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UN NUOVO INIZIO Intervista al compositore Massimo Pieretti

 

 

 

A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage

 

 

 

Il primo disco solista di Massimo Pieretti è eccellente, direi impressionante per moltissimi aspetti. Una vera sopresa, sicuramente tra le migliori produzioni indipendenti uscite negli ultimi mesi.
Il compositore romano si è lasciato davvero andare e ha voluto fare le cose in grande, convocando addirittura una trentina di artisti per l’occasione. Ciò che possiamo ascoltare è il risultato di un duro e ambizioso lavoro dai forti caratteri prog, certo, ma non soltanto. Inutile dirvi che, da amanti della buona musica, noi di MDN ci siamo sentiti in dovere di invitare il musicista per parlare di questo straordinario A New Beginning…

Ciao, Massimo, è davvero un piacere averti qui. Prima di parlare del tuo esordio da solista, hai voglia di presentarti ai lettori?

Ciao, carissimo, il piacere è tutto mio e sono io a ringraziarti. Sì, certo, sono Massimo Pieretti, classe ’73. Sono nato e vivo a Roma. Sono principalmente pianista e tastierista, ma amo mettere mano anche ad altri strumenti. Sono diplomato in conservatorio, in pianoforte, tastiere elettroniche e didattica musicale. Sono docente di musica presso il Miur e di pianoforte nell’ambito privato. Ho collaborato all’ultimo album di Claudio Milano Lo Schianto e a The wanderer seeker di Cristiano Corradetti. Sono uno dei componenti originali della band Noage con i quali stiamo per pubblicare il nostro primo disco From darkness to light.

Senza troppi giri di parole: A New Beginning è bellissimo. Il tuo è un lavoro importante sotto tutti i punti di vista, dalla scrittura agli arrangiamenti, dalle scelte sonore alle melodie. Che dire, e i tantissimi ospiti rendono il disco un vero gioiello. Di solito gli artisti non sono mai così consapevoli della bontà del loro operato. Tu cosa puoi dirmi a riguardo?

Ti ringrazio molto, sono onorato. Ho iniziato a lavorare a questo mio primo album con grande umiltà, con la forte volontà di esprimere la mia idea di musica e man mano che ci lavoravo sentivo di fare un buon lavoro, cosa che ancora penso. Ne vado molto orgoglioso soprattutto perchè è uscito come, se non meglio, di come mi aspettavo. Insomma, se mi avessero detto che sarebbe venuto così non ci avrei creduto.

Come è nato questo progetto? Avevi molte cose da dire, ne sono certo…

È nato durante la pandemia, in un momento in cui sentivo di dover fare qualcosa di concreto altrimenti non ne sarei uscito. Così, con la collaborazione del mio amico e supervisore Gianluca Del Torto ho iniziato a scrivere le prime idee e a svilupparle. Ho scritto prima tutte le musiche dopo di che, su consiglio di Gianluca, ho iniziato a lavorare ai testi cosa che non avevo mai fatto prima. Per questo ho pensato bene di iniziare scrivendo di me, delle mie esperienze, delle mie passioni.

Tutto molto personale…

I testi sono stati scritti da me e supervisionati da Gianluca. Il suo ruolo di “scrematore” è stato fondamentale soprattutto per i brani del lato A. L’album si può dividere in tre macro aree: i brani autobiografici (Oh father, Growing old, Things to live and to die for e Family and business), i brani legati al mondo del cinema, della musica d’avanguardia e minimalista (Intro, In November, Is it that girl right, Out of this world, Interlude) e, infine, la trilogia A new beginning A, B e I hope you will always be here with me, legata al mondo del rock progressivo (il mio background) e ai temi ambientali e del rispetto tra le specie.

L’album è accessibile, nonostante le raffinate e ricercate situazioni armoniche. Non credo di sbagliare, sottolineando il legame perfetto tra pop e progressive che contraddistingue la proposta. Sei d’accordo con me?

Sì, la cosa è stata da me ricercata sin da subito quasi “a tavolino”. Una delle mie idee sulla fruizione è quella di proporre qualcosa che sia al tempo stesso ricercato, ma come dici tu accessibile a tutti. Un esempio è In November, un brano pensato apposta per essere “radiofonico”, la hit del disco.

Abbiamo parlato di molti ospiti. Tra l’altro c’è anche Germana Noage, che conosci bene…

Sì, ci sono circa trenta ospiti in questo mio album (non mi risulta ci siano altri dischi d’esordio di artisti solisti con così tanti guest artists). Sono stato molto fortunato a conoscere Germana, entrando a far parte dei Noage, la nostra band. Lei ha una voce incredibile, come del resto sono tanti i talenti che hanno partecipato al disco, a partire da Ray Weston degli Echolyn (un sogno per me lavorare con lui), Kate Nord, creatura fantastica con la voce di un usignolo, Marco Descontus, Elena D’Angelo, Maria Chiara Rocchegiani, Francesca Pelliccia e Daniela Papale. Tutte voci eccezionali. Anche gli interventi di tutti i musicisti sono stati altrettanto preziosi per la riuscita di questo lavoro e gliene sarò grato per sempre.

