinone.
Mentre il nuovo giovane ospite è sul punto di schiattare (succede una qualche cazzabbubbola con la macchina per le infusioni endovena) il giovane protagonista si improvvisa macggiver e con la molla di una penna a scatto fa tipo ponte e il marmocchio si riprende.
Per timore di vedersi manomesse tutte le apparecchiature della clinica il Dottor Nicholas (che cura i due pischelli) manda Michael in una scuola per bambini scienziati, dalla quale il nostro uscirĂ  a 19 anni giĂ  con un dottorato in malattie del sangue.
A 25 anni gli danno il Nobel e lui, giustamente, lo rifiuta e le persone in sala pensano che sia un eroe perché in effetti nessuno sa con precisione cosa comporti vedersi assegnato il Nobel.
E fin qui, in piena sospensione dell’incredulità, ce lo facciamo anche andar bene se non fosse che compare di nuovo Milo che è un super riccone sfondato e che, in barba a qualunque finanziamento derivante dal Nobel, scuce bigliettoni al dottor Morbius come se attingesse dal forziere di Zio Paperone.
Non si capisce bene per quale contorta questione giuridica il nostro benamato debba perseguire i suoi fini scientifici in una barca in mezzo al mare circondato da taglia-gole prezzolati, ma tant’è: fa un frappè di pipistrello e se lo inietta perché l’anticoagulante a destra come se fosse antani e si fa immotivatamente legare, nessuno ci dice il perché.
La nuova bubbazza e buona e Morby sballa pesante: si trasforma in Gatto Silverstro con la rabbia e sbuzza otto mercenari mentre la dottoressa amica sua giace in coma per aver dato una capocciata.
Quindi il dottore chiama aiuto e si butta in mare.
Seguono lunghe sequenze di straordinaria noia in cui partono una sequela di spiegoni sul quali poteri Morbius abbia acquisito e della nuova amicizia coi pipistrelli coi quali condivide l’ecolocalizzazione, ma i pipistrelli avrebbero condiviso volentieri il fisico della madonna visto che il Dottor Morbius si ricorda di essere Jared Leto e sfoggia un invidiabile phisique du role da modello di Calvin Klein all’alba delle 50 primavere.
Unica controindicazione: per tenere a bada la trasformazione in gatto-emo-mannaro devi ciucciare sangue. Apparentemente basterebbe quello sintetico e vivere felici, ma vuoi mettere quello umano?

Intanto l’amico Milo rintraccia Michael seguendo la striscia di assegni incassati e lo trova nel suo laboratorio.
Vedendolo mentre sfoggia un fisico uèlamadonna un pochino ci resta male e chiede all’amico l’indirizzo della palestra.
Il dottore gli confida che in effetti si, lui una cura per la malattia l’avrebbe trovata, ma è troppo sbatti da controllare.
Giustamente Milo subodora la vaccata e trafuga il siero pipistrelloso all’amico e se lo inietta.
Tempo zero diventa un mostro assetato di sangue e, in un corridoio assai bisognoso di manutenzione elettrica, ammazza n° 1 infermiere.
Intanto il nostro eroe viene braccato dalla polizia e arrestato: ci rende edotti del fatto che l’assunzione di sangue artificiale tiene a bada la bestia per un tempo sempre più breve, e in sala siamo tutti a chiederci come farà ad abbeverarsi il buon Michael in gattabuia.
Milo va trovarlo con la stessa delicatezza di chi vuole farti rosicare e con un colpone di scena che nemmeno I Soliti Sospetti, finalmente il dottore capisce che l’amico si è sparato il nandrolone di Dracula. Quindi si altera leggermente, si trasforma ed evade abbattendo le grate della prigione con un rutto.
Qui ci avvediamo di una cosa singolare: durante le scene di azione da trasformato, Morbius lascia dietro di se una specie di nuvoletta fumettosa, tipo NightCrawler degli Xman di Brian Singer; una sfumacchiata nera e minacciosa che diventa ARANCIONE perché il protagonista indossa la tuta ARANCIONE del penitenziario.
Si capisce quindi che non è un effetto dei superpoteri ma incompetenza nell’uso di AfterEffect.
Dopo un breve inseguimento i due (ormai ex) amici si accapigliano in metropolitana.
Il body count per Milo sale a sette e Michael, pur di non mettere le mani in faccia all’amico si butta davanti al treno in corsa perché intuisce che, anche qui nessuno ci degna di spiegarci, volerà. Infatti vola.

Dopo aver pedinato la sua collega dottoressa Michael ci parla e fa lo spieghino, ma la cosa si interrompe perché si mette a stalkerare dei falsari di banconote, li segue e occupa abusivamente il loro laboratorio.
Con il mai dimenticato talento di manomissione di ogni cosa abbia una molla svolta le rotative in apparecchi biomedicali che nemmeno la Bordini & Stocchetti di Torino.
Milo intanto flexa i suoi nuovi istinti omicidi e dopo aver preso il due di picche al bar passa in vantaggio incrementando il suo bodycount a dieci (ma offscreen).

