A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage
Nel freddo nord-est dell’Europa, nelle regioni dei mitici fiordi, delle immense foreste e dei grandi laghi qualcosa di potente, di violento e di molto cattivo, a partire dalla seconda metà degli anni ‘80, si presenta in maniera sinistra al mondo intero. Il nero e la ferocia, in totale contrapposizione con la bellezza praticamente immacolata delle terre selvagge della penisola scandinava. Quando parlo del black metal mi viene da pensare, magari esagerando un pochino, a questo forte e nettissimo contrasto.
Patria assoluta del genere è sicuramente l’affascinante Norvegia, figlia delle ere glaciali, nazione dall’anima vichinga e immersa per gran parte nella natura.
Nel 1984, a Oslo, nascono infatti i Mayhem, da considerare sicuramente tra i massimi esponenti della scuola e, soprattutto, della seconda vita del metal più oscuro e massiccio, proposto seppur in maniera diversa una manciata di anni prima prima dagli americani Slayer, dai tedeschi Kreator, dagli svizzeri Hellhammer o dagli inglesi Venom, giusto per fare nomi. Il gruppo, composto inizialmente dal cantante Messiah (Eirik Norheim), dal chitarrista Euronymous (Øystein Aarseth), dal bassista Necrobutcher (Jørn Stubberud) e dal batterista Manheim (Kjetil Esten Haraldsson Manheim), si fa conoscere con lo sporchissimo Deathcrush del 1987, ufficialmente il primo lavoro black metal Made In Norway. Le tracce dal forte sapore trash sono registrate alla meno peggio e presentano fin da subito i controversi elementi del genere: violenza, sangue, rabbia, distruzione. In formazione anche il nuovo cantante Maniac (Sven Erik Kristiansen), celebre per la sua voglia di tagliarsi continuamente i polsi durante i concerti.
Tante belle cose, vero? Tuttavia l’arte è arte, e c’è spazio per tutti e tutto. Tuttavia la storia dei Mayhem è legata, a dire il vero incatenata, a una serie di tragici episodi, cruenti e inquietanti, ben distanti dal puro e semplice spettacolo o dai discutibili, ma comunque rispettabili concetti espressi attraverso la musica. Nell’aprile del 1991, Dead (Per Yngve Ohlin), il nuovo cantante dei Mayhem si taglia gola e polsi prima di spararsi un colpo in testa. Macabre le leggende metropolitane nate dopo il suicidio e, soprattutto, macabra la foto scattata da Euronymous, il primo a scoprire quanto accaduto, che immortala il cadavere e che diventa nel 1995 la copertina del bootleg Dawn of the Black Hearts. Sì, proprio così, prima la foto e poi la chiamata alle forze dell’ordine. E non tiriamo in ballo la storiella dei pezzi di cranio e di cervello del povero Dead, raccolti e poi inviati qua e là dal criptico chitarrista. Altro capitolo fondamentale è sicuramente quello dell’Helvete (inferno in norvegese), il negozio di dischi aperto nel 1991 neanche a dirlo da Euronymous, che diventa presto il centro di ritrovo per i giovani fans dalle ambigue percezioni. Il musicista è un carismatico oratore e i ragazzi che frequentano gli ampi spazi del negozio, rabbiosi attratti dal culto satanista e dal caos in generale, sono oppositori decisi del Cristianesimo e sostenitori, a loro dire, delle forze oscure e malefiche. All’Helvete nascono diversi nuovi gruppi black e, soprattutto, nasce molto presto l’Inner Circle, una sorta di club considerato dalla stampa e dall’opinione pubblica responsabile di parecchi misfatti: atti vandalici, incendi di chiese e profanazioni varie…
Finita qui? Purtroppo no, perchè nel 1993 Varg Vikernes, membro (ironia della sorte, moderato) dell’Inner Circle, one man band nel progetto Burzum e bassista dei Mayhem del periodo, in seguito a un litigio, uccide a suon di coltellate proprio il leader Euronymous. Un casino, un enorme casino, che sconvolge, che preoccupa la Norvegia e che riempie le pagine di cronaca nera. In sintesi, per i comuni mortali, questi nuovi metallari provenienti dal mondo oscuro, sono seguaci del demonio, sono cattivi, violenti, disturbati e pericolosissimi. Cioè, questi giovanotti in nero stanno polverizzando chiese su chiese, profanando migliaia di tombe, ascoltando parole in musica che sembrano uscite da un fantomatico vangelo diabolico. Metal e Satana diventano un tutt’uno. Non è così, per come la vedo io, e lo sottolineo, ma indubbiamente il connubio sembra formalizzato. Se volete altre informazioni, se volete ripercorrere le mille controversie legate ai membri Mayhem, se semplicemente siete curiosi o se in qualche modo vi gustano le storie macabre, beh, spulciate un po’ in giro. Non è mio compito entrare nel merito, non è mio compito commentare titoli e, ovviamente, non è mio compito puntare il dito contro questo o contro quell’altro. «Il metal è la musica del Diavolo!» Quante volte lo abbiamo sentito dire con disprezzo? Migliaia di volte. Nonostante ciò non sono qui per giudicare nessuno, ma per raccontare un momento importante per la musica, come amo fare. La razionalità mi porta a pensare che i brutti episodi accadono e basta, a prescindere da quello che si suona, che si dice o che si indossa. Chi sbaglia, sbaglia da sé, e chiudiamo questo personale pappone…
Tornando alla musica, nel 1994, dopo anni di cambiamenti e, come detto, di fattacci, arriva De Mysteriis Dom Sathanas, l’esordio ufficiale del gruppo, il manifesto perfetto del black metal scandinavo. Caratterizzato dall’atmosfera malevola, dalle tematiche occulte e dalle ritmiche ora assillanti e ora oppressive, il disco è da considerare sostanzialmente l’opera maestra della categoria. I fatti di cronaca contribuiscono non poco ad aumentare la popolarità della band (le tracce di basso sono quelle di Varg Vikernes, non incluso però nei crediti, e i testi sono di Dead) e l’ingresso in formazione del vocalist ungherese Attila Csihar si rivela vincente, ma in ogni caso Mysteriis Dom Sathanas non si piazza in classifica. Al contrario, la critica elogia la qualità del lavoro, di un disco che racconta al mondo il movimento metal scandinavo. L’interpretazione estrema e al contempo magnetica di Attila, i riff decadenti e i battiti a raffica del tecnicissimo batterista Hellhammer (Jan Axel Blomberg) vanno tutti insieme a costituire il vadevecum del black metal. Tra le canzoni più celebri troviamo Freezing Moon, pubblicato anche come singolo nel 1996 e divenuto grande classico dei Mayehm.
Inutile girarci intorno, con i Mayehm la seconda ondata nera è ufficialmente esplosa!
In poco tempo moltissime band riescono a trovare il proprio posto nella lista e a conquistare il pubblico. Ecco quindi, sempre dalla Norvegia, gli eccessivi Darkthrone, gli infernali Gorgoroth o i più sinfonici Emperor. Ecco quindi, questa volta in Svezia, i Bathory, i papà del viking metal, o i Dark Funeral. Ed ecco ancora la Finlandia, sì, con i propri principali esponenti, gli Impaled Nazarene, i Beherit o i Sargeist…
Tanti gruppi, tanti nomi e tante controversie.
La Norvegia, la penisola scandinava, la fredda regione del black metal. Ci sarebbe da scrivere ancora molto a riguardo, moltissimo, e lo faremo senz’altro. Per il momento, dalle foreste nordiche e dai fiordi incantevoli è tutto.