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RORY GALLAGHER

Articolo di Emilio Aurilia

L’abbondanza di chitarristi svezzatisi nella metà degli anni sessanta da Eric Clapton a Jimmy Page, da Jeff Beck a Peter Townshend, da Ritchie Blackmore a Brian May, hanno fatto sì che di codesto chitarrista irlandese se ne sia parlato sempre poco nonostante il suo indiscusso valore.

Nato nel 1948, prima di stabilirsi a Londra gira per l’Irlanda formando band locali di poco conto o facendone parte, portando avanti i suoi modelli: Chuck Berry, Eddie Cochrane e Lonnie Donegan il suo favorito come ebbe a dire in una intervista in modo quasi “sacrilego” che la differenza fra Elvis e Donegan stava nel fatto che il primo la chitarra la portava semplicemente al collo (!).

La sua prima band di spessore sono stati i Taste d’ispirazione blues che comprendeva, oltre a lui Richard McCracken al basso e John Wilson alla batteria per la realizzazione di due album durante la loro attività “Taste” (1969) e “On The Boards” dell’anno successivo più due postumi dal vivo.

Quando il gruppo si è sciolto, Gallagher ha continuato ad esibirsi in trio ponendosi come unico motore sorretto dalla base ritmica formata da Gerry McAvoy al basso e Wilgar Campbell alla batteria (poi sostituito da Rod de’ Ath) regalandoci perle assolutamente da ascoltare come “Laundromat”, “Used To Be”e “In Your Town” i cui ingredienti sono un canto roco e spesso recitativo come quello di Jimi Hendrix e le sue invenzioni chitarristiche estemporanee piene di grinta ed energia, caratteristiche tutte rifulgenti negli spettacoli dal vivo a magnetizzare le platee, come testimoniato in “Live in Europe” (1972) e in particolare nel robusto rifacimento del classico “Bullfrog Blues”.

E il citato album dal vivo chiude in un certo senso il periodo più ispirato del chitarrista con gli album “Rory Gallagher” e “Deuce”, entrambi del 1971.

L’album “Blueprint” (1973) coincide con l’ingresso di Lou Martin alle tastiere per cui il sound perde un po’ della immediatezza iniziale per i restanti album.

Gallagher morirà purtroppo nel giugno del 1995 per i postumi relativi ad un trapianto di fegato.

 

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