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NEI SOBBORGHI Il Buddha delle periferie

A cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)

Per circa cinquant’anni David Bowie è riuscito a dare tutto alla musica. Tutto, addirittura di più. La straordinaria produzione, le continue metamorfosi e l’immensa voglia di sperimentare hanno reso questa figura leggendaria. Insomma, sappiamo di chi stiamo parlando. Tonnellate di volumi biografici e dal sapore enciclopedico ci offrono d’altronde la possibilità di entrare nella vita e nella filosofia artistica di uno dei più influenti e carismatici uomini dello spettacolo mai esistiti.

Ma ci sono storie sempre belle da ricordare, da narrare o magari da presentare.

Capitolo strano per esempio, quello di The Buddha Of Suburbia, lavoro che Bowie pubblicò nel 1993. Trattasi di un album, e sottolineiamo album, tra poco ci arrivo, forse sottovalutato e tra i meno noti del mito britannico. Distribuzione e promozione dell’opera non furono all’altezza, giusto dirlo, e di conseguenza il destino del prodotto non fu certo baciato dalla fortuna. All’origine di tutto l’omonimo romanzo di Hanif Kureishi, uscito nel 1990 e vincitore del Premio Whitbread Book. Lo scrittore anglo-pakistano regalò al mondo un testo tanto importante e significativo da suscitare l’interesse della BBC che, proprio nel 1993, ne estrapolò una serie tv. Ecco allora entrare in scena il caro e compianto David Bowie, neanche a dirlo, idolo indiscusso di Kureishi. Il musicista, colpito dalla penna e dai personaggi del romanziere, si dedicò allora alla composizione della colonna sonora. E qui il misunderstanding. Chiamiamolo pure così… The Buddha Of Suburbia venne collocato esclusivamente tra le colonne sonore e non usufruì di una buona promozione, tutt’altro. Certo, Bowie compose parecchi brani strumentali per la serie, brani che però vennero del tutto rivisti, rimpastati e arricchiti. In parole povere, le musiche della produzione targata BBC non furono altro che le fondamenta per la realizzazione del disco vero e proprio, sia a livello concettuale che a livello tecnico. Le tracce che fanno da sottofondo alla versione televisiva del libro non sono reperibili nella discografia ufficiale dell’artista, al massimo sono ascoltabili guardando in qualche modo la fiction.

Una storia strana, questa. Cioè, uno degli album più amati dallo stesso Bowie passò quasi del tutto inosservato per errata catalogazione e per scarsissima pubblicità. Come se non bastasse il disco venne addirittura rimosso dal mercato per diverso tempo. Strano, molto strano…

Eppure la prova di Bowie ai Mountain Studios del comune svizzero Montreux fu eccellente sotto tutti i punti di vista. L’artista diede una grandissima prova di sé; voce, chitarra, synth, sax, percussioni e produzione, quest’ultima condivisa con David Richards. Ad affiancarlo nell’avventura, anche il grande polistrumentista Erdal Kizilcay, il pianista Mike Garson, presente in due brani, e Lenny Kravitz, chitarra nella versione alternative della title track. Art Rock, jazz, pop, elettronica e persino new age, tutto in grande stile, tutto in stile Bowie. Situazioni interessanti, quindi, e avanguardiste. Tre edizioni dell’album, EU 1993, US 1995 e ristampa del 2007, copertine differenti e note di David inserite, eliminate e nuovamente riproposte anche se tagliate. Di che cosa stiamo parlando? Davvero, tutto sembra assurdo, paradossale, irragionevole. Un casino vero e proprio, un disordine generale capace, alla fin della fiera, di trasformare il prodotto in qualcosa di cult, di irrinunciabile e di prezioso.

Una vicenda strampalata, quella di The Buddha Of Suburbia, opera che, rammentiamolo, Bowie amava profondamente e che se, ascoltato oggi, racconta una volta ancora la grandezza, la duttilità, l’espressione di un compositore immenso, di un santone di assoluto spessore.

E pensare che il materiale presente, materiale da studiare e da analizzare profondamente, venne scritto e registrato in una manciata di giorni. Notevole, più che notevole.

Semplicemente David Robert Jones, per l’universo e oltre, David Bowie.

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