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THE FAMILY

 

ARTICOLO DI EMILIO AURILIA

 

Anche se saranno in pochi a ricordarli, i Family sono stati una delle formazioni inglesi di punta operative dalla seconda metà degli anni sessanta fino ai primi della decade successiva. Nati a Leicester nel 1967, il line-up comprendeva Charly Witney (chitarra e tastiere) e Roger Chapman (voce e sassofono) i fondatori che si sarebbero resi responsabili di oltre il 90% delle composizioni della band, più il compianto Rich Grech (basso e violino) che sarebbe approdato alla prestigiosa corte di Steve Winwood nei Blind Faith prima e, a più riprese, nei leggendari Traffic poi e il batterista Rob Townshend. Pur restando la caratteristica fondamentale della loro musica l’interpretazione vocale grezza e tonante di Chapman al limite delle possibilità umane, quello dei Family non è però un hard rock sgangherato e sporco, bensì un sound capace di fondere una ritmica dura e pulsante con preziosismi stilistici che si sono valsi, negli anni e nei seguenti cambi di formazione, di interventi di flauto, violino e vibrafono inusitati in un gruppo molto “diretto” come quello, specie negli spettacoli dal vivo. Ponendo ad esempio a confronto brani come la pesante e urlata “Good News, Bad News” (che pure annovera un peculiare assolo di vibrafono da parte di Poli Palmer uno dei più validi componenti avvicendatisi) e la strumentale “Normans” un valzerino folk condotto dal violino (entrambi da “Anyway“), sembrano prodotti da due band differenti. I Family si sono sciolti nel 1973 dopo sette album in studio fra cui i più ispirati restano quello di esordio “Music In  A  Doll’s House” (1968),  il citato “Anyway” (1970) per metà dal vivo e “Fearless” (1971) da molti considerato il loro capolavoro, sei episodi dal vivo e tre antologie di cui  segnaliamo “Old Songs New Songs” (1971) che, più che una raccolta in senso tradizionale, è stata l’occasione per riproporre vecchi brani sotto una nuova veste.

 

 

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