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Oltre la noia

 

Di Adriana La Trecchia Scola

 

C’e’ una frase magica che titola una canzone,oramai diventata una pietra miliare della musica italiana,che e’ entrata nel lessico quotidiano e rappresenta una filosofia di vita.In realta’ sono varie le canzoni iconiche del Maestro o Califfo che sono diventate degli slogan (Tutto il resto e’ noia,E la chiamano estate,La musica e’ finita).Queste parole esprimono piu’ un significato sentimentale che metafisico,intendendo la vacuita’ dell’ amore che non esiste se non nella fase iniziale della passione.Soprattutto questi classici riflettono l’ atteggiamento dissacrante (anche trasgressivo per i tempi) ma risoluto dell’ autore (Franco Califano).Se si considerasse una Metafisica dell’ amore (sessuale) si dovrebbe fare riferimento al pensiero del grande filosofo tedesco Arthur Schopenhauer,che tra l’ altro ha indagato il mistero dell’ amore.L’ amore,che ha la sua radice solo nell’ istinto sessuale,e’ un inganno della natura,il cui unico scopo e’ la conservazione della specie (caso-limite per Schopenhauer e’ la mantide femmina che divora il maschio dopo l’ accoppiamento). La stessa attrazione tra due innamorati e’ gia’ la volonta’ di vivere del nuovo individuo: il matrimonio dunque e’ sempre infelice perche’ si preoccupa della generazione futura non di quella presente.”Nell’ amore,come in ogni istinto,la verita’ assume la forma dell’ illusione per agire sulla volonta’.(…)L’ appagamento,invece,torna a vantaggio,propriamente parlando,solo della specie e non cade,quindi,nella coscienza dell’ individuo,che qui,animato dalla volonta’ della specie,serviva con ogni sacrificio uno scopo che non era assolutamente il proprio”.Schopenhauer non aveva ne’ considerazione ne’ fiducia nella massa degli esseri umani:era un vero misantropo (oltre che misogino).La sua filosofia si basa su un estremo pessimismo:il cd. pendolo di Schopenhauer.”La vita umana e’ come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia,passando per l’ intervallo fugace,e per di piu’ illusorio,del piacere e della gioia”.La sua opera giovanile,Il mondo come volonta’ e rappresentazione,condensa il suo pensiero.Il mondo e’ fondamentalmente cio’ che ciascuna persona vede (una rappresentazione relativa) tramite la sua volonta’,nella quale consiste il principio assoluto della realta’ nascosto alla ragione.La sua analisi pessimistica lo porta alla conclusione che i desideri emotivi,fisici e sessuali,che presto perdono ogni piacere dopo essere stati assecondati,e infine divengono insufficienti per una piena felicita’,non potranno mai essere pienamente soddisfatti e quindi andrebbero evitati se si vuole vivere sereni.Corollario:la condizione umana e’ completamente insoddisfacente e quindi estremamente dolorosa.Schopenauer si e’ cotrapposto all’ idealismo accademico,allora imperante,dei “tre ciarlatani”,come li chiamava,Fichte,Schelling,Hegel,e vi ha contrapposto un diverso idealismo a cui aderiva.”La vera filosofia deve in ogni caso essere idealista:anzi deve esserlo,se vuole semplicemente essere onesta.Perche’ niente e’ piu’ certo,che nessuno puo’ mai uscire da se stesso,per identificarsi immediatamente con le cose distinte da lui:bensi’ tutto cio’ che egli conosce con sicurezza,cioe’ immediatamente,si trova dentro la sua coscienza.(…)Solo la coscienza e’ data immediatamente,percio’ il fondamento della filosofia e’ limitato ai fatti della coscienza:ossia essa e’ essenzialmente idealistica”.Un parallelo inaspettato e’ di nuovo con Califano,secondo il quale “la pratica deve vincere sulla teoria”,e quindi spazio all’ istinto e a nuove frequentazioni.Nel suo percorso ha continuato a raccontare,senza farsi trascinare dalle mode dei ” falsi messia e mistificatori”,l’ amore,gli amici e il tempo che passa,quello che anche se non fa male porta via tutto.Ecco il dolore.”Il dolore viene interpretato come un segno di debolezza,qualcosa da nascondere o da eliminare in nome dell’ ottimizzazione.Esso non e’ compatibile con la performance.La passivita’ della sofferenza non ha alcun posto nella societa’ attiva dominata dal poter fare.(…)La societa’ palliativa coincide con la societa’ della prestazione.Inoltre e’ una societa’ del mi piace,che cade vittima della mania di voler piacere.Ogni cosa viene lucidata finche’ non suscita approvazione.Il like e’ l’ emblema,il vero e proprio analgesico della contemporaneita’.Non domina solo i social media,ma anche tutti gli ambiti della cultura.Nulla deve fare piu’ male.Non solo l’ arte,ma anche la vita stessa dev’essere instagrammabile,ovvero priva di angoli e  di spigoli,di conflitti e contraddizioni che potrebbero provocare dolore.Ci si scorda che il dolore purifica,emana un effetto catartico.Alla cultura della compiacenza manca la possibilita’ della catarsi”,(La societa’ senza dolore.Perche’ abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite,Einaudi 2021).Infatti senza catarsi (liberazione) il dolore e’ senza senso,elaborazione,evoluzione.Se quello che viene espresso e’ un disagio inautentico,che non disturba ma trova posto in categorie prestabilite,manca il significato purificatore.Nel mondo contemporaneo l’ immagine “positiva” rappresenta una tirannia che mette in ombra altri aspetti,quali il talento e la personalita’,in nome dell’ apparenza.Da molti anni attraverso il web,o meglio i social,siamo bombardati da modelli di riferimento irrealistici,perche’ costruiti artatamente da professionisti specifici di diversi settori.La smania collettiva per canoni estetici predominanti riduce l’ autostima e l’ accettazione personale,spingendo a conformarsi a degli ideali irraggiungibili in quanto stereotipati.Del resto la recente promozione,quasi ossessiva,della body positivity appare una ipocrisia utile a rafforzare i canoni egemoni che impediscono l’ accettazione delle imperfezioni.L’ incessante ricerca di una perfezione inesistente sembra una condanna mitologica che non ha mai fine.Se ci sottoponiamo imperterriti a questo immane peso e’ perche’ sotto di esso c’e’ la morte.Secondo Schopenauer: “Ad eccezione dell’ uomo,nessun essere si meraviglia della propria esistenza…La meraviglia filosofica…e’ viceversa condizionata da un piu’ elevato sviluppo dell’ intelligenza individuale:tale condizione pero’ non e’ certamente l’ unica,ma e’ invece la cognizione della morte,insieme con la vista del dolore e della miseria della vita,che ha senza dubbio dato l’ impulso piu’ forte alla riflessione filosofica e alle spiegazioni metafisiche del mondo.Se la nostra vita fosse senza fine e senza dolore,a nessuno forse verrebbe in mente di domandarsi perche’ il mondo esista e perche’ sia fatto proprio cosi’,ma tutto cio’ sarebbe ovvio”.Quindi dato che la vita umana e’ una perenne oscillazione tra gioia e dolore a causa della noia,che e’ la insensata volonta’ di vivere,l’ unica soluzione possibile e’ accettare l’ insensatezza del mondo e della vita.In fin dei conti sarebbe illusorio credere che la pace e’ uno stato di quiete,al contrario consiste proprio nel riconoscere il caos.A  proposito l’ immenso Beckett dice:”Quello che conta e’ essere al mondo,poco importa la postura,dal momento che si e’ in terra” (dal racconto Lo sfrattato).Da quando nasciamo siamo destinati a stare in piedi e a rialzarci dopo ogni nostra caduta,seppure afflitti da una latente nolonta’.

