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Termozeta

Novembre 1996: la Juventus che ha appena vinto la sua seconda Coppa Intercontinentale, a spese del River Plate, si rituffa in campionato e scopre di avere da poco nella rosa un terzino sinistro portoghese, Manuel Teixeira Dimas, nato in Sud Africa il 16 febbraio 1969, magari non classicissimo nel tocco e nell’incedere, ma capace di correre e inseguire l’avversario fin negli spogliatoi, se occorre.

«Un giorno», dice, «il mio manager mi ha detto: “Ci sarebbe la possibilità di andare a giocare in una squadra italiana, la Juventus. Ti interessa?” Ed il giorno dopo mi sono ritrovato in bianconero, nella più grande squadra di calcio d’Europa».

Nato a Johannesburg, come detto, ma la sua famiglia torna in Portogallo, quando Manuel ha diciassette anni. Prima di arrivare a Torino, gioca per tre stagioni nell’Academia di Coimbra, due anni nella Estrema Amadora, altri due nel Vitoria Guimaraes e tre nel Benefica.

Dimas debutta in bianconero il primo dicembre nella partita interna con il Bologna, partita molto sofferta e particolare, considerato che si gioca a pochissimi giorni dal trionfo giapponese, e contribuisce alla fondamentale vittoria con prestazione puntigliosa. «Eravamo reduci da due trionfi: a Manchester in Champions ed a Tokyo. Io non avevo giocato, per ragioni burocratiche, ma l’ingresso in quella squadra esaltata da quei risultati eccezionali, mi diede la carica giusta per superare l’emozione dell’esordio».

La Juventus che ha sempre avuto grandissimi protagonisti in quel ruolo nevralgico, da Caligaris a Cabrini, da De Agostini a Zambrotta, adesso deve inventarsi soluzioni meno eclatanti e Dimas, tre stagioni da protagonista nel Benfica, si adatta allo scopo. Diciotto volte presente, spezzoni inclusi, in quell’anno di debutto, ed altri trentacinque gettoni l’anno dopo.

Comunque sia, due stagioni e due scudetti. Non capita a tutti.

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