MDN

“Vissi d’Arte” a Lucca con Il fotografo lucchese Dantés

 

 

“Vissi d’Arte” a Lucca
Il fotografo lucchese Dantés scatta i maestri del lavoro, delle arti e dei mestieri della Provincia di Lucca

La mostra del fotografo Dantés porta 74 scatti al Complesso di San Micheletto in Lucca tutti dedicati a mestieri che scompaiono, che si rinnovano, che si affermano in seno al comprensorio lucchese e nel segno del bianco e nero. Domani sarà l’ultimo giorno.

Lucca, 25 marzo 2023

*RMDN – Innanzi tutto, prima delle nostre “magnifiche sette” domande, vuoi parlarci un po’ di te e del tuo lavoro?*

Mi chiamo Dante, e come fotografo, nome d’arte Dantés, cerco di raccontare attraverso gli scatti quanto mi colpisce del mondo che vedo. Questa è la seconda mostra che ho allestito, e una prima – intitolata “L’Occhio del Tempo” -, dedicata a luoghi abbandonati ormai riconquistati dalla natura, è stata anche oggetto di un catalogo. Sto cercando di realizzare anche quello della presente mostra “Vissi d’Arte”, che domani, 26 marzo, terminerà almeno qui presso il complesso San Micheletto di Lucca.

*RMDN – UNO – Come è nata l’idea di questa mostra dedicata a maestri e artigiani del comprensorio lucchese? Quanto tempo ha richiesto?*

È partita, come molte mie foto, da un impulso preciso ma inaspettato, e poi si è andata via via strutturando. L’idea c’è stata quando mi sono ritrovato nello studio dell’orologiaio ritratto in mostra: mi ha colpito quella specie di “caos ordinato” di molle, ingranaggi, attrezzi e strumenti a bottega. Da lì in poi, gli stessi primi soggetti di queste foto, artigiani e maestri d’arte della Provincia lucchese, mi hanno indirizzato a altre persone, che ho puntualmente visitato, incontrato e che a loro volta mi hanno invitato a parlare con altri, e così via…

*RMDN – Un vero “passaparola”…*

Sì. Pensa che quando mi sono recato a Pietrasanta presso la fonderia Mariani, che ha realizzato le sculture di Botero, gli stessi maestri del bronzo mi hanno indicato mosaicisti, formatori, scultori interessanti. Si è trattato di un lavoro di contatti e attenzione che ha richiesto tre anni per 74 foto in mostra (che in catalogo diventeranno 150). Una selezione di più di 6.400 scatti.

*RMDN – Viva il digitale…*

Sia benedetto (ride).

*RMDN – DUE – Quale è stato il soggetto più facile da ritrarre e quale il più difficile?*

Dal punto di vista della voglia di essere immortalato, a parte un allevatore e macellatore di mucche che si è rifiutato di essere ritratto, tutti si sono prestati volentieri. Naturalmente ho richiesto le liberatorie del caso, ma per me la difficoltà è stata di altro genere e tutta del medesimo tenore. Non c’è stato un soggetto più facile, tutti hanno richiesto la stessa dose di perizia e abilità. Forse, tecnicamente parlando, lo scatto più impegnativo è stato quello del cuoco per evidenti ragioni ambientali. Tieni presente che tutti gli scatti sono effettuati al naturale, senza flash o illuminazione artificiale o pannelli e ausilii illuminotecnici, tranne un soggetto, il cuoco appunto. Lì il vapore e i mutamenti continui di luce generati dall’ambiente della cucina, saturo di fumi, mi hanno costretto a usare un pannello riflettente e a impegnarmi tecnicamente molto per ottenere la qualità di illuminazione e scena desiderata. A parte il pannello, neanche il cuoco ha richiesto luci extra rispetto a quella normalmente disponibile e presente in sito. Poi io mantengo contatti stretti con i miei soggetti, faccio sempre diversi sopralluoghi prima di scattare, cerco di entrare in confidenza. Per esempio con la contadina ritratta con la gallina avevamo finito per chiacchierare delle vicende familiari, è stata la signora a ricordarmi: “Ma tu non eri venuto per farmi la foto?”.

*RMDN – TRE – Perché il bianco e nero?*

Ti rispondo volentieri con le parole di un altro fotografo, Ted Grant: «Se fai foto a colori, ritrai i vestiti delle persone, se le fai in bianco e nero, ritrai le loro anime». Se poi non fotografi delle persone, ti potrei dire che lo scatto in bianco e nero del campo di granoturco in Garfagnana è stata una delle foto più apprezzate dal pubblico.

*RMDN – QUATTRO – Hai avuto riscontri positivi in termini di visite per la mostra?*

Circa in media 300 persone per weekend, in totale 1.200-1.500 visitatori, sono molto soddisfatto. Anche la copertura della stampa locale e di settore è stata ottima e ne sono grato.

*RMDN – CINQUE – Se tu dovessi scegliere i soggetti della prossima mostra fra questi due: Disoccupati o Influencer e Nuovi Ricchi, chi sceglieresti?*

Al volo: disoccupati. Vorrei proprio raccontare il loro reinventarsi per sopravvivere dignitosamente. Ti confesso che non ho alcun interesse verso l’ambito degli influencer, fotograficamente parlando.

*RMDN SEI – Tre ingredienti per una buona foto, al di là del soggetto? E quanto conta l’attrezzatura?*

Direi inquadratura, studio della luce, sintonia/empatia con quello che fotografi. Anche dopo lo scatto. Quanto all’attrezzatura, amo quella che non mi mette in difficoltà. Se mi trovo a mio agio con una fotocamera nuova non c’è fedeltà di marca che tenga. Specialmente nella foto della contadina col gallo sarei impazzito con una fotocamera poco flessibile o poco familiare fra le mani. Per il resto, medio formato, fullframe, APS per me contano poco.

*RMDN – SETTE – I tuoi soggetti sono venuti a vedere la mostra? Reazioni?*

Tutti e sono stati tutti entusiasti. Addirittura io stesso sono tornato da loro e ho regalato le stampe degli scatti. Il maestro fabbro mi ha detto addirittura «Sei uno dei pochi fotografi che mi hanno ritratto che è tornato a portarmi le foto, grazie!» Per me è essenziale mantenere un rapporto umano con i soggetti del tuo lavoro. In un caso ho convinto i figli a portare uno dei più tentennanti soggetti ritratti a visitare la mostra. Si deve entrare in una relazione con quanto fotografi, paesaggi e a maggior ragione, persone.

*RMDN – Domanda extra! Come vedi la Street Photography?*

Mi piace un sacco, ma ormai non è più quella dell’epoca di Doisneau. Quel genere di Street non sarebbe più possibile, oggi c’è la privacy. Rischi una denuncia, non tanto per la mostra ma se la foto esce in una pubblicazione. Magari scatti una foto splendida, però il soggetto la vede e ti denuncia per mille motivi diversi, più o meno sensati. Del resto è la legge. Penso anche agli scatti ai bambini, a maggior ragione e giustamente ora tutelati in modo assai stringente. Come dicevo solo uno dei miei potenziali soggetti, tutti adulti, ha detto no. Oggi se vuoi fare Street devi limitarti ai controluce, al dettaglio, a foto in cui i volti non siano riconoscibili.

*RMDN – Grazie per il tempo e la pazienza dedicataci. Buona chiusura di mostra*

Grazie a voi. È stato un piacere.

Leave a Reply

Area Riservata