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THE TROGGS

Articolo di Emilio Aurilia

Originariamente “The Troglodytes”, sono diventati più un fenomeno commerciale che una band di grande spessore; però, a differenza dei Monkees, cui è toccata la medesima sorte, lo sono diventati casualmente e non per una scelta a tavolino determinata dalla casa discografica.

La loro musica infatti era scarna, tanto da farla definire da qualche critico addirittura una sorta di punk ante litteram proprio per il suo andamento molto dettato dalla istintività e dall’improvvisazione, ma soprattutto per la presenza scenica spesso gigiona del vocalist e frontman Reginald Maurice Ball, autonominatosi Reg Presley in omaggio al rocker, che non alla particolare abilità dei suoi gregari Chris Britton (chitarra), Pete Staples (basso) e Ronnie Bond (batteria).

Nel 1966, con Stg. Pepper alle porte, riscuotono il successo con “Wild Thing” un brano cadenzato e un po’ monotono dai riferimenti blues e di struttura musicale molto semplice.

Cavalcando l’onda di un insperato interesse, il cantante scrive due brani (“With A Girl Like You” e “I Can’t Control Myself “e) che con la loro vena molto naif, sono un successo anche da noi.

I seguenti “Give It To Me” e “Love Is All Around” dell’anno successivo catalizzano ancora il gradimento del pubblico, ma rappresentano il proverbiale canto del cigno perché, fra defezioni, riunioni e, purtroppo decessi, succedutesi per molti anni, il gruppo non riscuoterà più interesse di pubblico e critica.

 

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