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TEN YEARS AFTER

Articolo di Emilio Aurilia

 

Senza nulla togliere a Chick Churchill, Leo Lyons e Ric Lee, parlare dei Ten Years After significa riferirsi al chitarrista cantante Alvin Lee (nessuna parentela col batterista). Nati a Londra nel 1966 s’ispiravano al blues di John Mayall realizzando un paio di album bene accolti “Ten Years After” (1967) e “Undead” (1968) un interessante episodio dal vivo che mostra un gruppo compatto e ben orchestrato dove la chitarra del leader è la protagonista insieme all’Hammond di Churchill eccellenti nella bellissima “Spider In My Web” in cui la lezione mayalliana persino nell’impostazione del cantato, sembra molto evidente. Ma è con la loro partecipazione a Woodstock che si fanno apprezzare con il rock tirato “Goin’ home” caratterizzato da un chitarrismo di velocità supersonica che farà del gruppo una delle attrazioni più interessanti dell’evento da parte di un pubblico che si appassionerà alla loro musica.

Stonedhenge” (1969) è l’ultimo album che vede la partecipazione a turno di tutti i componenti della band nelle composizioni, mentre i successivi vedranno composizioni del solo Alvin Lee e la riproposizione di qualche cover di noti rocker (Chuck Berry in particolare).

Con “A Space In time” (1971) tentano un avvicinamento alla psichedelica grazie anche ad interventi di archi mai ammessi in precedenza (“Here They Comes” fra tutte).

I TYA si scioglieranno nel 1974 per poi prodursi in un’altalena di riunioni e scissioni, fino al secolo attuale (addirittura privi del suo leader), ma senza ritrovare i fasti pregressi.

 

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