Mettere a posto i pezzi di simili opere non è mai facile. Chi ti ha aiutato in studio?

Sicuramente Gianluca mi ha indicato la direzione da seguire. Dopo aver registrato le backing tracks, abbiamo progressivamente editato e incastonato tutti i vari interventi come parti di un puzzle. Il lavoro finale di mix e mastering è stato realizzato da Francesco Mattei degli Underworld Studio, seguendo mie indicazioni. Francesco è un genio e ha fatto un lavoro eccellente.

Difficile citare un pezzo in particolare, tutti meritano la giusta attenzione. Tu cosa ne pensi?

A me piacciono tutti altrimenti li avrei scartati. Ognuno ha il suo perchè. Sono particolarmente orgoglioso di Growing Old e Out Of This World. Penso siano i brani più vibranti ed emozionanti.

Il singolo è In November. Tra l’altro troviamo due versioni…

In November è liberamente ispirata a I Tre Giorni Del Condor, un film che amo molto. In particolare mi sono ispirato alla scena in cui il protagonista, braccato da una cellula deviata dell’FBI, dopo avere rapito e sequestrato una ragazza in casa sua, inizia a disquisire delle fotografie di quest’ultima tutte molto “autunnali”. È una scena surreale. Il brano poi si dipana per parlare della sindrome di Stoccolma, della paura che si trasforma in amore. Mi è sembrato da subito il brano più giusto come leitmotiv di questo disco. È un brano che, come si dice in gergo, “funziona”.

La tua visione prettamente progressive è tangibilissima anche in quella che consideri, come detto, una sorta di trilogia, quella composta da A new beginning, divisa in due parti, e I hope I will always be here with me. Raccontami…

A dire la verità tutto volevo meno che fare il classico disco “prog”, tutto assoli, virtuosismi e brani da ventotto minuti. Io volevo distaccarmi dal prog anche perchè nel corso degli anni sono tanti i generi ai quali mi sono appassionato, oltre ad aver approfondito il panorama della musica classica e le avanguardie. Detto ciò, qualcosa è andato storto (scherzo) e alla fine matieriale molto progressive e sinfonico è venuto fuori, ma la cosa non mi dispiace affatto. Del resto, è nella mia natura, e le citazioni (seppur celate) a gruppi come Genesis, Yes, King Crimson e chi più ne ha più ne metta compaiono in questo disco molto di sovente.

Le tue influenze musicali allora…

I Genesis di The lamb, Peter Gabriel, tutto il panorama progressive degli anni ’70 e le sue derive, Brian Eno, Bowie, i compositori classici del ‘900, le avanguardie, i grandi autori pop degli anni ’60, Beatles e Bacharach su tutti, The Who, Bernstein, Morricone, Miles Davis, Coltrane, Weather Report & co. Zappa… Sono soltanto alcuni dei tantissimi artisti che mi hanno ispirato.

Per quanto riguarda il discorso dal vivo?

Sto pianificando con alcuni dei miei collaboratori più stretti la realizzazione dello spettacolo dal vivo che, per forza di cose, sarà differente dal lavoro in studio, a cominciare dai componenti della band. La cosa richiede del tempo in virtù della maniacalità con la quale intendo approcciare anche questo progetto e, ahimè, dalla mancanza di una produzione alle spalle… almeno per il momento.

Cosa non ti ho chiesto?

C’è, dietro questo mio disco, anche una sorta di filosofia “etica” sull’approccio alla fruizione e alla promozione della musica ai giorni nostri. C’è il mio personale tentativo di tornare a comporre, produrre e promuovere musica “in the old good way”, con un occhio sì all’aspetto economico, ma soprattutto alla qualità del lavoro, cosa che a mio parere, da diverso tempo, latita nelle recenti pubblicazioni.

Saluta i lettori, allegando i tuoi link

Mando un caloroso abbraccio a tutti i lettori e a chi vorrà aiutarmi a far conoscere la mia musica.

Link di Bandcamp per l’ascolto :
https://massimopieretti.bandcamp.com/releases

Link di Cd Click per l’acquisto del cd e del vinile:
https://wall.cdclick-europe.com/projects/A_New_Beginning_vinyl

Link You tube di In November:
https://www.youtube.com/watch?v=RwPkYybwPTg

Link You tube di Things to live and to die for:
https://www.youtube.com/watch?v=ec_MjtnyiO8&list=OLAK5uy_kJ8yQSiA5w0wP2weWpOOrD7-HwRx5uor4

Link You tube di Is it that girl right
https://www.youtube.com/watch?v=DQSGC0uiHbc&list=OLAK5uy_knLPk-ho6TSEyz2C8-Q_Uz1Agnh3k6hHs

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