Dopo un’altra noiosa serie di scene investigative tutti realizzano che il cattivo è Milo, compreso l’ormai dimenticato personaggio del Dottor Emil Nicholas che fa appena in tempo a ricicciare prima di essere spanzato da Milo con l’infamante accusa di non avergli mai voluto bene quanto a Michael.
Dopo aver trovato, non si capisce bene come, il modo di far fuori il cattivissimo Milo arrivano finalmente le mani in faccia.
In un tripudio di puzzette colorate i due si mazzuleano, non prima però che Milo abbia avuto modo di trucidare la dottoressa amica.
Segue la scena di vampirizzazione più subliminale della storia del cinema e poi, in un finale che è il remake non dichiarato tra L’Uomo d’Acciaio e Batman Begins, una frotta di pipistrelli si spatascia all’unisono contro Milo. Michael gli fa una siringa di penicillina, credo, che lo shocca anafilatticamente e Milo muore. Fine.

Mai fatta tanta fatica nel seguire un film di intrattenimento: tutta la produzione è un enorme SOTTINTESO che demanda alla fantasia (e alla buona volontà) dello spettatore di tappare i buchi di sceneggiatura.
Troppe cose succedono senza un perché: Morbius è Orfano? Chi paga per le sue cure? Milo è ricco di famiglia? Come fa ad vere fondi illimitati? Quali motivazioni lo spingo a uccidere a sangue freddo? Perché nel film vediamo Michael e Milo parlare per mezz’ora e poi grande amicizia fraterna? A parte la malattia, cosa li accomuna? Perché il tempo di somministrazione del sangue artificiale varia durante il film? Che fine fa la dottoressa vampirizzata? Perché alla fine, pur con tutte le intenzioni, Morbius non si toglie la vita?
Per quelli che sono avvezzi ai fumetti del Vampiro Vivente, del suo vissuto tragico e delle avventure con l’Arrampicamuri, resta in bocca solo l’amarezza.
Per quelli che sono a digiuno e vogliono solo un film senza troppi pensieri credo che arriverà l’amara sensazione della vaccata.
Regia senza inventiva e sceneggiatura davvero risicata, con una trama inconsistente a partire dai personaggi, le conseguenze logiche degli avvenimenti non sono nemmeno suggerite e l’azione stessa, centellinata, è telefonatissima e senza pathos.
Non c’è un vero sobbalzo e il già visto fa a gara con la noia.

I personaggi riescono ad essere tutti sbagliati, per una ragione o per un’altra. Iniziamo da Martine Bancroft, la dottoressa amica di Morbius interpretata da Adria Arjona: personaggio mutuato dal fumetto che viene promossa da segretaria a medico ed è abbastanza fuori dai canoni della “Donzell in Disterss”, una prospettiva innovativa, un guizzo di sceneggiatura che la descrive come spregiudicata, a tratti un po’ sordida, pronta a spingersi oltre l’etica medica per sperimentare nuove frontiere terapeutiche. Capocciata e finisce in coma, e torna ad essere il solito interessantissimo personaggio bidimensionale.
Jared Leto, bello come il sole, ma ormai in delirio da collezione di personaggi insulsi nemmeno ci prova piĂą di tanto: fa il compitino e gode un sacco a guardarsi allo specchio.
Matt Smith inanella un altro ruolo da cattivo in CGI e, seppure lui bravo, ci riporta al vituperato T5000 di Terminator Genisys.
Jared Harris utilizzato, insipiegabilmente, male come poche volte.

Non bastasse la scarsa qualitĂ  realizzativa ci si mette anche la truffa del marketing: di tutte le scene link con l’universo di Spiderman che abbiamo visto nel trailer (il murale con lo Spiderman di Andrew Garfield e La torre Oscorp) resta solo la discutibile battuta su Venom e la prima pagina dei Daily Bugle. Saccammata epocale della Sony che sta preparando un’insalata di Spidermanverse coi fiocchi, davvero non c’è che dire.

Sprofonda in interminabili abissi di banalità e piattume realizzativo. Come se non bastasse sottopone lo spettatore ad una truffa bella e buona mostrando nel trailer elementi della pellicola che nella pellicola non ci sono! VOTO: Due ciaKKini 🎬🎬, come quelli che mi sono caduti in sala, in direzione ostinata verso l’addio a tutto il ben fatto.

Cristiano Dalianera, 23/04/2022

Vuoi ascoltare la recensione in podcast? Clicca qui:

https://youtu.be/2L1sEYHHrO8

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