Voglio una pelle splendida e’ il primo estratto dell’ album (di straordinario successo) Hai paura del buio? del 1997 del fenomeno Afterhours di Manuel Agnelli.La band (anche se ha subito molti cambiamenti nella sua composizione) rappresenta la scena del rock indipendente o alternativo in Italia insieme ad altri artisti quali Marlene Kuntz,Modena City Rambles,Subsonica,Massimo Volume,Cristina Dona’.
In particolare questa canzone esprime,sulla scia anche del Mark Lanegan-style,il disincanto per il malessere esistenziale.Il grande problema dell’ uomo e’ la coscienza che non dorme mai,anzi ci arrovvella in mille congetture solipsistiche. Proprio Mark Lanegan (il cantore dei perdenti),che e’ scomparso a inizio anno,aveva inciso (con la sua voce roca)una cover di Voglio una pelle splendida.Onestamente Lanegan dice:”La canzone che ha piu’ il potere di deprimermi e’ Wonderful Word di Sam Cooke.Oppure Wouldn’t It Be Nice dei Beach Boys.Anzi mettiamola cosi’:tutte le canzoni che trasmettono positivita’ e allegria,a me fanno venire una tristezza infinita.Perche’ dentro di te sai che le cose,nella realta’,saranno sempre diverse”.Per questo la catarsi nelle sue canzoni non puo’ che passare attraverso la malinconia:una malinconia che porta con se’ un fortissimo senso di consolazione e accettazione.

 

 

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